Roger Taylor: «Per il sequel di ‘Bohemian Rhapsody’ serve un piano geniale» | Rolling Stone Italia
Interviste Musica

Roger Taylor: «Per il sequel di ‘Bohemian Rhapsody’ serve un piano geniale»

Il batterista dei Queen ha passato la quarantena a scrivere musica e fare lezioni su Instagram. Ora, dopo il singolo ‘Isolation’, pensa a un disco solista e al prossimo tour europeo del gruppo


Roger Taylor: «Per il sequel di ‘Bohemian Rhapsody’ serve un piano geniale»

Roger Taylor

Foto: Robb Cohen/Invision/AP/Shutterstock

Roger Taylor contava di passare la serata del 29 giugno a suonare la batteria con i Queen e Adam Lambert davanti a 15 mila persone nell’Olympiahalle di Monaco, in Germania. A causa del coronavirus, ha passato la serata guardando due documentari di Netflix, Trump: An American Dream e Magnetic. Durante gran parte del lockdown si è diviso tra le due case che ha in Inghilterra, ma al momento è in Croazia con gli altri membri della sua famiglia. «Ho una barca, sono riuscito a prenderla e ora sono nel mezzo del Mediterraneo», dice, «e pare che qui il Covid non ci sia. Siamo fortunati. Siamo riusciti a scappare. Questo è un Paese meraviglioso e sottovalutato».

Taylor ha parlato con Rolling Stone della sua vita durante il lockdown, del brano solista Isolation, delle condizioni di Brian May dopo l’infarto, delle possibilità di un sequel di Bohemian Rhapsody, del nuovo disco di Bob Dylan e del suo possibile ritiro.

Come hai passato la quarantena? 

Sono fortunato. Abbiamo una casa al mare in Cornovaglia, che per chi non lo sapesse è la punta sudoccidentale del Regno Unito. Abbiamo un sacco di spazio lì, non è stato poi tanto male. Ma come per tutti è stata anche un’esperienza strana, preoccupante, ansiogena. Non sapevamo cosa sarebbe successo, e le cose non sono granché cambiate.

Eri appena tornato da una serie di date in Australia… 

Eravamo in Australia poco prima che arrivasse la pandemia. Abbiamo fatto un tour incredibile. È successo tutto quando siamo tornati a casa. Abbiamo dovuto rimandare il tour europeo al prossimo anno. Ci vorrà un bel po’ prima di tornare alla normalità.

Sei riuscito a goderti questo periodo a casa, o sei impazzito dalla noia? 

Non sono impazzito, ma posso capire chi vive in un piccolo appartamento nel centro di una città. Per loro sì che è stato difficile. Io potevo andare all’aperto e al mare senza incontrare nessuno.

Parliamo della tua nuova canzone Isolation
Nella cantina di questa casa c’è una piccola batteria. Ho iniziato a dare lezioni su Instagram ai principianti, ho svelato qualche trucco di cui non si parla nelle lezioni formali, cose molto semplici. Credo che le lezioni formali vadano nella direzione sbagliata. Insomma, facevo quelle lezioni e mi sono detto: eccoci qui, in isolamento. Dovrei scrivere una canzone che ne parli, magari le persone ci troveranno qualcosa. In fondo c’è tantissima gente che vive la stessa situazione.

Suoni tutti gli strumenti?
Sì. Mi piace suonare tutto nelle mie cose da solista. Così è solo colpa mia.

Come l’hai registrata? 

Quando sono tornato a casa a Surrey, poco fuori Londra, ci ho lavorato nel mio studio. Sembra che alla gente la canzone piaccia, e mi fa piacere. È un pezzo nato sul momento, una pura reazione a quelle circostanze. Pensavo a come avrebbe colpito le persone. Ci siamo passati tutti, anche se non con la stessa intensità. E mi sembra che molti adesso ignorino il virus, e molta gente continuerà a soffrire per questo.

C’è la possibilità che tu faccia un altro disco solista? 

Ho pubblicato un po’ di cose negli ultimi cinque anni, ma ho una piccola collezione di canzoni che prima o poi vorrei pubblicare. Quando ne avrò abbastanza, lo farò. Durante il lockdown mi sono goduto a fondo il nuovo disco di Bob Dylan. È stato fantastico sentirlo al lavoro. Amo il suo nuovo album. I Contain Multitudes e Murder Most Foul sono fantastiche. Mi ha davvero fatto bene durante quelle settimane.

Ti manca stare sul palco? 

Abbiamo appena fatto un grosso tour in Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud. Ancora non mi manca molto e l’anno prossimo faremo un altro grande tour in Europa. Le date sono le stesse, speriamo che la gente andrà ancora ai concerti. Incrociamo tutti le dita per il vaccino. Staremo a vedere.

