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Sì, viaggiare: intervista ai Malihini

Da un incontro casuale in autostop tra Giampaolo e Federica è nato l'amore. E quindi un album, di cui vi presentiamo un video in anteprima e un'intervista

La storia di Malihini sembra quasi tratta da un film, eppure è andata proprio così. Federica Caiozzo, conosciuta già da molti come Thony, una sera a Roma chiede l’autostop. A caricarla per puro caso è Giampaolo Speziale, che come Federica fa il musicista ma non la conosce assolutamente. Da quell’incontro felliniano non solo nascerà un amore, ma inevitabilmente (e come mi hanno raccontato, con rassegnazione) anche della musica. Malihini è il nome scelto per il duo, che dopo un primo EP ora affronta il passo successivo con un album, Hopefully, Again, in uscita l’8 marzo per la londinese Memphis Industries. Abbiamo anche un’anteprima video del nuovo singolo, Delusional Boy, che coi suoi arrangiamenti un po’ world music, un po’ indie, un po’ synthwave riesce a dare una buona idea del mood generale del disco.

Nel frattempo la cantante palermitana ha iniziato parallelamente una carriera da attrice, Tutti I Santi Giorni di Virzì è solo il primo di tanti ruoli importanti che verranno. Ma l’obbiettivo principale della vita artistica dei due musicisti prima di tutto è viaggiare, suonare in più posti possibili, sia come band che come coppia. Tanto per cominciare, Malihini sarà al Monk di Roma l’8 marzo e all’Ohibò di Milano il 15. Non sarà le Hawaii, ma è già un inizio.

Che significa Malihini?
Federica: In hawaiano significa “pellegrino”, nel senso di stranierò venuto da fuori però. Ci piaceva la parola “pellegrino” perché stava su delle preghiere che avevamo appese sulla parete. Delle litanie per la Madonna, tutte in francese. Abbiamo letto questa litania al pellegrino, così abbiamo cercato in tutte le lingue la traduzione di questa parola, la cui pronuncia fosse però simile in tutte le lingue. Malihini si pronuncia uguale sia in italiano, in hawaiano, in inglese, eccetera. Ci piaceva che fosse pronunciabile allo stesso modo da tutti.

Giampaolo: E che fosse un po’ esotica un po’ per tutti, che sembrasse sempre un po’ straniera ma pronunciabile allo stesso modo.

Sul vostro Bandcamp c’è scritto che vi siete incontrati in un momento di “resa”. Che significa?
Federica: Sì. Fisicamente è successo che ho fatto l’autostop a Giampaolo, che mi ha accompagnato a casa mentre piangevo perché quella sera avevo incontrato il mio ex. A caso, senza conoscermi mi ha caricato in macchina e mi ha portato a casa. Di fatto, era un momento in cui eravamo deboli. Scegliere di stare insieme è stato un momento di resa, ci siamo abbandonati all’idea di suonare insieme anche se all’inizio non volevamo. Poi invece ci siamo arresi a questa, come dire, Giampaolo?

Giampaolo: Ci siamo conosciuti in questa situazione paradossale, per puro caso. Ci sono persone che nella tua vita conosci per puro caso, e questo è uno di quelli. Ci siamo incontrati in mezzo alla strada, lei faceva l’autostop.

Incredibile, questa cosa credevo succedesse solo nei film ormai.
Giampaolo: Se sei abbastanza fortunato, a Roma di notte succede.

Federica: E se sei abbastanza ubriaca e disperata da fare l’autostop!

Giampaolo, perdona la domanda. Ma se fosse stato un camionista tutto peloso ti saresti fermato?
Giampaolo: in merito a questo ti posso confermare che in vita mia ho già dato passaggi a ragazzi brutti e con la barba. Mi fido delle altre persone, e stavolta ho dato un passaggio a una persona che poi si è rivelata importante per me. Quando poi abbiamo deciso, dopo più di un anno che ci conoscevamo, di suonare e scrivere insieme, ci siamo arresi. Perché da quando ci siamo conosciuti fino a quando abbiamo deciso di fare un primo EP, inizialmente volevamo portare avanti i nostri progetti ognuno per conto suo. Poi casualmente e contemporaneamente in entrambe le nostre vite c’è stato un momento di grossa crisi, così siamo partiti per un viaggio. E metà di questo viaggio ci siamo arresi all’idea di scrivere insieme. È stato un bisogno fisiologico.

Perché comunque c’è del timore a mischiare musica e amore.
Giampaolo: Se sei un musicista e hai degli amici musicisti puoi stare certo che chiunque di loro ti sconsiglierà di suonare con la tua fidanzata.

Federica: Mai! Perché poi succede che se va qualcosa storto nella musica va anche nella relazione. Gli up e i down sono completamente sincronizzati fra amore e musica. Se uno è triste perché le cose vanno male, l’altro è peggio.

Giampaolo: per cui, la prima cosa che abbiamo scritto insieme era totalmente pessimista. Era tipo, mascheriamoci e perdiamo tutto, abbandoniamo tutto. Canzoni dai toni scuri, perché non siamo persone di base serenissime. Adesso invece è tutto più positivo.

Beh, Hopefully, Again è un disco molto brillante, luminoso. E di respiro internazionale. Ci state provando?
Federica: Ci stiamo provando. Il nostro obbiettivo principale è quello di suonare tanto, ovunque. In questo senso, un po’ ci siamo messi nella condizione di farci capire da più persone possibile.

Però escludendo un po’ l’Italia e l’italiano.
Federica: Non è stata proprio un’esclusione, semmai la volontà di suonare tanto in giro. Quindi, utilizzando l’inglese. Io per esempio non avevo mai suonato in Europa, nemmeno Giampaolo. Viaggiare continua a essere la missione principale, per questo non abbiamo cercato un’etichetta non italiana. Vorremmo visitare più posti possibili.

Magari anche le Hawaii.
Federica: Magari! E anche il Giappone. Tanti musicisti ci dicono che magari nel loro stato non vengono tanto cagati e poi arrivano in Giappone e scoprono di avere dei bar dedicati, una fanbase irriducibile, tatuaggi sulle braccia.

E questa parentesi cinematografica ti sta portando via tempo alla musica?
Federica: Direi di no, e in ogni caso sarebbe sano tempo portato via alla musica. Quando faccio delle cose belle come attrice scrivo anche canzoni più belle, mi sento molto più ispirata a tornare a casa da Giampaolo e dirgli: “Suoniamo”. Una cosa muove l’altra. Le due cose in questo momento si aiutano vicendevolmente e entrambe aiutano me.

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