"Rock-the-casah", la quarantena di Max Pezzali | Rolling Stone Italia
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“Rock-the-casah”, la quarantena di Max Pezzali

L'ex 883 racconta il suo periodo di isolamento, perché dobbiamo scrivere canzoni per il post-coronavirus e perché Bon Iver è l'esempio da seguire per chi compone musica in solitudine

“Rock-the-casah”, la quarantena di Max Pezzali

Artwork: Stefania Magli

«Sono cresciuto dando per scontato il diritto alla libertà di movimento e di aggregazione: poter andare dove mi pare, con chi mi pare, quando mi pare. Ma questa è una situazione nuova, non ricordo niente di simile», ha scritto Max Pezzali sui social nei primi giorni dell’emergenza coronavirus. La pandemia è arrivata nel bel mezzo della promozione del suo nuovo singolo Sembro matto – che lo accompagnerà fino alla data a San Siro di questa estate –, ma Pezzali non si è fermato e ha cercato di coinvolgere il suo pubblico con varie dirette su Instagram e raccogliendo donazioni per la ricerca sul Covid-19 e l’Ospedale Sacco di Milano. Adesso è a casa, al lavoro nel suo studio. «Dobbiamo scrivere canzoni per il post-coronavirus, la nostra percezione della realtà non sarà più come prima», dice.

Dove e come passi queste giornate di isolamento?  
A casa, come tutti. Mi alterno tra il mio home studio e il divano davanti alla televisione.

Quali dischi stai ascoltando, quali libri stai leggendo, quali film o serie stai guardando?
Quando sto scrivendo canzoni per un nuovo album cerco di ascoltare meno musica possibile: ho sempre paura che qualche melodia mi rimanga inconsapevolmente in testa e che si traduca in un plagio involontario. Preferisco quindi dedicarmi alle serie TV: Homeland, che avevo colpevolmente trascurato per tanto tempo, The Outsider, serie di HBO basata su un romanzo di Stephen King, e Better Call Saul, spinoff di Breaking Bad.

C’è una canzone in particolare che ami ascoltare quando sei solo? 
In questi tempi complicati ci vuole una canzone che dia la carica: niente di meglio di I’m Shipping Up to Boston dei Dropkick Murphys, che con l’avvicinarsi della festa di San Patrizio (l’intervista è stata fatta prima del 17 marzo, ndr) ha anche il giusto livello di irlandesità.

 

 
 
 
 
 
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Quale artista del presente o del passato, italiano o straniero, vorresti avere lì con te per fare musica? E perché lui/lei? 
Justin Vernon, aka Bon Iver. Ha scritto e registrato il suo primo album For Emma, Forever Ago da solo in uno chalet isolato nei boschi del Wisconsin, quindi forse sarebbe il partner più indicato in un momento come questo.

Là fuori l’atmosfera è pesante. Quando scrivi musica l’umore collettivo ti influenza?
È inevitabile che la scrittura risenta di quanto accade intorno a noi, ma bisogna pensare che questa situazione sia passeggera e che si risolva al più presto. Dobbiamo scrivere canzoni per il post-coronavirus, consapevoli del fatto che la nostra percezione della realtà non sarà mai più come prima.

Le puntate precedenti: Cristiano Godano, Gazzelle, Tutti Fenomeni, Generic Animal, Anastasio, Calibro 35, Coma_Cose, Dente, Boosta, Bugo, Ghemon, Kiss

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