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Prima di morire, David Crosby voleva fare pace con CSNY

Due concerti con pezzi d’epoca per ricucire i rapporti con Stills, Nash e Young. «Aveva commesso degli errori e voleva fare ammenda». Ora il sogno del musicista californiano verrà realizzato dalla sua band

Foto: Matt McClain/The Washington Post/Getty Images

Lo scorso 17 gennaio James Raymond ha sentito il bisogno di sentire David Crosby, il padre “perduto” con cui ha allacciato i rapporti in età adulta. Sapeva che il padre aveva già contratto il Covid una volta, ma era ottimista. Nel giro di un mesetto i due sarebbero saliti insieme sul palco del Lobero Theatre di Santa Barbara, California, per un concerto che avrebbe segnato il ritorno di Crosby ai concerti dal vivo.

«Dovevo assolutamente chiamare Croz», racconta Raymond. «Non era messo benissimo, per via del Covid. Ha risposto subito ed effettivamente non sembrava affatto in forma, ma ha detto che non vedeva l’ora di trovarsi con la nuova band per iniziare a provare. Gli ho raccomandato di rimanere idratato e di continuare a riposare, che saremmo partiti appena lui si fosse ripreso completamente. Gli ho detto che gli volevo bene e lui l’ha detto a me».

Raymond non lo sapeva, ma aveva appena avuto la sua ultima conversazione col padre. Il giorno dopo, David Crosby è morto all’età di 81 anni, a quanto pare per complicazioni dovute al coronavirus. Il mese prossimo, però, buona parte dei musicisti della sua backing band, più alcuni ospiti, riprenderanno l’idea del concerto che non c’è mai stato: faranno la stessa scaletta come tributo a quello che per il chitarrista e cantante Steve Postell è «il nostro eroe caduto». Non doveva essere solo il comeback show dopo tanti anni, era anche il modo in cui il volubile Croz tentava di ricucire i rapporti con Stephen Stills, Graham Nash e Neil Young.

C’è stato un momento in cui nessuno, nemmeno Crosby, pensava che il concerto si sarebbe potuto fare. Circa un anno fa parlava di ritirarsi dalle scene per via dell’artrite. Postell racconta che gli ha detto: «Le mie mani non vanno più bene, ho cercato di curarle, l’intervento ha solo peggiorato le cose». Poteva però ancora «cantare, scrivere e fare dischi».

Postell, scherzando, si è offerto di imparare le parti di chitarra di Crosby, se lui mai avesse ripreso a esibirsi live. Mesi dopo, Crosby ha accettato. Dopo una jam session con Raymond e Postell, ha dato l’ok per mettere insieme una band. Intanto il Lobero, dove Crosby aveva già suonato e che si trova vicino alla sua casa di Santa Ynez, ha contattato Postell per celebrare il 150° anniversario del teatro. «È stato facile. Gli ho detto: “David, volendo c’è uno show per partire con questa cosa”». E così Crosby si è impegnato a tenere due concerti alla fine di febbraio.

Durante una delle prime prove Crosby, che soffriva anche di cuore, «non era certo di potercela fare, mi ha confidato di essere agitato in buona parte per il fatto di non suonare la chitarra». Ben presto, Raymond ha visto il padre riaccendersi: «È andato al microfono e ha cantato benissimo, tornando rapidamente in forma. A quel punto ha capito che poteva farcela».

Tenendo conto della minore resistenza di Crosby, in scaletta ci sarebbero state 13 canzoni: un set principale di nove brani e quattro bis. Negli ultimi anni, Crosby si era vantato di non basare i suoi show sulla nostalgia, per proporre materiale recente. Questa volta invece aveva deciso di concentrarsi interamente su canzoni della famiglia CSNY: pezzi di CSN (Long Time Gone, Guinnevere, Delta, Anything at All), di CSNY (Woodstock, Carry On, Déjà Vu, Ohio) e di Crosby & Nash (Naked in the Rain, Carry Me). L’idea, per mantenere un’atmosfera vintage, era di suonare le canzoni in modo il più possibile fedele agli originali. «Col tempo e con gruppi diversi gli arrangiamenti si erano allontanati da quelli delle registrazioni», racconta Raymond. «Ora voleva cercare di tornare agli arrangiamenti originali e c’era qualcosa di bello in questo».