Saresti a tuo agio sul palco senza un vaccino?
Senza vaccino non sono sicuro che il tour si possa fare. Sarei a mio agio solo se il rischio per il pubblico fosse inesistente o molto basso. Non mi sorprenderebbe vedere tutti con la mascherina. Vedremo. Come tutti, non so cosa succederà.

L’anno scorso ero al vostro concerto al Madison Square Garden. Il palco era pieno di energia e amore, sembrava che il film vi avesse dato una carica nuova. Non credo di aver mai visto così tanta gente a una data americana dei Queen…
Credo sia vero, l’ultimo tour era quasi sempre sold out. È stato molto gratificante. Credo ci fossero molti nuovi fan, giovani che avevano visto il film e che l’avevano apprezzato. Magari avevano sentito i nostri pezzi in qualche evento sportivo, cose del genere, ma non sapevano chi fossimo. Siamo molto grati per aver avuto la possibilità di suonare per le nuove generazioni.

Adam sembra sempre più sicuro di sé. Immagino si senta anche sul palco.
Assolutamente. È una gioia lavorare con lui. Voce incredibile. Grande professionista. E grande senso dell’umorismo, il che rende le cose divertenti per tutti. Non riesco a immaginare nessun altro al suo posto. È bravissimo. È una gioia.

È come se aveste trovato l’unica persona del pianeta in grado di fare quel lavoro.
Non abbiamo neanche dovuto cercare. È successo. Ha quel dono. Sul palco ha un carisma eccezionale, un po’ come Elvis. È grandioso. Non ci sono abbastanza parole per dirlo. È anche un grande amico, e un buon vicino a Los Angeles.

Come sta Brian? So che ha avuto qualche problema di salute…

È vero. Abbiamo cancellato il tour e poi si è ammalato sul serio. Forse avremmo dovuto cancellarlo comunque. Ora sta guarendo. Ci sentiamo tutti i giorni, è stato un bello spavento. Lui si è spaventato. È stato strano. Eravamo doppiamente colpiti. Anche il nostro manager ha avuto un brutto infarto. È stato un anno strano da tutti i punti di vista.

Ho parlato con Brian prima dell’infarto e mi ha detto che avete deciso di non fare un sequel di Bohemian Rhapsody. Stavate lavorando a qualche idea in particolare per il film?

Devo dire di no. Dovremmo fermarci uno o due anni e capire se un altro film sarebbe credibile o meno. Bohemian Rhapsody è stato un grande successo. La cosa ci ha resi felici, ovviamente, ma non voglio che la gente pensi che vogliamo specularci su. Per funzionare, il sequel dovrebbe avere grandi idee e una grande sceneggiatura. Per ora non mi è venuto in mente il modo giusto per farlo.

L’ultimo tour con Freddie e gli ultimi anni della sua vita sono stati particolarmente drammatici e densi di eventi, non credi?
È vero. Stiamo parlando del post Live Aid. Se qualcuno ci proporrà un piano geniale, lo prenderemo in considerazione (ride). Al momento siamo felici di quel che è successo col film. Ci sono tantissimi sequel che non sono all’altezza degli originali. Ce ne sono altri che ci sono riusciti, ovviamente, ma è un territorio pericoloso.

Il primo vi ha portato agli Oscar, immagino sia stato scioccante. Non l’avevano previsto in molti.
È stato straordinario. Ci sono stati i Golden Globe, i BAFTA e poi gli Oscar. È stato un bel viaggio, ma non era il nostro mondo. Il nostro mondo è il rock’n’roll, ma stato affascinante e interessante essere coinvolti in quello del cinema. Quando il film ha vinto quattro Oscar è stato difficile rendersene conto. Tieni conto che a me e Brian non ne hanno dato nessuno, ma va bene così.

Per quanti anni pensate ancora di suonare in tour? Penso a Charlie Watts: è più vecchio di te di un decennio, eppure è ancora seduto dietro alla batteria. 

È straordinario. Buon per Charlie! Io e Brian ne parliamo molto. Ci diciamo: beh, ci godiamo di più questa cosa adesso che in passato. È il nostro lavoro, è quello in cui siamo bravi. Il tacito accordo tra di noi è che continueremo finché saremo in grado di suonare decentemente e ci piacerà farlo. Quando una di queste due cose finirà, ci fermeremo.

Le canzoni dei Queen sono impegnative da suonare live e non ci sono tante band che trasformano così tanto la musica sul palco.

Verissimo. Molto ha a che fare con l’amore e il coinvolgimento del pubblico. Vogliamo che partecipino e che si sentano parte dello show. È una cosa che abbiamo sviluppato nel corso degli anni, è diventata parte del nostro DNA.

Spero che il tour del 2021 si farà. La pandemia sarà finita quando potremo entrare in uno stadio e vedere i Queen in sicurezza.
Quando le arene riapriranno e la gente potrà stare insieme in massa, si farà. Psicologicamente sarà un bel passo in avanti. Spero succeda già il prossimo anno. Dipende dagli dei, se ci credi.

Altre notizie su:  Queen Roger Taylor