Il 2026 sarà un anno importante per gli Evanescence. Faranno il loro primo tour mondiale da headliner da quattro anni a questa parte (con una data il 28 settembre alla Unipol Arena di Bologna) e come supporter avranno cantanti e band guidate da donne, ovvero Poppy e Nova Twins (saranno entrambe presenti in Italia), Spiritbox e K.Flay. Nel 2025 gli Evanescence hanno fatto un tour negli stadi coi Metallica, hanno aperto per My Chemical Romance e Halsey, hanno pubblicato i singoli Fight Like a Girl e Afterlife. L’anno prossimo uscirà il loro primo album dai tempi di The Bitter Truth del 2021. Amy Lee ha risposto alle nostre domande.
Com’è stato aprire per i Metallica in Australia e Nuova Zelanda?
Oltre le aspettative, e dire che erano alte. È stato il nostro primo tour negli stadi e i Metallica sono una delle band che ci ha ispirati. Quando avevo 13, 14 anni adoravo il Black Album. Vederli suonare, cosa che facevo praticamente tutte le sere quando eravamo in tour, è stato incredibile, mi ha riportato alla mente un sacco di ricordi. Surreale. Non mi capacito che ci sia voluto così tanto tempo per suonare insieme. Un’altra botta di ispirazione.
Come ti sei preparata?
Il pubblico metal di solito è fedele alla sua band e a quella soltanto. E a volte non accetta gruppi con una cantante donna che aprono i concerti. È una sfida e mi stimola. Non è come fare i nostri concerti, che somigliano a una festa per i nostri 20 e passa anni assieme, un’enorme riunione di famiglia. Ai concerti con i Metallica ero pronta a fare la dura, spaccare, evitare My Immortal, insomma ad essere heavy dall’inizio alla fine. Poi però la prima sera a Perth ho visto le reazioni dei fan al concerto dei Metallica e ho capito che pezzi come Nothing Else Matters e The Unforgiven sono tra i picchi dello show, e lo sono pure i momenti in cui James si rivolge al pubblico presentandosi ome un essere umano accessibile e anche un po’ sciocco. È l’opposto dell’atteggiamento di intimidazione che pensavo di dovere assumere. Mi sono sentita a casa, in mezzo a gente che mi somigliava. Abbiamo rimesso la ballad in scaletta e da quel momento è stato tutto molto divertente.
Mentre eravate in Australia avete fatto anche concerti più piccoli da headliner. Com’è andata?
In posti tanti piccoli non suonavamo da qualcosa come 18 anni, tipo prima di avere un contratto. Non saprei la capienza dello show che abbiamo fatto a Sydney, direi mille persone o giù di lì. Un posto piccolo e sudato, tutta la band in un solo camerino, una botta d’energia dal pubblico. È stato come tornare indietro nel tempo, solo mille volte meglio perché non ero nervosa come all’epoca. Siamo abituati a suonare nei palazzetti e va benissimo. Ma più sei lontana dalle persone, meno feedback ricevi. Nei club, invece, se avessi voluto, avrei potuto allungare la mano e toccare qualcuno dei pubblico. Roba che fa bene all’anima. Non mi ero resa conto di quanto sarebbe stato bello, ma non è così che sarà il nostro tour.
Ecco, cosa possono aspettarsi i fan dal tour dell’anno prossimo?
Sarà fantastico. Con noi ci saranno le altre ragazze. La band è fortissima. Quando siamo in tour, facciamo a gara a migliorarci. Ci è voluto tempo per crescere, diventare solidi, trasformarci nella band che siamo ora. Ho più energia oggi per tutto ciò che riguarda gli Evanescence che dieci anni fa.
Spiritbox, Poppy, K.Flay e Nova Twins apriranno i concerti. Quest’anno hai lavorato con Courtney LaPlante e Poppy su alcune canzoni. Come hai scelto le supporter?
Mi emoziona andare in tour con donne e band straordinarie. Sarà fantastico. È stato un anno importante per me e per il gruppo in fatto di collaborazioni. Mi è piaciuto lavorare con Poppy e Courtney su End of You. Non l’abbiamo ancora fatta dal vivo e spero accada in questo tour. Lo stesso vale per il pezzo con con K.Flay, Fight Like a Girl. Non ho lavorato con le Nova Twins, ma sono loro fan. Abbiamo suonato agli stessi festival negli ultimi anni e vederle è stato di ispirazione. Le cose che Georgia South fa col basso sono fenomenali. Emma (Anzai, bassista degli Evanescence, nda) ed io ci mettiamo sul lato del palco e ci chiediamo come diavolo faccia. «Cerchiamo di capirlo, chiediglielo dopo».
Cosa puoi dire del nuovo album degli Evanescence?
Ci stiamo lavorando da un paio d’anni. Molto è stato registrato, alcune parti sono finite, a molte canzoni però mancano i testi, devo ancora trovare le parole giuste. Le parole sono sempre importanti, ma lo sono in particolare in questo momento storico. La vedo come la possibilità di fare qualcosa di buono, anche solo offrendo un modo per permettere alle persone di immedesimarsi, dire la verità, esprimere quel che sentono. Abbiamo bisogno di sfogarci. Io ho bisogno di sfogarmi.
Sai già quando uscirà?
All’inizio dell’anno prossimo. Non c’è una data precisa, fissarla mi metterebbe nei casini perché devo finire i testi e registrare le voci, ma ci siamo quasi e ne sono entusiasta. Una volta fatto quello, mi concentrerò sul tour.
Cos’è che ti emoziona di più del disco?
Sento un livello di ispirazione e amore come ai tempi di Fallen, anche se ora siamo diversi, siamo migliori. La prospettiva di mettere insieme passato e presente e immaginare il futuro ti porta a un altro livello. Ho lavorato con persone che hanno una decina d’anni meno di me e che sono state ispirate da Fallen. E quindi ci sono parti di noi che riesco di nuovo ad apprezzare e a guardare con gli occhi degli altri, e questa cosa ci sta aiutando a creare qualcosa di speciale.
Sono passati più di 20 anni dal successo gigantesco di Fallen. Com’è sentirsi ancora creativi?
Siamo sempre pronti al peggio, ma devi anche essere aperta al fatto che le cose possano migliorare e che la vita possa sorprenderti. Questa cosa l’ho scoperta crescendo. Il percorso della band negli ultimi anni, in particolare, è stato gratificante come non poteva esserlo quando vincevamo Grammy e tutto il resto. Ero una ragazzina e non capivo che cosa significava. Crescendo, capisci quanto è preziosa la vita. Sono in una fase YOLO: potremmo morire da un minuto all’altro, quindi diamoci sotto.
Com’è che si stanno aprendo tutte queste possibilità?
Sembra quasi una convergenza cosmica. Culturalmente sta succedendo qualcosa, le band degli anni 2000 stanno tornando vent’anni dopo. Noi non siamo mai spariti, abbiamo costruito una realtà solida e so che è piuttosto raro che avvenga. Esserci ancora, avere una fanbase incredibile dopo tanto tempo, avere di nuovo l’attenzione del mainstream mi dà l’impressione che questo sia il momento giusto. Se lo è, dobbiamo lavorare per far sì che sia un grande 2026. Ed è quello che stiamo facendo.













