Stefano Bollani: «Il Covid si rivelerà una grande occasione» | Rolling Stone Italia
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Stefano Bollani: «Il Covid si rivelerà una grande occasione»

Faccia a faccia con il pianista milanese: ‘Via dei matti numero 0’, il programma tv con la moglie Valentina Cenni per «parlare di Beethoven col sorriso», il disco live dedicato ai chakra, il ritorno dei concerti

Stefano Bollani: «Il Covid si rivelerà una grande occasione»

Stefano Bollani con la moglie Valentina Cenni

Quando si parla con Stefano Bollani si capiscono sicuramente due cose: sembra aver trovato una sorta di pace interiore che lo fa vivere in armonia con quello che gli ruota attorno, ed è davvero molto innamorato di sua moglie, l’attrice Valentina Cenni. Lo si comprende dal tono di voce che si fa più morbido e dolce quando pronuncia il suo nome o parla delle cose che stanno facendo o faranno insieme. Come Via dei Matti Numero 0, lo show di access prime time che debutta stasera, alle 20:20, su una RaiTre che punta sempre di più sull’intrattenimento innovativo e di qualità di cui Bollani ne è certamente emblema. Parliamo con lui di questa sfida, ma anche di quello che verrà, come un album live dedicato a due chakra, i centri energetici del corpo umano secondo la filosofia orientale.

Tu che sei un volto che il pubblico è abituato a vedere in seconda serata debutti in access prime time. Perché questa scelta?
Mi piace cambiare e non vedevo l’ora di farlo. Però, in realtà, mi è arrivata la proposta ufficiale dal direttore di RaiTre, Franco Di Mare. È lui che ha pensato collocazione, durata e frequenza: sette settimane per 35 puntate da 25 minuti.

E tu?
Io non l’avrei mai affrontato in un periodo normale perché sarei stato fuori a suonare, ma questa era un’occasione ghiotta. E ho coinvolto Valentina perché non voglio fare una cosa così impegnativa senza stare con lei. Abbiamo utilizzato un linguaggio che avevamo già sperimentato su Radio3 con Evviva!.

In pratica che farete?
Parliamo di musica facendo da ponte per approfondire altri argomenti. Perché la musica è linguaggio, rito, medicina, è tanti spunti. Per farlo ospiteremo una persona diversa ogni sera che viene dal mondo della classica, del jazz, dal cantautorato, attori, rapper, c’è di tutto.

Quali argomenti tratterete e che tono userete? In quella fascia ci sono i fan di Un posto al sole che si aspettano un linguaggio più pop.
Tentiamo di parlare a tutti, anche ai bambini, come si nota del titolo che ha un chiaro riferimento al mondo dell’infanzia e della fantasia. Con Valentina e gli autori ci siamo inventati una situazione di casa immaginaria dove parliamo di musica, cantiamo molto. Affrontiamo tutto in maniera molto leggera, per cui quando diciamo che parliamo di musica e meditazione, sono argomenti che abbiamo come traccia, poi succedono altre cose.

Cosa?
Io ho un momento in cui entro più nel tecnico per quanto possibile, visto l’orario e il pubblico a cui ci rivolgiamo. E Valentina ha un suo momento in cui tira le fila dell’argomento del giorno e porta la musica su un piano più cosmico.

Cioè?
A contatto con altre tematiche e anche come forma di metafora.

Mi fai un esempio?
I musicisti, in un’orchestra, hanno tutti melodie differenti, con uno strumento differente che ha una voce diversa, ma tutti insieme creano un’armonia. La musica è un’ottima metafora della vita. Oltre a essere vita stessa: essendo noi fatti di vibrazione, siamo suono, in definitiva.

