Esce oggi "Paper Gods", scopri il Tao dei Duran Duran | Rolling Stone Italia
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Oggi esce “Paper Gods”, scopri il Tao dei Duran Duran

Come un gruppo di sopravvissuti agli anni Ottanta è arrivato a combattere e sfornare album ancora oggi, il giorno dell'uscita di "Paper Gods"

Ancora oggi "Hungry like the wolf". Fonte: Facebook

Ancora oggi "Hungry like the wolf". Fonte: Facebook

Quei galantuomini dei Duran Duran si ritrovano in un suite di lusso sulla cima del hotel Carlyle di New York. Con un occhio puntato sugli affari: studiare un tessuto per l’artwork del loro nuovo eccellente album, Paper Gods. È un collage di immagini dai loro video durante gli anni: la torre Eiffel di A View to a Kill, il lottatore di sumo di Girls on Film, il cappello da autista di limo di The Chauffeur. Simon Le Bon, grintoso come sempre nel suo elegante completo bianco, guarda la tela con aria di approvazione, ma poi si acciglia (“furrows Le Brow”, nell’originale, divertente ma intraducibile NdT). «C’è solo una cosa che non riconosco», dice, indicando in basso a sinistra «Il cocktail giallo. Da dove arriva?».


«Rio», gli viene ricordato. La scena dal loro video più famoso, dove un carrello misterioso pieno di cocktail colorati appare nel mezzo dell’oceano, mentre la band si diverte su uno yacht. Nel video, Le Bon si prende da solo un cocktail, e poi, ancora con i suoi accessori da snorkeling addosso, prova a berlo sott’acqua. Un momento leggendario nella storia degli eccessi ridicoli delle rock-star, ma per Le Bon, soltanto un altro giorno di lavoro. «Ah-ha, certo!» dice, sorridendo gentilmente. «Adesso mi ricordo».

Il sole del pomeriggio passa attraverso la finestra, mentre Le Bon si rilassa su una sedia di peluche, offrendo una tazza di tè alle erbe a un ospite. Il Carlyle è stato il campo di battaglia di alcuni dei momenti più hardcore dei Duran Duran negli anni Ottanta, ma la vita cambia. «Un giornale di Londra ha fatto un pezzo parlando di come adesso siamo gente che beve tè alle erbe al posto di fare sesso con delle supermodelle o tirare linee di cocaina», dice il batterista Roger Taylor, un po’ sulla difensiva. «Ma erano le 11 di mattina!». Le Bon si lascia andare a una risata di cuore: «Beh, un tempo mi sarei tirato indietro per l’orario». I Duran Duran sono esplosi a Birmingham nei primi anni Ottanta, riassumendo tutto il glamour e la follia della scena New Romantic del Regno Unito in un tornado di sesso, synth e stile. Erano un gruppo di autentiche rock star: il frontman flamboyant Le Bon, il mago cerebrale delle tastiere Nick Rhodes, il silenzioso ma caldissimo Roger Taylor, il selvaggio bassista John Taylor, assieme all’ormai ex chitarrista originale Andy Taylor. I Taylor non erano imparentati tra di loro, ma il loro era il cognome perfetto per una band così attenta alla moda. Quando i Duran Duran esplosero, la maggior parte delle persone pensava fossero un fuoco pronto a morire. Rolling Stone al tempo diceva: “Get it while you can, guys”.

Ma al posto di fare tour per vecchi o suonare su crociere un po’ anni Ottanta, i Duran stanno inventando nuova musica. Paper Gods, che la band sta promuovendo con un tour in Nord America e nel Regno Unito durante l’inverno, è uno dei loro migliori di sempre, con ballate un po’ r&b, un po’ goth, tracce dance electro-funk e synth-pop dark, più un cast stellare di collaboratori: Janelle Monáe, Mr Hudson, la leggenda della chitarra ed ex RHCP John Frusciante, i compagni di lunga data Mark Ronson e Nile Rodgers. C’è pure un cameo di Lindsay Lohan.

Suona come un avventuroso dj set, non come una band che è insieme da 35 anni. Dice Le Bon, «Come chiami quei cavalli, non i favoriti, quelli che hanno meno possibilità? Negli anni Ottanta, se tu avessi scommesso su quale band avrebbe potuto arrivare al 14esimo album, non ci avresti messo neanche nella top 10».

I Duran Duran rimangono una band piena di personalità giganti, con notoriamente una fan base femminile. «Ci sembra di avere molte più cose in comune con il nostro pubblico femminile, davvero», dice Rhodes. «Non siamo mai stati interessati alle robe da macho». Parte del fascino dei Duran è la loro forza immutata di far ballare le ragazze. «I tipi più intelligenti venivano ai concerti dei Duran Duran perché era il posto in cui c’erano le ragazze», dice Le Bon. «Magari non gli piacevamo sul palco, ma prima della fine del concerto, un po’ si erano affezionati a noi».

I compagni di band chiacchierano delle loro passioni un po’ da geek, che siano discussioni sul design delle Rolls-Royce o sulla loro ultima esibizione al Whitney. Se provi a ricordare il nome di quel film di Andy Warhol in cui Edie Sedgwick lancia un posacenere, puoi scommettere che Rhodes sarà il primo a risponderti, Beauty #2. John Taylor è il tipo di nerd della musica a cui piace discutere dell’ordine diverso delle canzoni su Rubber Soul dei Beatles, sull’edizione americana e su quella inglese.

