Rolling Stone Italia

Riscoprire i Digable Planets 30 anni dopo il loro gioiello hip hop

Il 9 febbraio 1993 usciva 'Reachin’ (A New Refutation of Time and Space)', un album fondamentale per l'evoluzione del rap col jazz nel dna

Foto: Tim Mosenfelder/Getty Images

John Morrison aveva 10 anni quand’ha cominciato a creare dei beat con la Casio RZ-1, la drum machine usata anche da Prince Paul in 3 Feet High and Rising dei De La Soul. Tre anni dopo, nel 1993, ha ascoltato un disco che ha cambiato per sempre il suo modo di concepire la musica: l’album d’esordio dei Digable Planets Reachin’ (A New Refutation of Time and Space).

«È stato un momento magico», dice il beatmaker/scrittore/dj che tra le altre cose s’è occupato della biografia che ancora adesso è online nel sito della band. «La storia della musica black interagiva col jazz grazie ai campionamenti e i rapper che lo citavano. Hanno preso tutti questi riferimenti dalla musica dei genitori e dei nostri nonni e ce li hanno riproposti».

I Digable Planets non hanno influenzato solo i beatmaker d’inizio anni ’90, sono arrivati anche quelli che avevano iniziato prima di loro. DJ Premier, uno dei loro predecessori, ricorda la prima volta in cui ha ascoltato Rebirth of Slick (Cool Like Dat), il singolo di traino di Reachin’. «Hanno subito attirato la mia attenzione», racconta, «campionare jazz era una cosa nuova. Quella canzone m’ha fatto immediatamente entrare in connessione col movimento di cui facevano parte. Sono stati importanti nella storia dell’hip hop».

Dart Adams (giornalista, storico e autore) aveva 17 anni quando ha ascoltato Rebirth of Slick. Trent’anni dopo è ancora affezionatissimo all’album e alle note contenute nell’audiocassetta. «Non avete idea di cosa abbiano significato per me quella cassetta e quelle scritte piccolissime. Ho cercato per anni il film che teoricamente aveva Pacifics nella colonna sonora».

Craig “Doodlebug” Irving e Mariana “Ladybug Mecca” Vieira ridono quando sentono la storia di Adams. Ancora si stupiscono per l’impatto che l’album ha avuto su tante persone. «È incredibile che la gente ne parli ancora», dice Doodlebug. «Allora vivevamo alla giornata e ci divertivamo a fare ciò che ci piaceva. Non avremmo mai pensato di lasciare una simile traccia, con i più giovani che ci conoscono, vengono ai concerti e ci ascoltano. Non l’avremmo mai immaginato ed è bellissimo». Conferma che il brano citato da Adams, intitolato Pacifics – From the Original Motion Picture Soundtrack “N.Y. Is Red Hot” non fa parte di alcuna colonna sonora: era uno scherzo.

«Di recente pensavo che avevo 19 anni quand’è uscito Reachin’», aggiunge Mecca. «È impressionante pensare a quanto tempo è passato, il tempo è volato, ma ogni giorno ci sono persone che lo riscoprono».

Quest’anno i Digable Planets lanceranno un tour per il trentennale di Reachin’. Ishmael “Butterfly” Butler (terzo autore dei testi e produttore principale del gruppo) spera che tutti, vedendoli suonare il disco dal vivo, percepiscano una cosa: l’energia. «Parlo dell’energia di chi è felice e si sente fortunato. Voglio essere presente fisicamente, vibrare, fare suoni e musica, entrare in connessione e ottenere una reazione».

L’esordio dei Digable Planets continua a influenzare nuove generazioni di musicisti e appassionati. Il rapper ventottenne Akai Solo, l’ultimo messo sotto contratto dalla Backwoodz Studioz di Billy Woods, non era nemmeno nato quand’è uscito Reachin’, eppure afferma che Rebirth of Slick ha avuto un impatto enorme sul suo modo di scrivere. «Potrebbe essere l’esempio della canzone rap perfetta», dice. Era fluida senza che le barre ne soffrissero. «“Noi stiamo al rap come la chiave sta alla serratura” è una frase davvero buona. Versi del genere ti ricordano che puoi essere conciso e incisivo allo stesso tempo. Non c’è bisogno di fare solo una cosa o l’altra. Falle entrambe».

