Noga Erez: «Musicisti, curate il vostro equilibrio mentale» | Rolling Stone Italia
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Noga Erez: «Musicisti, curate il vostro equilibrio mentale»

'End of the Road' è il primo grande pezzo del 2021, un inno ballabile che incita ad affrontare l'ignoto con un sorriso. Ne abbiamo parlato con la produttrice israeliana che in marzo pubblicherà l'album 'Kids'

Noga Erez: «Musicisti, curate il vostro equilibrio mentale»

Noga Erez

Foto: Dudi Hasson

Noga Erez è un talento puro. Il suo album d’esordio Off the Radar, uscito nel 2017, è stato un piccolo gioiello capace di mettere Israele sulla mappa del pop contemporaneo. Kids, il nuovo lavoro in uscita per City Slang il 26 marzo, è stato anticipato da quattro singoli freschi e ritmici in cui Noga, tra rap e alternative pop, tra Kendrick Lamar e Tune-Yards, ci mostra un range di capacità vocali raro.

In attesa dell’album, scritto e prodotto con il suo partner Ori Rousso, abbiamo avuto il piacere di raggiungerla su Zoom.

Com’è andato quest’ultimo anno, Noga?
Abbastanza bene, nonostante le circostanze. Sono riuscita a continuare a vivere facendo musica. I singoli usciti hanno avuto un ottimo riscontro. Sto cercando di guardare il lato positivo.

In quest’ultimo anno sei stata molto produttiva. Hai pubblicato quattro singoli con i propri rispettivi videoclip, fatto performance on line. Al contrario molte altre artiste e artisti sono rimasti in silenzio. Come mai hai scelto questo modo di procedere?
La gente ha bisogno di musica, oggi più che mai. Inizialmente abbiamo posticipato il disco parecchie volte, ma quando si è capito che questa situazione globale non si sarebbe sbloccata in poco tempo, non c’era più vantaggio in quest’attesa. Ho pensato che la mia musica potesse avere un senso là fuori.

Dai grande importanza alla dimensione live e alla performance. Come ti sei trovata a dover ripensare l’attività live nelle piattaforme digitali?
Sto faticando. Gran parte del mio pubblico mi ha scoperto imbattendosi in me in qualche festival. La dimensione live è davvero utile per farsi conoscere e la performance è una parte fondamentale del nostro lavoro. Ho fatto vari tentativi on line per trovare la mia dimensione. Ho cominciato, con Ori, facendo qualcosa di semplice a casa, per poi tentare qualche live show su Zoom o YouTube, finché non ho trovato qualcosa di adatto. Il problema è stato pensare di fare performance su queste piattaforme come fossi su un palco, non era quella la strada giusta. La direzione, per me, è utilizzare questi spazi digitali con format più vicini all’intrattenimento televisivo. Come ho fatto in una delle mie ultime esibizioni su YouTube.

La copertina di ‘Kids’, in uscita il 26 marzo

Durante il Q+A del live su YouTube, qualcuno dal pubblico ti ha chiesto un consiglio da dare ai musicisti esordienti e tu hai dato una risposta inaspettata, ma fondamentale: prendetevi cura della vostra salute mentale. Tema preziosissimo, soprattutto in questo periodo storico. Tu come ti prendi cura della tua salute mentale?
È qualcosa a cui ho dato attenzione dopo l’uscita del mio primo disco e il relativo tour. Mi sono ritrovata in situazioni nuove dove c’era molta pressione e ansia, dove mi sentivo insicura. Un giorno mi esibivo davanti a 5000 persone urlanti, il giorno dopo davanti a 12 persone in un club terribile. Ci sono tantissimi su e giù, soprattutto all’inizio, e questo ti mette alla prova. Da quel momento ho realizzato che dovevo prendermi cura di me e investire nella cura della mia salute mentale, dandole lo stesso spazio di altre attività pratica come il vocal training o lo scrivere canzoni. Quando il coronavirus ha colpito, mi sono ritrovata che già possedevo gli strumenti adatti per affrontare la situazione.

