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Paolo Benvegnù: «Stanze d’amore e armonia nel mio “Earth Hotel”»

Esce il 17 ottobre il nuovo album del cantautore milanese che qui ce lo racconta con ironica delicatezza: «Porto in giro le mie intuizioni cercando di diventare interlocutore di qualcuno»
Paolo Benvegnù, foto di Mauro Talamonti

Paolo Benvegnù, foto di Mauro Talamonti

Benvenuti all’Earth Hotel, dodici stanze piene di emozioni e melodia, arredate dalla voce gentile e dal suono sapiente di Paolo Benvegnù. L’album, che verrà pubblicato il 17 ottobre da Woodworm e distribuito da Audioglobe, arriva a tre anni di distanza dall’apprezzatissimo Hermann e «parla di amore nelle stanze. Ovunque. Di alberghi, di case, di transatlantici, di treni, di aeroplani ed automobili. Nello stesso istante». Così lo descrive il cantautore milanese, ex voce degli Scisma, ragazzo prodigio della musica italiana con una vetrina piena di premi al talento, una creatività inesauribile e una parlantina forbita, impossibile da costringere in un’intervista in cui fatico a farmi dare del “tu” perché – dice lui – «le donne sono sacre e meritano il plurale maiestatis».

L’album si chiama Earth Hotel per sottolineare l’idea che la terra è solo un albergo in cui ci troviamo di passaggio?
Ahahah! Ecco che cominciamo subito a parlare di morte. Diciamo che quel che ci accade, guardandolo da una prospettiva leggermente più allegra, è un insieme di sketch, un transito di persone che tra loro si capiscono veramente poco, e quando pensano di essersi capite, quello è proprio il momento in cui non si sono capite per nulla. L’hotel è un transito, un luogo da cui passano treni a vapore, e noi li guardiamo a volte stupefatti, a volte brillantemente controllanti, a volte nudi, a volte rabbiosi.

Il fascino per gli hotel è molto diffuso nella musica, mi viene in mente Hotel Supramonte di Fabrizio De Andrè, L’Hotel dei Giorni Immobili di Roberto Vecchioni, Stupido Hotel di Vasco o ancora Hotel California degli Eagles e Chelsea Hotel di Leonard Cohen. Secondo te per quale motivo è tanto intrigante?
Il concetto di hotel è intrigante perché è come un’amante che non chiede nulla: in un albergo puoi addirittura registrarti sotto falso nome e abusare della pazienza di un luogo. Io per mia natura sono un po’ apolide; ora ad esempio sto a casa mia a Città di Castello e ci sto bene perché mi sembra una grande stanza di hotel. Sono un solitario e per me l’albergo è più che altro un luogo di incontro con se stessi.

La copertina di “Earth Hotel”

Insieme all’album hai scritto una “Guida inestricabile all’ascolto”, in cui fornisci un breve contesto per ciascuna canzone. Sono tutti luoghi in cui sei stato realmente e che ti hanno ispirato o si tratta di pura immaginazione?
La guida è talmente inestricabile che non sarà allegata all’album. Si tratta di un treno di pensieri che, in quanto essere intollerabile e intollerante con me stesso, ho deciso di tenere per me, per quel minimo di ritegno che un vecchio deve avere. Comunque i luoghi sono tutti immaginari, anche se alcuni hanno a che fare con dettagli che hanno ispirato le canzoni. Del resto i gesti inconsci sono la chiave, il codice per una comunicazione che poi può avvenire ovunque.

Anni fa hai fondato una tua etichetta, La Pioggia Dischi. Come mai questo album è pubblicato da Woodworm?
Perché c’è grossa crisi. A parte che non sono in grado di fare due cose contemporaneamente come il 95% degli uomini, poi avevo creato l’etichetta soprattutto per promulgare la musica di giovani, non tanto la mia. Il problema è che, a parte qualche consiglio da uomo anziano, non ho mai avuto il denaro necessario per farlo veramente. I ragazzi di Woodworm sono molto divertenti, dinamici, pieni di ottime intenzioni ed entusiasmo, e soprattutto sono rimasto colpito dal pragmatismo delle loro azioni.

A quella di cantautore hai affiancato anche la carriera di produttore. C’è qualcuno al momento che ti piacerebbe produrre?
Sì, ci sono tantissimi gruppi in gamba. Mi piacciono molto i modenesi Le Mura di Mos, e i Fiori di Cadillac, che sono campani. Questi ultimi in Inghilterra avrebbero già una propria collocazione precisa. In realtà io sono un produttore da primi dischi, nel senso che ho quattro cose da dire, dopodiché il mio lavoro è finito, e siccome i primi dischi vendono pochissimo, poi chi glielo fa fare di tornare da me per il secondo? Per altro non ho un suono mio caratteristico perché preferisco sempre che i gruppi sviluppino il proprio.

Cosa pensi dei talent show come X Factor, The Voice o Amici?
Non ne penso. Come ha già detto qualcun altro bisogna eliminare le scatole parlanti dalle nostre case. So che i talent show esistono, come so che esistono persone che vanno sull’Himalaya a fotografare le aquile, o altri che fanno immersioni per vedere il calamaro gigante.

Una reunion degli Scisma è possibile?
Così, per necrofilia dici? Una delle pochissime cose che ho appreso nella vita è proprio questo senso di necrofilia che l’uomo ha per le cose del passato. Non riesco a capire per quale motivo bisogna tornare indietro, preferisco pensarmi in essere, preferisco lo stupore di viversi al presente.

Nel tuo presente c’è l’album e il tour?
Sì e per l’umanità intera, che fortunatamente ne è all’oscuro, è già un grave pericolo. Porto le mie intuizioni in giro alla ricerca di interlocuzione, con umiltà e pazienza.

Queste le date del tour:
31/10/2014 – Auditorium della Musica, Roma
01/11 – The Cage, Livorno
07/11 – Spazio 211, Torino
14/11 – Smav, Caserta
15/11 – Tipografia, Pescara
20/11 – Magnolia, Milano
21/11 – Off, Modena
22/11 – Studio 2, Vigonovo (Ve)
28/11 – Entoblog, Trieste
29/11 – Latteria Molloy, Brescia
03/12 – Teatro Auditorium Unical, Rende (Cs)
06/12 – MA, Catania
13/12 – Sonar, Colle Val d’Elsa (SI)
19/12 – Marquee Moon, Acquaviva delle Fonti (Ba)
20/12 – Resurb, Cerignola (Fg)
09/01/2015 – Druso Circus, Bergamo
10/01 – Karemaski, Arezzo
17/01 – Locomotiv, Bologna
31/01 – Bronson, Ravenna

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