Stando ai musicisti, la decisione di concentrarsi sul catalogo legato a CSNY, e non sul materiale di Crosby dell’ultimo decennio, è stata una scelta mirata. Secondo Raymond e Postell l’inclusione di canzoni di Stills e di Young (e di due che aveva inciso con Nash) era un modo per invitare gli ex compagni di band a fare la pace. «Abbiamo deciso che non doveva essere solo una celebrazione di Crosby, ma della musica di CSNY», dice Postell. «Questo era il piano ed era un’idea di David. David amava quei ragazzi. Sapeva di aver commesso degli errori e voleva fare ammenda. Per farlo, voleva suonare un po’ di quella musica».

Per ribadire il concetto, anche il figlio di Stills, Chris, si è unito alla band. A quel punto, alla scaletta è stata aggiunta Carry On del padre di Chris. «Chris che canta con Croz ricorda un altro mix di voci», dice Raymond ridendo.

Sia Raymond che Postell confermano che Crosby, una volta fatti i due show al Lobero, aveva in mente di farne altri, un piccolo tour o una residency. Si stava anche preparando a pubblicare un disco. I concerti al Lobero dovevano essere registrati per un album dal vivo e, nei mesi precedenti, pare che Crosby fosse al lavoro su un altro disco. Stando a Raymond erano già stati incisi due brani (tra cui uno, Talked All Night, con la cantante Sarah Jarosz), mentre altri erano in fase di scrittura, non ancora completati.

Il 18 gennaio hanno iniziato ad arrivare telefonate e messaggi. Raymond ha scritto a Postell che Crosby aveva finito di tribolare. Postell ha travisato il messaggio e ha pensato che Crosby fosse guarito dal Covid. «Non mi ha neppure sfiorato l’idea», dice Postell, che aveva sentito Crosby quattro volte solo il giorno prima. «Il mio cervello non riusciva a elaborarlo. È stata una delle cose più scioccanti che abbia vissuto».

«Ci siamo crogiolati nella convinzione che sarebbe rimasto per sempre con noi», dice Raymond, che conferma che Crosby è morto nel sonno, a casa. «Stava abbastanza bene e poi si è ammalato di Covid per la seconda volta. Come sapete, aveva vari problemi di salute. Il fatto che non si trovasse in ospedale è stata una benedizione. Odiava gli ospedali. È stata la cosa migliore per lui».

Il nuovo concerto, fissato per il 20 agosto nello stesso teatro, ora è intitolato Stand and Be Counted – A Tribute to the Music of CSNY Performed by David Crosby’s Last Band, e sarà quasi del tutto simile a quanto già previsto per lo show di febbraio. La scaletta è invariata, ma nella band ci sarà il chitarrista Dean Parks, mentre le parti vocali di Crosby saranno interpretate da Raymond, Postell e Stills. Ci saranno anche Shawn Colvin, di cui Crosby parlava spesso, forse per cantare The Lee Shore, oltre a Richard Page dei Mr. Mister, Colin Hay dei Men at Work e Gracie Ray, la nipote di Crosby.

È stata annunciata la presenza di ospiti speciali, ma al momento non è chiaro se interverrà qualcuno degli ex compagni di viaggio di Crosby. Graham Nash partirà per un tour europeo pochi giorni prima, ma l’invito è stato esteso anche a Stills e Young. «Non abbiamo ricevuto dei no, ma nemmeno dei sì», dice David Asbell, direttore esecutivo del Lobero. «David aveva rapporti particolari con i suoi compagni di band, difficile sapere come si sono lasciati». Pare che, poco prima della morte, Crosby avesse chiamato e lasciato dei messaggi a Nash e Young e che lui e Nash avessero intenzione di parlarsi per la prima volta dopo anni. Stills e Crosby erano in rapporti più amichevoli, ultimamente.

Sia Raymond che Postell tengono a sottolineare che il concerto non è un evento commemorativo di Crosby, soprattutto perché non c’è ancora stato nulla di simile. «Voglio essere chiaro», dice Raymond. «Non è in alcun modo, forma o maniera una commemorazione o qualcosa del genere. L’idea è che siamo una tribute band di CSNY, che è anche l’ultima band di Crosby». Il programma di Crosby sarà rispettato, aggiunge Postell. «Solo che a cantare non ci sarà lui».

Da Rolling Stone US.

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