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Viaggio nella scena drill del Ghana


Il genere nato a Chicago, esploso a Londra e reso mainstream da Pop Smoke è arrivato anche nella città di Kumasi, dove gli Asakaa Boys l’hanno trasformato in modo originale. La star si chiama Yaw Tog

Foto: un dettaglio della copertina dell'EP 'Time'

La drill è nata nel South Side di Chicago. Rispetto agli altri sottogeneri dell’hip hop contemporaneo, si distingue per le atmosfere sinistre e inquietanti. I brani non sono particolarmente complicati, si basano tutti su un charleston veloce e linee di basso ondeggianti. Il vero punto di forza sta nella ricchezza emotiva. Da Chicago, la drill si è diffusa a Londra, dov’è arrivata sui giornali a causa di diverse controversie sulla criminalità giovanile.

È stato il rapper di Brooklyn Pop Smoke a portare la drill alle masse. Ha capito subito la forza degli eredi britannici della scena e nei due mixtape Meet the Woo ha fatto coppia con 808Melo, un produttore di Londra. Nonostante la sua tragica morte nella primavera del 2020, l’eredità di Pop Smoke si è diffusa in tutto il mondo ed è arrivata fino in Ghana, dove un gruppo di giovani artisti ispirati dal suo stile hanno deciso di prendere il genere e farlo proprio.

Lo chiamano “Asakaa”, una variazione di “Saka”, una parola dello slang dei giovani della città di Kumasi. “Saka” viene da una parola Twi, “Kasa”, che significa “parlare”. Gli artisti principali fanno parte di una crew chiamata Asakaa BoysÈ E una costellazione di artisti che include Jay Bahd, Kawabanga, O’Kenneth, City Boy, Kwaku DMC, Reggie, Sean Lifer, Braa Benk, Rabby Jones e Yaw Tog. Insieme stanno diventando famosi non solo in Ghana, ma in tutto il mondo, dimostrando come la drill può esprimere emozioni anche se filtrata da altre culture.

Casa dei vecchi re Ashanti, la città di Kumasi era matura per l’arrivo del genere. La cultura del posto stava già coltivando influenze americane. Prima dell’esplosione dell’Asakaa, i giovani del posto chiamavano la città Kumerica, un’amalgama tra le parole Kumasi e America. Alcuni sostengono che il fenomeno sia iniziato negli anni ’80, quando gli uomini Ashanti sono andati negli Stati Uniti in cerca di lavoro: tornati a casa, hanno portato la cultura statunitense nel loro Paese. Una volta arrivata sui social media, l’idea di Kumerica si è cementata definitivamente. In rete, i quartieri di Kumasi sono stati rinominati come alcuni Stati americani: Manhyia è diventata Washington DC, Kejetia è New York e Abrepo si è trasformata nella Georgia. Qualche tempo dopo, qualcuno ha addirittura disegnato una nuova bandiera.

La musica suona come negli States. Jay Bahd rappa con un timbro gutturale e baritono non troppo diverso da quello di Pop Smoke. Su YouTube la sua Condemn ha già più di due milioni di visualizzazioni. Il video del singolo Y3Y3 DOM, in cui Bahd e i Boys parlano del passato pre-coloniale del Ghana, vestiti con abiti tradizionali e armati di lance, ne ha mezzo milione e continua ad accumularne.

«Gli Asakaa Boys sono una squadra», dice Kofi, il giovane regista che firma i loro video. «È tutta una questione di fratellanza. Guarda i video, osserva l’energia. Quell’energia cambia tutto».

Kofi e Reggie hanno il merito di aver scoperto Yaw Tog, il diciottenne che è diventato il ragazzo immagine della scena. «Qualcuno ha iniziato a far girare su WhatsApp un video in cui fa freestyle», ricorda Kofi. «Quella persona mi ha dato il suo numero, da allora non abbiamo smesso di collaborare».

Nato col nome Thorsten Owusu Gyimah, Yaw Tog è di Santasi, nella periferia di Kumasi. È cresciuto in una famiglia della classe media e ha due sorelle maggiori. Yaw è il nome che le comunità Akan danno a tutti quelli che nascono di giovedì, mentre Tog sono le sue iniziali. Il suo brano Sore (che significa insorgere in Twi) è diventato quasi immediatamente virale. Ha un ritornello potente e cantabile, e mescola le influenze tradizionali africane con il flow energico della drill. Il successo ha portato a una collaborazione con la star dell’hip hop britannico Stormzy e con Kwesi Arthur, un rapper del Ghana.

«Una mattina mi sono svegliato e Stormzy voleva partecipare al mio pezzo. Stavo impazzendo», racconta eccitato su Zoom. «Quando l’abbiamo raggiunto per girare il video con Kwesi, si sono presentati tutti, tutte le gang, è stato fantastico. Prima di andare via mi ha dato qualche consiglio e mi ha detto di restare umile».

Yaw Tog dice che il suo sogno era fare il calciatore, ma non ha potuto perché i genitori non approvavano. Sua madre – che ora è conosciuta col nome Mama Tog – voleva che facesse il medico.

Prima ancora di collaborarci, il suo modello era Kwesi Arthur. «Ho visto Kwesi e ho iniziato ad ascoltarlo, poi ho iniziato la scalata». L’esplosione di Yaw Tok è arrivata in contemporanea con la diffusione dei suoni Afrobeat nei brani di diverse star mondiali. E mentre la musica africana diventa sempre più ascoltata, lui potrebbe trovare la fama internazionale.

«Quando quella musica è arrivata l’abbiamo chiamata Asakaa, perché qui è come una lingua. Anzi, una versione contorta: prendiamo una parola come “brother” e la cambiamo in “da-bro”, “money” diventa “nee-mo” e così via», spiega Yaw Tog. «La nostra drill è diversa, non parliamo di risse e coltelli, ma solo di unità».

Anche se alcuni giurano che i brani Asakaa sono meno violenti di quelli dei progenitori della drill, non è proprio così. I testi di Jay Bahd sono spesso violenti e non è raro vedere i kumericani omaggiare il mito della criminalità americana, magari indossando bandane rosse e dichiarandosi membri dei Bloods. Tuttavia, la violenza dell’Asakaa sembra più metaforica che legata a vere e proprie gang.

A marzo, Yaw Tog ha pubblicato un EP, Time, che ne mette in mostra il talento di rapper e autore. È dinamico, oscilla tra toni trionfali e introspezione. Inizia con Gold Friends, un omaggio alla sua famiglia Asakaa. “Sono cresciuto coi miei fratelli”, canta su una melodia eterea. “Veniamo dalla terra / Scaviamo per trovare qualcosa di migliore”. L’EP è stato celebrato per la capacità di reimmaginare cosa può fare il genere. E anche se musicalmente è molto ancorato alla drill kumericana, è ricco di spunti trap e Afrobeat.

«Ho pubblicato quell’EP per dire alla gente che non sono più un artista emergente, sono arrivato», dice. «L’ho chiamato Time perché è il mio momento, e durerà per sempre».

Yaw Tog chiude l’intervista con una storia: una volta ha causato un ingorgo stradale perché qualcuno l’ha riconosciuto e tutti volevano incontrarlo. «Sono rimasto lì, il semaforo è diventato verde e non mi sono mosso perché tutti gridavano il mio nome. C’è tanto amore in questo Paese. Sostengono il nostro movimento».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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