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Si può andare in tour con la variante Omicron? Ecco cosa succede negli Stati Uniti

Il virus circola, ma non tutti i musicisti, laddove è consentito, rimandano i concerti. Ecco come si assicurano che avvengano in sicurezza, dall’isolamento alla cancellazione degli opening act

Si può andare in tour con la variante Omicron? Ecco cosa succede negli Stati Uniti

Il pubblico di Ed Sheeran al Madison Square Garden di New York, a dicembre 2021

Foto: YUKI IWAMURA/AFP via Getty Images

Poco prima di Capodanno, Brian Fallon dei Gasligth Anthem ha cancellato le prime due settimane del tour solista che a partire dall’11 gennaio avrebbe dovuto toccare club e teatri. Considerando le incertezze dovute alla diffusione della variante Omicron, non sembrava una scelta assurda. Anzi, aggiunge, «pensavo che lo stessero facendo tutti».

A quanto pare non è così. Nonostante la velocità con cui la variante si è diffusa in tutto il mondo, negli Stati Uniti moltissimi tour previsti per l’inizio dell’anno vanno avanti regolarmente. Chi ha i biglietti per vedere Elton John, Kacey Musgraves, i War on Drugs, Dua Lipa, Justin Bieber o Tyler, the Creator, è fortunato. Almeno per il momento.

«Sembra che tutti vogliano continuare e provarci», dice Nick Weathers dell’azienda di automezzi Egotrips, che quest’inverno porterà in giro le attrezzature di Elton John, Dua Lipa e degli Imagine Dragons con più di 70 veicoli. «Gli aiuti del governo sono stati una manna dal cielo, ci hanno permesso di non lasciare a casa nessuno. Ma arrivati a questo punto non possiamo perdere altro denaro».

L’industria dei concerti non è al punto in cui era a marzo 2020, quando i tour si sono fermati completamente. Questo però non significa che la situazione sia tornata alla normalità (o alla semi normalità, com’era la scorsa estate o in autunno). Alcuni artisti, per esempio, viaggiano con cani addestrati a trovare il Covid su membri della crew e ospiti nel backstage. Altri continuano a isolarsi e a evitare gli opening act. Tutti sono di fronte all’ignoto e sperano che le cose vadano per il meglio.

«Chi dice di sapere cosa succederà dice una stronzata», dice Malcolm Weldon, production manager di Eric Church. «Nessuno può prevedere la natura».

Ecco alcune delle tattiche che gli artisti stanno mettendo in campo per non interrompere i loro tour.

Stare in isolamento totale

A partire dalla scorsa estate, è normale impedire visite nel backstage o meet and greet con i fan. Prima di rimandare i suoi show, Brian Fallon aveva una strategia ancora più estrema per affrontare Omicron: «Con la nuova variante tutti dicono che si ammalano, ma non è niente di che. Per me è diverso, se appena starnutisco non posso fare il concerto. Forse sono più cauto del dovuto, ma l’idea è restare il più isolato possibile».

Questo significa restare chiuso nel tour bus fino a pochi minuti prima dello show, così da andare direttamente sul palco. «Niente backstage». In più, il suo tour non prevedeva un addetto al merch, che veniva assunto data per data.

Avere un driver di riserva

I tour sono tornati, ma lo stesso non si può dire della forza lavoro che li sostiene. E visto che molti lavoratori hanno lasciato il settore o scelto un’occupazione più sicura, l’industria dei concerti è a corto di personale. Succede soprattutto lato trasporti, cioè chi si assicura che palco, luci e attrezzatura arrivino nelle venue.

«Trovare autisti e camion è diventato difficile», spiega Weathers. «Il 20% dei miei autisti s’è messo a fare altro. Alcuni hanno pensato di tornare quest’anno, ma non si sono ancora fatti sentire». E poi c’è il fattore vaccino: secondo Weathers, una piccola percentuale degli autisti rifiuta la vaccinazione e per questo non può partecipare ai tour di alto profilo che invece la richiedono.

Eliminare gli opening act

Molti artisti in tour quest’inverno viaggeranno con un opening act – Jaden Smith aprirà i concerti di Justin Bieber, Vince Staples quelli di Tyler, the Creator – ma in alcuni casi gli abbinamento sono stati annullati. La settimana scorsa i War on Drugs hanno annunciato, con una certa delusione, che gli artisti indie che avrebbero aperto i loro show sarebbero rimasti a casa.

La band non ha voluto rilasciare dichiarazioni per quest’articolo. Ma la cantautrice Caroline Kingsbury – che doveva aprire gli show nella East Coast – dice che la decisione l’ha spiazzata. «Vogliono eliminare ogni contatto al di fuori del giro del tour», dice. «Non me l’aspettavo, ci sto male, ma sono sicura che a loro dispiace». Detto questo, capisce la scelta. «Sono una grossa band e hanno bisogno di guadagnare, dicono che è l’ultima cosa che avrebbero voluto fare. Sarebbe stato fico, ma è andata così».

Affidarsi a un bravo tour manager

Se siete abbastanza fortunati da poter partire con un tour manager, affidatevi a lui. Sin dall’inizio della pandemia, molti tour manager si sono messi alla ricerca di informazioni sul modo migliore per restare on the road in sicurezza. «Tutti cercano di esplorare ogni opzione possibile», dice Tommy Garris. «Bisogna stare dietro a tutto e cercare di capire cosa può funzionare per il tour. Vogliamo rendere le cose più facili ed essere importanti sia per gli artisti che per la crew».

Per riuscirci, dice Garris, un tour manager dev’essere flessibile, fare cose che non immaginava di dover gestire, abituarsi a riscrivere i rider del backstage. «Ormai molti di noi sono diventati ispettori Covid».

Provare gli house concert

Molte venue hanno protocolli specifici per tenere in sicurezza fan e artisti, ma per poter controllare meglio i propri show alcuni preferiscono gli house concert. Per il cantautore Matt the Electrician e i rocker di Nashville Andrew Leahey & the Homestead sono diventati abbastanza redditizi da permettere loro di restare a galla durante la pandemia.

«In questo periodo le venue devono rispondere a un sacco di enti e gestire un sacco di regole. Mi spiace per loro e so che hanno più di un motivo per lamentarsi», dice Matt the Electrician, «ma poter portare la musica direttamente ai fan, e soprattutto in maniera sicura, è fondamentale».

Portare le mascherine

Alcuni artisti, come Jason Isbell e Harry Styles, chiedono un tampone negativo o il certificato vaccinale a chiunque voglia vedere un loro show. Altri si limitano a chiedere le mascherine (lo fanno anche Isbell e Styles). «Alcune band chiedono che siano obbligatorie, ne sto parlando con manager e agenti», dice Chris Cobb, gestore del locale di Nashville Exit/In. Il problema, però, è che l’obbligo non è ben visto in certe zone degli Stati Uniti. «Ne parlo con gli agenti di Chicago e New York, cerco di spiegare le sfumature culturali della cosa. Negli Stati repubblicani invece non è cambiato granché rispetto all’estate».

Cobb e gli altri proprietari di venue tengono d’occhio i dati sui contagi, soprattutto quelli relativi alla minore severità di Omicron sui pazienti vaccinati. «Gli scienziati per ora dicono che la variante è meno severa, che non ti fa stare troppo male. Se il virus sta diventando endemico e sarà come un raffreddore stagionale, allora riprendiamo a fare concerti. Una larga percentuale della popolazione ha avuto la possibilità di vaccinarsi. C’è una bella differenza con la situazione di prima».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.