Qualche anticipazione sugli ospiti?
Francesco De Gregori è nella prima puntata, poi avremo Ornella Vanoni, Marisa Laurito, il primo violino della Scala Laura Marzadori. E ancora, ci saranno Beatrice Rana che è una pianista classica eccezionale, Daniele Sepe con il suo sassofono, Fabrizio Bosso con la tromba, Eugenio Finardi, Checco Zalone, Irene Grandi, Luigi Lo Cascio, Anastasio, cerchiamo di avere molte voci diverse.

Valentina Cenni, Francesco De Gregori, Stefano Bollani

E il tuo mito Celentano? Non viene?
Non andare a toccare il nervo scoperto. Prima o poi l’occasione la troviamo. Non dispero.

Ma hai provato a invitarlo?
Un tentativo… ma lo capisco…

Perché?
Sta centellinando le sue apparizioni, non potevo pretendere venisse da me, ma conto sul fatto che un giorno ci dovremo incontrare.

Il programma si intitola Via dei Matti Numero 0. Chi sono oggi, in positivo o in negativo, i matti?
Sia Valentina che io intendiamo la parola in senso positivo, per questo l’abbiamo messa nel titolo. I matti sono quelli che vedono il mondo da un altro punto di vista, non necessariamente sbagliato. Come in orchestra c’è uno strumento con una forma strana, che è il bassotuba: sembrerebbe matto, ma guarda il mondo dal punto di vista dell’estensione del suo strumento, che è molto in basso. All’interno dei matti ci sono i santi, gli eretici, quelli che vanno contro un’idea di pensiero comune. E penso che di matti, in questo momento, ne abbiamo bisogno.

Come mai?
Ci servono idee, il mondo è di fronte a una grande prova collettiva, non individuale, a un problema che ci riguarda tutti. È una grande occasione.

Ah sì?
Negli anni si rivelerà una grande occasione, adesso ci sembra solo una cosa dolorosa.

Come stai vivendo la situazione attuale?
Cerco di fare di necessità virtù, prendendo questo momento come una forza evolutiva, che arriva per comunicare qualcosa sia a me, personalmente, che come essere umano.

E cosa ti comunica?
Molto semplice: «Guarda, vai sempre in giro da quando avevi 15 anni, puoi anche fermarti un attimo». E devo dirti che è un messaggio piuttosto chiaro. Penso sia lo stesso per Valentina: io suonavo, lei era a teatro. Fermarci ha significato un programma radio, un programma tv e poi un film che vogliamo fare di cui lei è regista e io autore delle musiche. È un’occasione. Anche per studiare di più come musicista, così come lo scienziato ha occasione di studiare di più e trovare una soluzione. E probabilmente la soluzione arriverà proprio dai matti.

Stare molto a casa significa guardare dentro sé stessi. Cos’hai compreso?
Che la funzione per cui è nata la musica è di rito collettivo. È bellissimo stare a casa da soli ad ascoltare dischi con le cuffiette, ma la musica ha un’altra funzione: tenerci tutti insieme con un linguaggio che è più alto delle parole. La musica unisce, raramente divide. Per cui l’abbiamo sfruttata al meglio, nel programma, invitando tutti questi ospiti e facendo musica insieme. È un grande privilegio: i musicisti non solo soffrono la mancanza del pubblico, ma anche degli altri musicisti, della loro tribù.

E tu come essere umano e musicista cos’hai capito da questa pandemia?
Tante cose, ma ci sto ancora lavorando.

Tipo?
Sto riflettendo sull’uso che facciamo e che faccio del tempo, sul senso dei viaggi, sul valore della condivisione, della voglia di suonare con altre persone.

Cose che sentivi anche prima, immagino…
Ma è bello ogni tanto avere voglia di qualcosa, avere una piccola privazione che ti permette di ripartire con più slancio. Penso che questa situazione la prenderemo come una gran rincorsa per saltare questo muro e ritrovarci migliori. Questa è la speranza, naturalmente. È il mio modo di vedere di gli ostacoli.

E cosa rappresentano?
Sono lì per farci crescere. Non è che sono messi da un cattivo che vuole impedirci di realizzare i sogni. Anzi, è un aiuto che viene dato per capire e crescere.

