Sesso, bidet e cassa dritta: Pop X e Iioana raccontano ‘Enter Sandwich’ | Rolling Stone Italia
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Sesso, bidet e cassa dritta: Pop X e Iioana raccontano ‘Enter Sandwich’

L'album è una raccolta di canti pandemici a cassa dritta e testa bassa che parlano d’amore, igieniste dentali col culone e sirene. Trigger warning: questo articolo contiene foto di sanitario malmesso

Sesso, bidet e cassa dritta: Pop X e Iioana raccontano ‘Enter Sandwich’

Pop X e Iioana

Foto press

Se vi comparisse solo un brano incentrato sul simbolismo dell’oggetto-bidet potremmo dire che Enter Sandwich (Bomba Dischi, in uscita oggi 5 novembre), picchiatello, tenero e onesto da fare schifo, ambisca a essere l’album della crescita dei Pop X. Visto che ce sono ben due possiamo affermare con certezza che è finalmente il disco della loro maturità.

Il disco contiene tutto ciò che è intellettualmente e fisicamente possibile apprezzare del collettivo trentino, all’ennesima potenza. Ha un carattere enciclopedico: sciorina traccia dopo traccia dodici temi diversi, dalla dimensione domestica in Il mio cuore è occupato a quella urbanistica di Chiappedimaiale; passando per la donna amata di Moleikofta e la nostalgia dell’infanzia di Oja. In Anemone il fil rouge è il passare del tempo: “In questa via silenziosa c’era una volta l’eternità” è un verso che si piazza come un cazzotto dopo una serie di pugni.

I pezzi raccolti, arricchiti in cinque casi dalla voce della musicista e artista virtuale romena Iioana (la trovate su YouTube e su Instagram), sono canti pandemici a cassa dritta e testa bassa, senza fronzoli: giù nella sostanza poetica, con minimi arrangiamenti e massima resa plastica. Ascoltarli con attenzione è guardare la realtà da una finestra su Trento o Rovereto con una strobo piazzata dietro la testa (“Che nella nostra siberia del Trentino dell’Est / Hanno trovato dei ragazzi che si iscrivono al Grest”, cantano in Porcoaltrove). Al minimalismo sonoro corrisponde un materialismo semantico dei fluidi corporei e mentali, quasi sadiano. I battiti della cassa sono come gli spigoli di un paesaggio cubista: all’inizio la veduta sembra deformata, al secondo ascolto ti accorgi che è più verosimile di una colonscopia alla testa del suo autore e cantore: Davide Panizza.

Con Davide e Iioana abbiamo conversato della maggior parte dei brani di Enter Sandwich.

Come sono nati questi featuring?
Iioana: Ok, direi abbastanza per caso. Era un periodo in cui ascoltavo tanto Pop X, in modo quasi maniacale. Fantasticavo su come, se ci fossimo conosciuti, avremmo potuto suonare insieme. Gli ho scritto da fan, senza sperare troppo in una risposta. Ma dopo pochi messaggi ci siamo accordati per provare a collaborare. La cosa è successa in modo surrealmente veloce.

Che tipo di controcanto fai ai versi di Davide nei tuoi interventi in pezzi come AIDTS o Oja o nel testo – tutto tuo – che hai scritto per Semivulgar?
Iioana: Davide mi aveva chiesto di cantare in romeno. Quando scrivo i miei testi sono molto personale e non lo faccio mai in italiano, anche se è una lingua che parlo. Nei miei featuring e in Semivulgar canto di esperienze psicologiche di segno opposto rispetto a quelle di Davide, che è uomo che vive in famiglia. Le mie parole sono quelle di una donna che vive da sola, come i gatti. In esse è centrale la vita in casa ma anche quella nella mia testa.

IL MIO CUORE È OCCUPATO

Il mio cuore è occupato è la traccia con cui si apre l’album. Cominciamo ad ascoltarla e ci viene da pensare che Pop X abbia avuto una svolta neoromantica, fino al distico: “Il mio cuore è occupato e poi ti ho sempre amato / Quando ho fatto l’amore col tipo pelato”. La capoccia lucida di questo deus ex machina che ti fa l’amore irrompe come prova del nove che sei rimasto lo stesso di sempre. Quell’uomo calvo che si sfoga dentro di te sembra funzionare come amuleto di sincerità e onestà sentimentale in una relazione. Come se quel cranio contenesse il manuale d’amore migliore del mondo, sottolineando l’importanza di ammettere le proprie debolezze – nonché le proprie flatulenze: “Il mio culo è sfondato da una scorra che ho fatto” – ai nostri partner, ma soprattutto a noi stessi.
Davide: Credo che tu sia sulla strada giusta. L’idea era quella di raccontare attraverso una canzone la relazione che ho con la mia compagna, come la vivo e come si è evoluta ma anche l’amore più in generale. L’espediente che uso per farlo è una sorta di dialogo con lei.