Mecca, in particolare, ha ispirato enormemente la generazione contemporanea dei rapper influenzati dal jazz. Pink Siifu, giovane rapper che ha lavorato in studio con lei, ha solo cose positive da dire sul suo conto. «Ascoltare la voce di Ladybug Mecca mi ha insegnato che non devo per forza essere aggressivo», spiega. «Ladybug Mecca è la prima voce cool del rap».

Mavi magnifica la capacità di Mecca di essere sempre sul pezzo. «Mi ha contattato molto tempo fa», dice il rapper della North Carolina che lo scorso anno ha pubblicato l’acclamatissimo Laughing So Hard, It Hurts. «Ha collaborato con molti miei amici come Pink Siifu e Zero. Ha parlato benissimo di me quando muovevo i primi passi. Sono corso a dirlo a mio padre». Mavi è noto per come esprime direttamente le sue idee sociopolitiche, utilizzando la musica per rivolgersi ai giovani di colore in un modo che ricorda il candore dei Digable Planets, non solo a livello musicale.

Dart Adams ricorda il giorno del 1994 in cui i Digable Planets hanno vinto un Grammy per Cool Like Dat: si sono portati a casa il premio per la migliore performance rap in duo o gruppo, ma sono arrivati dietro a Toni Braxton nella categoria migliore nuovo artista. «La gente, nel mainstream, era innamorata dei Digable Planets, ma non li capiva del tutto», dice Adams. «Poi c’era chi li comprendeva, ma pensava: preferirei che non avessero così tanto appeal commerciale».

Nel discorso fatto ritirando il Grammy, Butler ha detto: «In rappresentanza della mia crew, accetto questo premio in nome dell’hip hop e della cultura black in generale. Vogliamo che tutti pensino ai senzatetto che sono qua fuori, mentre noi stiamo seduti su poltroncine da 900 dollari. Loro sono fuori e nemmeno hanno da mangiare».

«Li abbiamo rispettati per averlo detto», ricorda Dart. «Abbiamo detto: yo, grande, sono come pensavamo. E pure: non sono come pensano quegli altri».

Quando, nel 1993, la critica lodava i Digable Planets per avere rivoluzionato il rap, solitamente ne citava i saldi valori morali o i campionamenti jazz particolari (le note di copertina di Reachin’ citano Art Blakey and the Jazz Messengers, Dave Hubbard, Eddie Harris fra gli artisti campionati da Butler e i suoi co-produttori Mike “Launching an Attack” Magini e Shane “The Doctor” Faber). Ma il gruppo ci tiene a sottolineare di non essere stato il primo a fare una cosa del genere. «Eravamo attivi in un momento in cui era in corso una rivoluzione musicale che arrivava dal rap», continua Butler. «Tutto stava nel lasciarsi ispirare, influenzare e partecipare».

Il rapper di Baton Rouge Wakai, ventiduenne noto per la sua cadenza morbida e il mix di beat di generi diversi, dice che se non fosse per i Digable Planets lui non sarebbe qui. «Hanno cambiato totalmente la mia prospettiva», dice entusiasta. «Ognuno aveva il proprio ruolo, ma erano una cosa sola. E la loro miscela di jazz e hip hop era meravigliosa. Ricordo ancora benissimo mio papà che ascoltava la loro musica e diceva: questo beat è pazzesco!».

Un anno dopo Reachin’, i Digable Planets hanno pubblicato il secondo disco, un album più politicizzato intitolato Blowout Comb. Nonostante un minore sostegno da parte dell’etichetta, il disco è diventato uno dei preferiti dei fan. Tutti e tre i membri continuano a fare musica per proprio conto e Butler ha anche fondato un altro gruppo hip hop di successo, gli Shabazz Palaces. Hanno continuato a riunirsi come Digable Planets, perché la loro musica è sempre attualissima.

«È come se la musica e il gruppo esistessero indipendentemente da noi», spiega Butler. «Chi avrebbe mai potuto immaginare che, a 30 anni di distanza, avrei fatto ancora dei concerti coi Digable Planets senza dovere per forza pubblicare musica nuova? È una bella fortuna. Non c’entra nemmeno se mi va o meno. È proprio che posso farlo, capisci quel che voglio dire? È una gran fortuna».

Da Rolling Stone US.

Iscriviti