Non pensi che ci sia anche una comunicazione sbagliata che crea confusione, con messaggi discordanti? Guarda la vicenda AstaZeneca, tanto per dirne una…
Come tutte le cose c’è un modo per utilizzarle bene e un modo per utilizzarle male. Internet è questo enorme ammasso di informazioni ed è meraviglioso se devo trovare i filmati di Herbert von Karajan, Lelio Luttazzi o le notizie su quello che succede in un Paese lontanissimo dal mio, in tempo reale. Dopodiché sta a noi imparare a utilizzarlo. È un aggeggio talmente nuovo che uno lo usa credendo a tutto quello che legge. E questo vale pure i mass media, che sono comunque nuovi, se pensi che sono tre generazioni che abbiamo a che fare con la televisione. Stiamo imparando a utilizzarlo, un po’ come con il fuoco all’inizio. I primi uomini, molto probabilmente, si sono bruciati.

Capito. Senti, Stefano, visto che lavori con tua moglie, che dinamiche vedremo?
Noi ci presentiamo in tv per come siamo nella vita. Le dinamiche sono le nostre, c’è armonia, stiamo molto bene insieme da 10 anni, sposati da due. Condividiamo tutto, la vita, la giornata. È un piacere avere a che fare con lei tutto il giorno.

Stefano Bollani e Valentina Cenni con Checco Zalone

Non hai paura delle critiche? A Sanremo, ad esempio, alcuni hanno storto il naso perché la moglie di Amadeus ha condotto il PrimaFestival.
Siamo in una democrazia e va accettata, qualcuno avrà da ridire, va messo in conto. Spero che ci saranno anche persone che saranno contente.

Hai visto Sanremo?
Sono uno di quelli che, da ragazzino, faceva i gruppi d’ascolto, quando possibile. Però in quei giorni registravo il programma e mettersi la sera a sentir musica era dura. Dovevamo pulire le orecchie. Ho visto qualcosa su Raiplay…

Tra quelli che hai sentito chi ti è piaciuto?
Orietta Berti mi ha colpito, perché è arrivata con una professionalità estrema, una bella canzone, un po’ d’antan.

Pensavo ti piacessero più realtà tipo Colapesce Dimartino o gli Extraliscio.
Con il leader degli Extraliscio suonavo insieme, ma non lo vedo da 25 anni. Mi stanno simpatici e lavorano insieme a Ermanno Cavazzoni, uno scrittore che adoro. Poi sono romagnoli, come Valentina, per cui già prima di sentire il brano parteggiavo per loro.

A proposito, nel 2018 ti davano per sicuro come conduttore del Dopofestival. Poi che è successo?
C’è stato un colloquio, però non potevo, era duro farlo per me. Infatti se tutto fosse stato normale, non avrei mai potuto accettare neanche programma come questo. Invece con il Covid-19 ho avuto la possibilità di farlo.

Viste le polemiche sul fatto di fare o non fare il festival, di farlo con o senza pubblico, tu che idea ti sei fatto?
Sono uno che, da quando è bambino vuole dire la sua su tutto, ma davvero su questa cosa non mi sono fatto un’opinione, non so se giusto o non giusto, davvero non ne ho idea.

In alcuni Paesi e città, come Madrid, i teatri sono aperti nonostante il virus. In Italia no. A livello lavorativo, visto che sei un artista internazionale, che feedback hai avuto?
Per quel che mi riguarda le prime date che inizio a vedere sono ad agosto, perché, ovviamente, sono state tutte spostate.

Dove ti esibirai?
Vedo che c’è dell’ottimismo in Germania, ho alcune date lì. Anche in Inghilterra perché dovrei recuperare il concerto di Londra. Per cui i segnali ci sono…

Il 26 marzo esce il tuo nuovo album live, El Chakracanta, registrato a Buenos Aires. Hai fatto un disco dal vivo come buon auspicio per il futuro?
Spero di sì, così come lo era uscire un anno fa con Jesus Christ Superstar, un messaggio di luce, pace e amore. È un album per me molto importante.