Che cos’è per te l’amore?
Davide: Il tema centrale del brano è la divisione tra corpo e mente. Anche se sono stato con un tipo pelato, in sostanza, io continuo ad amare la mia tipa. Lo posso affermare tranquillamente, perché è la verità. Sto con lei da molti anni e mi può capitare di vivere delle altre esperienze, ma queste non fanno altro che aiutarmi a rendermi conto di quanto la amo. Boh.

La seconda traccia si intitola AIDTS e contiene il primo featuring di Iioana. Il pezzo è un canto di lockdown a tutti gli effetti (“Non dovrai più pensare a cazzo dove andare / Le nostre ferie le faremo sulle scale”). In primo piano si fa notare una narrazione bozzettistica (“Tu ti nascondi in corridoio lo so lo sai / Che giocheremo a nascondino per sempre o mai”) mentre sullo sfondo il mondo rischia di finire o perlomeno di affogare (“Perché nel resto dell’Italia settentrionale / Ci sarà soltanto spazio per il mare”).
Davide: Sì, l’ambientazione del brano è quella tipica del lockdown. Ho immaginato una situazione un po’ asfittica in cui le piogge invadono il Nord Italia e io e la mia famiglia rimaniamo nella nostra casetta. C’è malinconia nel descrivere questo contesto apocalittico, ma anche la volontà di affermare che le cose vanno avanti: la mia routine dei calzetti funziona nonostante tutto.

Qual è il ruolo delle sostanze con cui chiudi il pezzo (“Faremo loro dei panini all’eroina / Perché tutte le droghe sono sdoganate / LSD per colazione giù in cucina”)?
Davide: Ogni volta che apro Facebook trovo un post di Camurri sui funghi e la rivoluzione psichedelica. Col cervello pregno di questi argomenti non ho potuto fare a meno di metterli dentro il pezzo.

Perché lo hai intitolato così?
Davide: È stato del tutto istintivo. Mi piaceva come parola nella tracklist.

Quando tocca a te, Iioana, cosa canti?
Iioana: Mi ha ispirato la tematica malinconica incentrata su amore e droghe, e ci siamo trovati sul terreno comune delle esperienze relazionali psichedeliche nel contesto di una catastrofe. Ma nella mia parte racconto il contrario della storia di Davide: una fuga. Quando il mondo esterno è troppo pesante mi chiudo in me stessa per restare sola: “Iti cer sa ma iubesti si nu mai comenta / Hai sa tacem pana se termina apocalipsa” [“Ti chiedo di amarmi e non protestare / Taciamo fino alla fine dell’apocalisse”, traduzione dell’autrice].

Porcoaltrove prende le mosse dalle atmosfere baustelliane di una vita di provincia ristretta ma non priva di oscure fascinazioni. Vi ricorre un motivetto da carosello, perfetto accompagnamento per quella vecchia giostra che deve essere vivere sempre fuori stagione, vicino Trento. “Sul marciapiede della vita non ho trovato un bidet” è un’immagine straordinaria. È come se quel bidet – uno di quelli che a volte, del tutto inattesi, vediamo abbandonati sui cigli delle strade, quasi un conforto assai poco funzionale che il destino ci mette a disposizione – fosse per Pop X ciò che sono gli alberi di limone per Montale, solo che nel tuo caso non c’è incontro fortuito ma, anzi, ricerca di qualcosa che non si trova. Qual è la storia di questo sanitario mancato? È esso stesso il simbolo della tua musica?
Davide: Questa frase nasce dalla realtà ma è anche una metafora. In casa abbiamo il bidet rotto da diversi mesi. Te ne manderò una foto (ride). Ha il miscelatore rotto e non posso usarlo: ogni volta devo andare in doccia, come se fossi un inglese. Senza il bidet non riesco davvero a dire di essere andato al cesso. Non trovarlo lungo il marciapiede della vita è come dire che l’esistenza può essere sì piena di avvenimenti e la mente piena di tanti pensieri ma non è bello se, quando hai bisogno di un bidet, questo non c’è. È un punto di contatto con la realtà che è venuto meno.

Iioana: Anche a me è piaciuta questa poetica.

Il bidet di Davide Panizza

Che vuol dire la parola Moleikofta, che fa da titolo della quarta traccia?
Davide: È il mio piatto preferito dal ristorante indiano vicino casa. L’ho preso la sera in cui ho scritto la canzone. O meglio: avrei voluto prenderlo. In verità il mio piatto preferito è un altro. Moleikofta è come chiamo il piatto che ho in mente e di cui ho voglia, sbagliando puntualmente ordinazione. Sono polpette di ceci, ma a me piacciono più i cubetti di formaggio, peperoncino e peperoni.

Quindi Moleikofta è una serendipity a metà, cioè la capacità essere comunque felici di fare ordinazioni infelici.
Davide: Sì (ride).

