Vieni a scoprire la spiritualità laica del Northern Gothic inglese | Rolling Stone Italia
Searching for the Wrong-Eyed Jesus

Vieni a scoprire la spiritualità laica del Northern Gothic inglese

A farvi da Cicerone ci sarà Rainy Miller, musicista del Lancashire che con il suo ‘Joseph, What Have You Done?’ descrive il silenzio oscuro della provincia

Vieni a scoprire la spiritualità laica del Northern Gothic inglese

Rainy Miller

Foto: press

Quando pensiamo alla musica inglese non possiamo che proiettarci in città con una storia e un presente importante come Londra, Manchester, Liverpool, Sheffield, hub in cui i musicisti inglesi hanno avuto e hanno ancora la possibilità di conoscersi, scambiarsi idee, trovare terreno fertile per sviluppare la propria arte. Ma in un momento storico in cui la musica ruota quasi esclusivamente attorno alle metropoli, ci sono ancora artisti che provano a giocare all’inverso provando a riportare luce in territori culturalmente dimenticati. Rainy Miller, ad esempio, arriva da Preston, capoluogo dell’oscura contea di Lancashire e con la sua musica post-tutto sta cercando di costruire una geografia sonora e poetica che affonda le radici nel nord meno battuto dell’Inghilterra. Un’estetica a cui Jack Bower (il vero nome dell’artista, Rainy Miller è un omaggio al suo padrino) ha dato anche un nome, Northern Gothic, su cui torneremo a breve.

La prima volta che ci siamo imbattuti in Rainy Miller è stata durante l’Unsound Festival a Cracovia, in Polonia, luogo ideale per annusare il futuro del suono europeo. Durante la settimana lunga del festival polacco, Rainy Miller ha presentato per la prima volta – con un live che flirtava con l’installazione sonora e l’arte performativa – Joseph, What Have You Done?, l’album pubblicato lo scorso maggio, 13 tracce che spaziano dall’ambient di periferia alla post trap, passando per spoken word e momenti più industrial e IDM. La parabola del musicista di Preston però inizia più indietro, nel 2019, con l’esordio Limbs, passando poi per due interessanti lavori, il concettuale Desquamation (Fire, Burn. Bobody) e il joint album A Grisaille Wedding con gli Space Afrika, duo ambient di Manchester. Nel mezzo, dal Lancashire Rainy Miller è partito più volte per calcare i palchi dei festival europei più intriganti, dal già citato Unsound al Berlin Atonal; nei prossimi mesi arriverà in Italia al Lost, ma si esibirà anche in un altro festival seminale come il No Bounds a Sheffield.

Rainy Miller - Vengeance. (ft. Graham Sayle)

«Preston non ha mai avuto un simbolo culturale forte», spiega Rainy Miller durante la nostra conversazione. «È come se nessuno avesse mai messo una bandiera per rappresentarla davvero». Il percorso di Miller è stato particolare; il suo amore per il calcio gli pronosticava un futuro da insegnante di educazione fisica, ma alla fine lo sport è diventato un hobby, e la musica il centro della sua vita. Da giovanissimo si sposta a Manchester, città da sempre effervescente, ma studiando musica scopra la più semplice delle verità: «Scrivere di Manchester non aveva senso per me. Non sono cresciuto lì, non mi ci riconoscevo, e nemmeno mi interessava. A Manchester c’è tutto, è vero, è una Londra 2.0, con tanto di gentrificazione e cliché; ma non è il mio posto. Lì sarei stato solo un’altra goccia nell’oceano».

Così, amicizie musicali a parte (come quella con gli Space Afrika), Jack molla la città e torna in provincia. E il suo ritorno non è solo una scelta personale, ma anche – come tutte le scelte – un atto politico: «Non volevo dare credito a un posto che non mi avesse cresciuto e formato, avevo la necessità di tornare a casa. Non devo ispirare le persone di Manchester, che sono già piene di stimoli, ma dar ispirazione a quelle di Preston dove non c’è nulla e quello che faccio può diventare rilevante per le persone del posto». E infatti a Preston Jack non ci è solo tornato, ma ha dato via a eventi e club night per cercare di smuovere il terreno locale: «All’inizio abbiamo avuto 30-40 persone, ma era importante che facessi qualcosa per la zona».

Ma dicevamo, Northern Gothic. L’idea di questa definizione è venuta a Rainy Miller dopo aver visto Searching for the Wrong-Eyed Jesus, documentario che segue il musicista americano Jim White esplorando la connessione tra cristianità e musica country nel sud degli Stati Uniti. Ma cosa c’entra il Southern Gothic statunitense con il Lancashire? «Guardando quelle località mi sembrava di provare quasi un senso di nostalgia, anche se non ci sono mai stato. E ho realizzato che le persone in quella pellicola erano molto simili a delle persone che abitano qui e che anche l’ambientazione richiamava alcuni territori rurali bellissimi di queste parti. Come ci fosse uno specchio, uno specchio che riflette il Mississippi nella Trough of Bowland, una valle di questa zona».

Un parallelismo culturale che ha dato vita a Joseph, What Have You Done?, un album cupo come le notti che Jack passa a camminare «nel silenzio della città, dove puoi stare da solo con te stesso». Un’estetica che torna anche nell’artwork del disco, una fotografia di una pompa di benzina immersa nella notte, e nei visual che Rainy Miller si è diretto da solo e che inquadrano «un’iconografia laica, una religione personale» fatta di fermate del bus, parcheggi (come nel video di Vengeance), strade vuote nell’oscurità della periferia dell’Inghilterra: «Ogni volta che sentivo il bisogno di parlare con qualcosa più grande di me, uscivo a camminare e guardavo i lampioni nei parcheggi. È come trovare l’intervento divino nelle cose più banali».

Rainy Miller - The Fable / The Release.

Prendiamo ad esempio il di video The Fable / The Release, che ben riassume il Northern Gothic di Rainy Miller. Il video trasmette per immagini tutta quell’iconografia laica appena citata sotto una produzione che all’avant pop di Arca mischia un universo sonoro più industriale, personale, locale, trovando una tridimensionalità concettuale nel poema che scorre come sottotitolo sull’opera, a metà tra citazione biblica e crisi personale, «una conversazione con Dio, o almeno con qualcosa fuori da me». E questa è la caratteristica più interessante: non solo musicista, Rainy Miller è anche (e a volte soprattutto) un artista concettuale capace di costruire la propria arte stratificando livelli di significato all’interno delle sue opere. Lui lo spiega così: «Non ho un background artistico, né sono un artista tecnico. Uso ciò che ho attorno per costruire qualcosa di nuovo. Creo dei collage di informazioni». E aggiunge: «Non si può continuare a scrivere la stessa cosa per sempre. È come in un pozzo: prima o poi l’acqua finisce».

Joseph, What Have You Done? è un viaggio nella spiritualità del Northern Gothic inglese, una passeggiata notturna nel silenzio della provincia, un’interpretazione laica di episodi biblici. O più semplicemente un dialogo con un Dio che forse altro non è che il nostro riflesso sui finestrini su di una automobili abbandonata a bordo strada.

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