Perché?
Ci sono due composizioni ambiziose, per pianoforte e orchestra, all’interno delle quali il piano ha un ruolo anche di improvvisatore. Però nel caso di Concerto Verde si tratta di una cosa che ho scritto interamente io, per orchestra, facendo anche l’arrangiamento. Ed è la prima volta che scrivo per un’orchestra sinfonica.

Mi spieghi pure questa cosa dei chakra della gola e del cuore?
Molto semplicemente ho dedicato il concerto a due chakra. Secondo le antiche filosofie orientali quello della gola è azzurro, sovraintende all’espressione, alla comunicazione e alla manifestazione di sé stessi. Il chakra del cuore, invece, è verde, noi lo facciamo sempre rosso, ma per gli orientali è verde ed è quello del sentimento. Mi è sembrato spontaneo partire da questi due, ora mi sento in dovere di dedicare concerti anche agli altri chakra altrimenti, giustamente, mi si lamentano.

Perché sei partito proprio da questi due?
Perché per uno che fa musica e va su un palco il cuore e la gola sono due cose necessarie.

Dopo Via dei Matti Numero 0, cos’altro hai in mente?
Suonare dal vivo, ma ho dei bellissimi punti di domanda sul calendario. Anzi siamo messi meglio dei teatranti, c’è sempre qualcuno che sta messo peggio. Detto ciò, nel futuro più immediato, c’è la collaborazione per questo film che Valentina vuole realizzare e che, probabilmente, prima sarà un cortometraggio. Ci sarà molta musica, ovviamente. E poi, magari, continuerò con questo programma tv: ci siamo divertiti davvero tanto a realizzarlo. A me piace perché è inedito, mi sento un po’ pioniere.

Avete preso qualche spunto da altri programmi esteri che, magari, hai visto durante i tuoi viaggi?
È tutto home made. Non c’è un format preso da qualche parte, c’è l’idea che la musica sia una, di fornire spunti di riflessione – che arrivano dalla musica popolare, dal rock, dal jazz, alla sinfonica – per avvicinare questi compositori o questi divi al pubblico e renderli umani, leggeri. Si può parlare di Beethoven col sorriso sulle labbra.

A parte Celentano, di musica pop cosa ascolti?
Gli ospiti invitati nel programma sono tutti artisti che amo e, la maggior parte, sono amici, persone con cui ho collaborato. Alcuni li conosco da anni, altri sono amici di Valentina.

Conoscevate proprio tutti?
Quelli che non conoscevamo di persona ci hanno confermato l’impressione che avevamo avuto vedendoli in tv. Anastasio, ad esempio, è un personaggio assolutamente maturo, interessante, con una testa pensante, di talento. Quindi grosse soddisfazioni. Altri non ho avuto il modo di invitarli, per questione di spazio e tempo, ma li chiamerò se ci sarà una seconda edizione.

Visto che stai virando sul pop, lo faresti il giudice in un talent show?
Non amo essere giudice di qualcosa, preferisco non prendere la responsabilità di dover giudicare se uno ha del talento oppure no. O se il brano è bello o brutto.

Come mai?
Sarebbe un mio gusto e quindi non mi interessa.

Cosa ti piace in tv?
Noi siamo fan di Crozza perché ci fa molto ridere, oltre a essere un amico. Qualche anno fa, a Genova, facemmo una cosa a teatro insieme. Ci siamo piaciuti, siamo in contatto e siamo nati anche lo stesso giorno. Ci capiamo molto.

Crozza a parte?
Guardiamo molte serie, tutto è nato da Breaking Bad che ci ha aperto un mondo, ma siamo cinefili. Il lockdown ci ha permesso di vedere anche due film al giorno.

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