Intervista a Pharrell Williams: «Volevo rendere giustizia a tutte le donne» | Rolling Stone Italia

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure
Interviste Musica

Pharrell Williams: «Volevo rendere giustizia a tutte le donne»

Abbiamo incontrato il Re Mida della musica pop che ci ha parlato de "Il diritto di contare", film che ha prodotto e di cui ha composto la colonna sonora, che racconta la storia vera di tre donne afroamericane che sfidarono i pregiudizi per portare l'uomo sulla Luna

Pharrell Williams: «Volevo rendere giustizia a tutte le donne»

Pharrell Williams, musicista (per me vale Michael Jackson, Jay-Z, Rick Rubin, Russell Simmons, Dr.Dre), filantropo (From One Hand to Another), pluripremiato (19 nominee 7 Grammys), media mogul, fashion designer (G-Star Raw), scrittore, ambientalista e anche produttore cinematografico di uno dei film più belli dell’anno, Hidden Figures-Il diritto di Contare, di cui ha scritto anche la colonna sonora, uscita il 9 dicembre su Sony. 10 brani inediti in collaborazione con varie star tra cui Alicia Keys, Kim Burrell, Mary J. Blige, Lalah Hathaway e Janelle Monae, prodotta con Hans Zimmer e Benjamin Wallfisch.

«Sono venuto a sapere del progetto tramite Mimi Valdés, la mia business partner che ha incontrato la produttrice Donna Gigliotti, custode della sceneggiatura di Allison Schroeder e Theodore Melfi. Sono sempre alla ricerca di storie uniche e interessanti, ero pronto a tutto pur di essere coinvolto nel progetto. Produrre questo film è stata una grande responsabilità, soprattutto perchè le donne nel corso della storia sono sempre state boicottate, cittadine di serie B, non riconosciute a sufficienza per i propri contributi. Volevo rendere giustizia a TUTTE le donne, soprattutto a quelle di colore, che non venivano nemmeno considerate come esseri umani. Questo film tratta della storia di 3 donne che -sfido a trovarmi un film che abbia tre donne di colore protagoniste- hanno contribuito allo sviluppo del futuro di un’intera nazione, eppure nessuno conosceva la loro esistenza. Donne laureate, come tante delle loro colleghe bianche, ma costrette a lavorare segregate nel campus di Langley, in piena restrizione dei diritti civili e razzisti di Jim Crow. Eppure ci hanno portato nello spazio, facendoci vincere corsa e sbarco sulla Luna».

L’altro motivo importante che lo ha spinto a fare il film, il fatto che sia ambientato in Virgina, dove Pharrell è nato e cresciuto. «Sono nato a Virginia Beach, a due passi dalla NASA, luogo mitico che ha formato la mia fantasia sin da bambino. Ho sempre voluto andare nello spazio, anche se adesso sono contento di guardarlo in tv o viverlo nell’entusiasmo di Elon Musk. Vorrei che questo film cambiasse la nostra percezione di unità di razza umana, vorrei che diventassimo più uniti. Vorrei riuscire a cambiare alcune regole di Hollywood, aprire porte a minoranze e a tutte le donne che vogliono lavorare nel cinema. L’industria cinematografica è in pieno cambiamento, ma a Hollywood esistono ancora pregiudizi e usanze antiquate. Devo dire che il risultato di queste elezioni ha reso il processo più lungo e difficile, eppure non dobbiamo smettere di lottare contro la discriminazione sessuale. Spero che questo film cambi qualcosa non solo negli Stati Uniti, ma nel resto del mondo. Vorrei che fosse una medicina e risolvesse tutti i problemi razziali. Dobbiamo educare le nuove generazioni, l’educazione è un tool che ci aiuta ad evolvere, senza nutrire l’intelletto la razza umana non esiste». 

Pharrell ha iniziato a collaborare con Hans Zimmer nel 2010, con il film d’animazione Cattivissimo Me: «Mi piace lavorare con lui perchè è un uomo generoso. Non ha paura di condividere con me molti dei suoi segreti, e chiunque sia musicista capisce quanto sia preziosa ogni informazione che impariamo da un genio del mestiere. Abbiamo bisogno di mentori, è fondamentale per accellerare la nostra evoluzione».

Il suo amore per la musica nasce da bambino, grazie al gusto eclettico dei genitori. «Acoltavano di tutto, anche se mio padre amava Steely Dan e Simon & Garfunkel e mia madre era più funky con Earth,Wind & Fire e Stevie Wonder. I miei genitori hanno sempre supportato la mia scelta di diventare musicista. Grazie a loro ho capito che la musica è qualcosa di intangibile che ti rende felice, e quando scrivo canzoni sono sempre alla ricerca di quel feeling. Prima compongo un ritmo, poi lo ascolto e mi lascio guidare dalla melodia. Ogni volta che ho cercato di scrivere un pezzo con meno cuore e più cervello è stato un disastro. Bisogna sapersi lasciare andare, l’ispirazione arriva nei momenti più insapettati, quando corro, quando sono in aereo, visitando posti incredibilmente creativi… come Tokyo dove l’energia trasuda dal cemento o nella doccia. Proprio nella doccia ho avuto un sacco di idee, come Hot in Herre di Nelly. Te la ricordi?». «Yeah man, I do…me la ricordo», e voi?

Altre notizie su:  Pharrell Williams Intervista