Rhodes e John Taylor hanno la loro chimica speciale, sono amici di infanzia che sono cresciuti insieme a Birmingham. Erano gli unici del loro quartiere ad avere una copia di Ziggy Stardust: ecco di cosa sono fatte le amicizie di una vita. Come scrive Taylor nella sua essenziale autobiografia del 2012, In the Pleasure Groove, “Nick e io vestivano entrambi di chiffon senza che nessuno ci spingesse a farlo”. Fare musica assieme vuol dire avere a che fare con una vita condivisa. «Devi essere pronto a lottare nel fango con gli altri», dice John. «Quando provi a scrivere musica che ha una certa profondità e una certa intimità, devi essere pronto a litigare. Questo perché tutti noi abbiamo un sacco di avventure passate, e quelle avventure possono mettersi in mezzo. Quindi dobbiamo sempre essere molto schietti tra di noi». Rhodes annuisce pensoso. «Devi tenere il sesso selvaggio lontano dalle Louis Vuitton», dice.

Hanno iniziato come dei ragazzini della scuola d’arte nel periodo punk, con un concetto rivoluzionario: combinare gli Chic con i Sex Pistols. Con lo spirito New Romantic, i Duran hanno sfondato le barriere sessuali oltre a quelle musicali, con il loro rossetto unisex, le camicie con le frange e capelli infuocati.

Mentre erano alla ricerca di un cantante, sentirono parlare di questo studente della scuola drammatica locale, Simon Le Bon (sì, è il suo nome vero). Arrivò alle audizioni con un blocchetto pieno di poesie, dei pantaloni leopardati rosa e una giacca di pelle. Ottenne il posto ancora prima di iniziare a cantare. Mentre i Duran conquistavano il mondo, Rhodes entrava in stretto contatto con un altro artista del tempo, Warhol.

Roger Taylor si è tolto dai riflettori e si è ritirato in una fattoria. Ma il trio principale, formato da Le Bon, Rhodes e John ha continuato a sfornare hit anche negli anni Novanta. Come dice Roger, «siamo sfuggiti al nostro decennio». Insieme hanno completato il circolo della coolness: sono stati cool, uncool, post-cool e poi di nuovo cool. Hanno raggiunto uno status di permanent-cool quando sono tornati alla loro formazione da Fab Five nel 2002 o, come dice John, la «Reunion del Serpente». Il loro album del 2010, All You Need Is Now, rappresentava il ritorno musicale di cui avevano bisogno, facendo loro il suono vintage dei Duran che ogni band sulle radio rock stava cercando di copiare. Ma Paper Gods è un album completamente differente, che raggiunge zone più avventurose e sperimentali. Come dice Rhodes, «Abbiamo guardato più agli artisti moderni che ai musicisti: Ed Ruscha, Jeff Koons o Richard Prince. Molti artisti possono continuare a cambiare stili e uscire con nuove esibizioni, come se fossero degli album nuovi. Il plus vero dei Duran Duran è che siamo capaci di guardarci intorno e di fare cose diverse perché siamo appassionati di arte, fotografia, moda, design. Anche avere tutte queste persone sull’album, è come se fosse il casting di un film, no?»

Le canzoni del nuovo album continuano a parlare di affrontare il futuro senza guardarsi indietro. «Beh, quello sono esattamente io», dice Le Bon. «È come vivo la mia vita: “Ho fatto questo, ora che c’è?”. Voglio dire, il futuro è adesso. Adesso è il momento in cui provare certe cose, incrociare certi sguardi per caso che ti fanno conoscere l’amore della tua vita». Le Bon ha incontrato sua moglie nel modo più classico di tutti per le rockstar degli anni Ottanta: sfogliando le schede di un’agenzia di modelle, alla ricerca di una compagna per una prima cinematografica. Ma superando tutte le aspettative, lui e la supermodel Yasmin Le Bon sono felicemente sposati da 30 anni. La moglie di John Taylor è la co-fondatrice del marchio di abbigliamento Juicy Couture, Gela Nash. Quando si sono incontrati nel 1996, lei non ha capito chi fosse, visto che aveva a malapena sentito parlare dei Duran Duran. Che vuol dire che ha sposato una delle poche donne americane che non erano già pazzamente innamorate di John Taylor.

L’influenza dei Duran Duran si fa vedere nei luoghi più inaspettati: Taylor Swift ha appena fatto un pezzo synth-pop chiamato New Romantics. (Rhodes risponde: «Beh, è intelligente, no? Non ho ancora sentito la traccia, ma di sicuro ha qualcosa di unico»). E appena prima di partire per un nuovo tour mondiale, sono in una posizione invidiata da ogni gruppo: possono suonare i pezzi nuovi come le loro hit del passato sicuri del fatto che nessuno si metterà a sedere. Dice Le Bon, «Alcune band sono davvero contente di avere di fronte della gente seduta che si lascia stordire dalla loro musica. Ma, sai, a noi piacciono le persone in piedi, che ballano. C’è un sacco da dire sul fatto di essere una party band. È un divertimento enorme».

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