Touché & Big P: ma quali gang, i ragazzi vogliono solo divertirsi | Rolling Stone Italia
Ciao fra, ciao bro

Touché & Big P: ma quali gang, i ragazzi vogliono solo divertirsi

A bordo di una limo gigante per parlare di trap da club, anche se nessun club si fida ad invitarli, e per mettersi alle spalle la cronaca nera e la faida con Simba La Rue. «Meglio fare i soldi che farsi problemi»

Big P e Touché

Big P e Touché

Foto press

L’appuntamento per ascoltare il nuovo EP di Touché e Big P, Big N’ Baby, è davanti alla California Bakery di City Life, insomma Milano pimpata all’estremo: di fronte il condominio dei Ferragnez e sopra di noi la Torre Isozaki, il grattacielo con più piani della città, sono cinquanta. Un ragazzo della crew mi racconta di quando, mentre era ancora in costruzione, si era sparsa la voce che era possibile entrare da un passaggio non vigilato e salire in cima a farsi le canne e ammirare il panorama. Wild life! E c’è un che di selvaggio anche nella tamarrissima Hummer limousine noleggiata per farci sentire le sette nuove tracce sdraiati su divanetti di finta pelle bianca sorseggiando Fanta e sgranocchiando M&M’s gentilmente offerti da due giovane cubiste trap in canotta NBA. Tu vo’ fa’ l’americano, ma anche il rap anni ’90 dei primi videoclip di MTV con le feste in piscina e le ragazze allo spring break, oppure – stando più vicini – il funkytarrismo degli Articolo 31 e È qui la festa? di Jovanotti.

Del resto, come mi dice Touché durante l’intervista a fine tour della limousine – i vetri erano oscurati quindi probabilmente avremo fatto il giro dell’isolato più volte – «la vibe che vogliamo trasmettere con la nostra musica è improntata al stai contento bro, divertiti fra, rilassati, vivi».

Big P e Touché – il primo è della provincia di Padova, l’altro è di Milano – danno l’idea di essere presi bene e anche il loro slang, intervallato ogni tre quattro parole da bro e fra, ha una piacevole musicalità e rilascia quella “freschezza” di cui si fanno portavoce – insieme ai colleghi Mambolosco e Slings – lasciandosi alla spalle il recente immaginario rap/trap/drill in direzione di una sorta di nuova club drill. «Prima c’era tutto il discorso della trap relativo al flexare», mi spiega Touché, più estroverso e chiacchierone del compare Big P, «poi è arrivato il mood gangsta legato alla strada e alla criminalità. Ma adesso, anche grazie a noi, sta tornando la voglia di divertirsi. Guardiamo all’America, all’attitudine più swag, il fatto che siamo su questa limo gigante rappresenta bene la nostra musica. Non fa per noi la roba rap tipo “spaccio, sto nel blocco”, fanculo a questi limiti!».

Bulls, Muovi o Ma fai davvero? sono pezzi banger, da ballare e gli chiedo quale sia e se esista il club, la discoteca, il posto dove farlo: «È dura, ancora non andiamo molto d’accordo con i club. Ed è strano perché iniziamo ad essere un po’ conosciuti ma verso di noi resta un pregiudizio, che in parte comprendo perché so cosa faccio dentro un club e so cosa deve fare un bodyguard con uno come me, è il suo lavoro. Come un ragazzo di strada con la polizia, è lo stesso meccanismo».

Se fosse il buttadentro Big P nel suo club farebbe entrare «tante ragazze, così, a sentimento» anche se la loro musica si può ballare «per strada o su Tik Tok, c’è una traccia buona per ogni location e ogni fase della serata, bastano due casse su un autobus».

TOUCHÉ & BIG P - BULLS (OFFICIAL VIDEO)

Se il biglietto d’entrata per divertirsi nel loro club è gratis è perché il mondo fuori dalla pista da ballo è un posto non così tanto ospitale, come raccontano nelle due tracce più conscious e introspettive, Non è semplice e Angel N’ Devil. L’angelo in questione è Bip P: «È il racconto della mia vita, del mio arrivo in Italia grazie a mio padre che mi ha portato qui insieme a mia madre e ai miei fratelli. Parlo anche di un episodio che mi ha segnato molto, quando nel 2005 per sbaglio ho bevuto della benzina che era a casa sul tavolo, eravamo rimasti a secco e i miei avevano recuperato una bottiglia. Quasi ci rimanevo secco. In questa traccia mi sono aperto, di solito sono molto riservato, ho mostrato sempre più il mio lato banger, un po’ cazzone».

Per esclusione il diavolo sarebbe Touché: «Ma nel testo dico “mi vuoi diabolico / sono angelico”». Non c’è nessun riferimento ai fatti di cronaca che hanno consegnato Touché alle pagine dei giornali – il presunto rapimento a uso Instagram di cui è stato vittima, opera della gang del collega rivale Simba La Rue, farsa o realtà… non è ancora chiaro – né ci sono passaggi gangsta o dissing perché, mi dicono, «i ragazzi hanno capito che è inutile farsi problemi tra loro, ha più senso fare soldi insieme». E per quanto riguarda il gossip criminal, Touché chiude così la vicenda: «Dopo quella storia sono andato a farmi i fatti miei a Ibiza e sono tornato più fresco di prima».

Quindi il disagio dei suoi coetanei e colleghi faceva semplicemente parte di una wave destinata a breve a essere archiviata? La rabbia, il blocco, il rispetto, le gang, il razzismo, tutto quello che ha fatto sperare molti giornalisti più o meno boomer (me compreso) di essere di fronte a un movimento politico in un contesto sociologico nuovo, fertile… era solo una moda? «Da piccolo» dice Touché «sentivo molto il tema del razzismo, sono marocchino, ma ora posso dire che sono nato meglio di tanti ragazzi italiani in Italia. Papà ha sempre lavorato, il cibo non ci è mai mancato».

«Il razzismo» continua Big P «c’è sempre ma non è più pesante come quando eravamo piccoli, molte compagnie sono miste, c’è ancora chi insulta quasi sempre nascondendosi nell’anonimato dei social». E poi, aggiunge Touché, «chi me lo deve dire oggi “marocchino di merda”? Guarda qui dove sono!».

La limousine rallenta, siamo arrivati alla fine del giro, e anche se non ero mai salito su una macchina del genere fatico a comprendere lo stupore e la ficaggine di questa – come si dice a Milano – experience. Colpa mia, non c’è nessuna morale, nessun giudizio in questa storia, sono ragazzi che si vogliono divertire, andare con le ragazze, ballare, hanno vent’anni. E fanno musica che piace ad altri ragazzi, hanno stile e un buon flow.

Prima di salutarci guardiamo fuori attraverso gli spessi vetri oscurati, lontano dalla musica, dal club, dallo swag e dalle wave. Com’è il mondo visto dai ventenni Touché e Big P? Difficile capirlo, ma voglio comunque riportare un pensiero freestyle di Touché, in qualche modo utile, non sfigurerebbe su La Repubblica nel dibattito sulla crisi della sinistra e della politica tutta: «Viviamo in un mondo di merda comandato da persone di merda. Ci sono delle dinamiche di merda, il sistema è una merda, ma non puoi stare a piangerti addosso, devi fotterlo, stare alle sue regole e capire quali sono le scorciatoie». Ciao fra, e ciao bro.

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