Nel pezzo descrivi una specie di donna ideale. Una in carriera e che non solo cucina ma che, quando cucina, fa anche uso di lievito madre: “Asciugami le lacrime con il tuo aspirapolvere / Questa vita domotica, sei una donna robotica”.
Davide: È un elogio della mia compagna. Faccio riferimento al suo essere forte nonostante abbia vicino una persona come me. Come quando mi chiede davvero questo Moleikofta e io arrivo a casa con qualcos’altro.

Veniamo a Chiappedimaiale. Qui parti della dimensione urbana, i ritmi della città. Ma di chi sono davvero le natiche suine di cui parli?
Davide: Questa canzone nasce dal fatto che sono rimasto turbato dalle tipe che hanno quei culi giganti. Mi chiedo: perché avere quel culo esasperatamente gigante fa onore? Secondo voi, perché?

Iioana: Per colpa del capitalismo.

Davide: Ok.

Iioana: Magari ci sono anche dei lati positivi, tipo promuovere delle forme più piene. Ma il silicone resta un’industria che vende culi artificiali e che tende al consumismo.

Davide
: Ero dal dentista e a un certo punto arriva questa tipa che è un’igienista dentale. Quando torno a casa mi rendo conto di essermi un po’ invaghito di questa donna che mi aveva lavato i denti. Ho messo insieme un po’ di cose ed è venuta fuori la canzone.

Ah, quindi non c’è da parte tua una condanna definitiva?
Davide: No, no a me piacciono questi culi giganti. Però vorrei capire perché mi piacciono. Non riesco a capire se sono stato manipolato o se è naturale che a una persona piacciano dei culi così grandi. Tanti anni fa un mio amico archeologo mi disse che le scimmie andavano in giro non del tutto erette, ma chine, giusto? Allora quando camminavano in fila avevano la testa all’altezza del culo della scimmia davanti. Così è nata l’attenzione per le chiappe. Allora è come se stessimo tornando scimmie non più erette che pensano al culo davanti al proprio naso.

Sabbia contiene un’altra immagine molto bella: “Una sirena nata e morta a Forlì”. Vicino al mare, ma non troppo e comunque non al mare. Siamo tutti come lei, nella sospensione tra la vita come la vorremmo e come invece è?
Davide: Hai centrato la storia della sirena nel limbo. Di Forlì in particolare la stazione mi ha sempre trasmesso una sensazione di abbandono, di impossibilità di decollare nella nostra quotidianità, di alzarci da terra perché trafitti dai nostri problemi. In potenza potremmo fare tante cose ma siamo spesso come falene con le ali tarpate.

Sei sempre più un cantautore?
Davide: I testi sono stati l’incipit di questo disco. Gli arrangiamenti sono venuti tutti dopo e ci sono poche parti strumentali.

In Semivulgar le parole sono affidate interamente a Iioana.
Iioana: Qui ho provato a ispirarmi allo stile di Davide, che effettivamente è un po’ semivolgare. Sono accusatoria dei confronti di una persona amata. Lui fa la doccia e io gli getto i soldi addosso. Alla fine ci lasciamo e gli dico che sta facendo la troia.

Davide: Veramente? (Ride) Scusa se rido ma non avevo capito cosa dicessi qui. Mi fa troppo ridere l’idea che gli lanci le monete addosso. Hai mai visto su YouTube il video con le monetine di Craxi?

Iioana: Le monetine di chi? Comunque il fatto che lui sia in doccia mi fa pensare anche alle monetine gettate nelle fontane.

Sei riuscita a fare l’impossibile: fondere l’iconografia di Psycho con quella craxiana.
Iioana: Gli dico anche: “Ti-am lasat pipi-n baie / Ca n-am putut sa te-nfrunt” [“Ti ho lasciato la pipì nel bagno / Perché non ci siamo potuti confrontare“, traduzione dell’autrice]. È ispirato a fatti reali.

In Solonoi torna il tema del bidet, stavolta per un’eccezionale dichiarazione d’amore: “Questa serata voglio farla con te / Andare a letto senza farmi il bidet”. Se il bidet significa le cose importanti che abbiamo ricostruito prima, rinunciarvi corrisponde a definire l’amore come rinuncia volontaria alle certezze, capace di lasciarci nudi, vulnerabili e anche potenzialmente sporchetti.
Davide: Preferisco non aggiungere altro.

Scopamigo chiude il disco ed è il pezzo che ci siamo ritrovati a canticchiare prima degli altri, possibilmente non in pubblico. “Ti ho dato di tutto e ti sei presa il dito” è un verso che sembra divertente ma in verità si porta dietro degli strascichi di dolore. Era meglio essere friendzonati che scelti solo per un segmento terminale della propria mano?
Davide: Il pezzo racconta la mia condizione quando desidero una persona e sono pronto a darle il mio corpo, vale a dire ciò che per me rappresenta il tutto, ma quella persona si limita a prendere di me un dettaglio, solo una piccola parte del tutto. È allora che capisco il rapporto sessuale non è quasi niente.

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