Xylouris White: «La musica è più forte di qualunque barriera» | Rolling Stone Italia
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Xylouris White: «La musica è più forte di qualunque barriera»

Il liutista cretese e il batterista dei Dirty Three tornano in Italia per la rassegna Natural Disruptors, organizzata alla Fondazione Feltrinelli di Milano da Lee Ranaldo dei Sonic Youth

Xylouris White: «La musica è più forte di qualunque barriera»

Questa sera torna in Italia una delle accoppiate musicali più interessanti che possiate trovare in circolazione, ovvero il duo composto dal liutista cretese George Xylouris (figlio del leggendario cantante e suonatore di lira Psarandonis) e dall’australiano Jim White, batterista dei Dirty Three e collaboratore di Cat Power, Bill Callahan, PJ Harvey, Bonnie Prince Billy e Daniel Blumberg. Un’unione che spazia dalla musica tradizionale di Creta fino al jazz o al rock d’avanguardia, per un caleidoscopio sonoro indecifrabile e per questo affascinante. Il suono della coppia nota come Xylouris White, infatti, ricorda un viaggio nel tempo e nello spazio, dove la musica occidentale del presente convive con le sue radici antiche, arricchita da sfumature culturali tra le più imprevedibili.

In occasione della loro tappa milanese, organizzata da Lee Ranaldo dei Sonic Youth per Natural Disruptors, questa sera i due musicisti porteranno sul palco della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli il loro ultimo lavoro in studio, The Sisypheans, quarto album firmato Xylouris White e prodotto da Guy Picciotto (Fugazi). In attesa del loro live alle 21.00, ne abbiamo approfittato per fare una chiacchierata con George Xylouris e Jim White.

George, come nasce questa collaborazione? Sembra un incontro tra due culture sonore apparentemente opposte.
Abbiamo iniziato a suonare insieme sette anni fa, mentre Jim si trovava a Creta in vacanza. Un giorno abbiamo deciso di andare nello studio di registrazione di un amico, e in quel momento è partito tutto. In realtà non ho mai visto la nostra musica come un incrocio strano; sarà perché con Jim ci conosciamo da quasi trent’anni, sarà perché portando i nostri background dentro un unico progetto il risultato mi è sempre sembrato energico e, soprattutto, naturale. Come se il nostro suono, che io definisco ‘Goatish’, fosse sempre stato lì, in attesa di essere scoperto.

La vostra musica racconta, infatti, anche di un mondo senza frontiere in un periodo storico che, invece, sembra spesso pensarla diversamente. Credete di poter mandare un messaggio?
Da quando ero un adolescente ho girato il mondo per suonare, e ogni volta che lasciavo Creta ero felice di portare con me la mia valigia piena di musica, di far conoscere la mia cultura anche ad altri popoli. Allo stesso modo, quando tornavo a casa, ero grato di tutte le influenze che riuscivo a portarmi dietro dai miei viaggi. Ho vissuto a Melbourne per otto anni, un città in cui culture diversissime tra loro vivono nello stesso vicinato, in cui la musica fa parte della vita quotidiana, come a Creta. La cosa che più amavo di Melbourne era che, mentre passeggiavo per Sydeny Road, dalle case sentivo provenire musica greca, musica araba, turca, cinese, irlandese…. Il concetto di nazione non ha nulla a che fare con la musica, spesso aree esclusivamente divise da un confine condividono gli stessi suoni, le stesse tradizioni. Nella musica possono convivere influenze sonore diverse, incroci tra culture che poi il tempo ha diviso, ma che nel suono esistono ancora.

Inoltre il tuo stile con il liuto è molto particolare, a volte ricorda quasi una chitarra elettrica. Sei mai stato accusato di aver ‘tradito’ la musica tradizionale cretese?
Non so se il mio stile ricorda la chitarra elettrica, ma i miei punti di riferimento sono sempre stati i suonatori di liuto della tradizione. Certamente ho un modo di suonare molto personale, ma è ispirato da tutti i suoni e le immagini che ho nella mia testa, esperienze che mi tornano davanti agli occhi tutte le volte che suono.

Jim, oltre al progetto Xylouris White, sei anche coinvolto nei Dirty Three. Il tuo lavoro con Warren Ellis – violinista di Nick Cave – ha influenzato la musica che fai con George?
Io, Warren e Mick Turner abbiamo inaugurato i Dirty Three 25 anni fa, e rappresenta una fetta importante della mia vita, dato che mi ha formato sia come persona che come musicista, per cui anche il progetto con George risente del mio lavoro con la band. Quando sono iniziati i Dirty Three, poi, già frequentavo George, e suo padre (il compositore Antonis Xylouris, soprannominato Psarantonis, nda) ha influenzato la mia musica, quella di Warren, quella di George e, forse, anche quella di Nick.

Per il concerto di stasera a Natural Disruptors siete stati convocati da Lee Ranaldo. Qual è il vostro rapporto con lui e con la musica dei Sonic Youth?
Mi piacerebbe tornare indietro, negli anni in cui ascoltavo i loro primi dischi, come Confusion Is Sex. In quel periodo amavo molto la musica dal vivo – come la amo anche adesso – ma non conoscevo molto bene i Sonic Youth prima del loro live a Melbourne, mi pare fosse il tour di Daydream Nation, concerto che ricordo come fosse ieri. Negli anni successivi, i Sonic Youth hanno sostenuto i Dirty Three durante il nostro tour statunitense, abbiamo anche viaggiato insieme durante un Lollapalooza. È un grande onore per noi essere stati invitati da Lee per partecipare a questo evento, e non vediamo l’ora di vedere cosa succederà sul palco!

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