Non sono mai stata una persona che parla dei propri sentimenti o che si fa grandi problemi sulle cose che le succedono. Tenevo tutto dentro. Però quando i pensieri fanno eco nella testa, diventano più grandi di quanto sono in realtà. Si estremizzano e la paura del mondo diventa difficile da gestire. Per fortuna, sono cambiata, sono cresciuta e ho iniziato a condividere. Ho iniziato a parlarne ad amici, al mio terapeuta. Pronunciare ad alta voce quelle paure, invece di farle rimbombare dentro me, è stato fondamentale. È che siamo cresciuti con l’idea che parlare delle proprie debolezze e delle proprie ansie è sciocco, ma credo che l’unica soluzione per star bene sia allenarsi continuamente per accorciare il tempo da quando i pensieri terribili si presentano nella nostra testa a quando li verbalizziamo. Io sto lavorando su questo. E sto provando con tutte le mie forze ad imparare ad essere grata, prendere le cose migliori che ho nella vita (anche nei momenti più scuri e depressi ne abbiamo) e farmi dare forza da loro. Quando non ti focalizzi sulle cose positive, ma ti lasci trascinare da quelle depressive, la tua energia viene risucchiata. È importante anche allenarsi, muoversi, sfogare le energie che si accumulano nel corpo. Quando resto ferma per troppo tempo, l’ansia si accumula.

E mi sembra che questo si noti anche nella tua musica. I quattro singoli finora usciti – End of the Road, Views, You So Done, No News on Tv) suonano meno oscuri dei tuoi precedenti lavori. C’è una leggerezza che chiamerei maturità, il poter essere up anche nel parlare di cose più dure.
Io e Ori abbiamo passato dei momenti difficile dopo l’uscita di Off the Radar e più la vita sembrava inscurirsi, più volevamo che la nostra musica fosse solare. I testi di questi nuovi brani toccano questioni profonde, personali e non, ma non volevamo sentirci costretti ad evidenziare queste atmosfere con un suono scuro. La nostra sfida è stata prendere quel significato e costruirci sopra canzoni ballabili e divertenti, con molto ritmo. Volevamo essere catchy e profondi.

Il ritmo è fondamentale nella tua musica, tutto è utilizzato come percussione, compresa la tua voce. Che rapporto hai con il ritmo?
Il ritmo è sempre stato qualcosa su cui ero istintivamente brava. È la mia cosa. Mi piacciono i poliritmi, li ho sempre trovati interessanti e adoro mischiare le ritmiche della voce a quelle delle percussioni. Ori è uno straordinario beatmaker e la sua influenza nella produzione ci ha spinto a lavorare con una grande attenzione alla ritmicità del brano. Anche le mie influenze vanno in quelle direzioni, penso all’hip hop. Con Ori condivido lo stesso gusto: quando una melodia è troppo ampia, con molte note, non ci piace e tendiamo a ridurre. Le mie melodie imitano il parlato, non ci piace la drammaticità dell’eccesso di melodia.

Quali sono le ispirazioni che ti hanno spinto verso questa direzione?
Per l’uso della voce ti direi Kendrick Lamar (di cui Noga ha fatto la cover di Black Friday, nda). E ancora Anderson .Paak, Missy Elliot, Lauryn Hill. Artiste e artisti che sanno dosare con cura la melodia con la loro ritmicità.

Kids, il tuo nuovo disco, esce il 26 marzo per City Slang. Cosa dobbiamo aspettarci da questo lavoro oltre a quanto possiamo carpire dai primi singoli estratti?
Nel disco ci sono anche brani più duri, più hardcore. Direi quelli non easy listening, in cui c’è un messaggio molto forte. I singoli, come dicevi, mostrano il lato più luminoso di questo album, ma la grande differenza con Off the Radar è che abbiamo allargato lo spettro emotivo. In Kids ci sono molti più colori.

I primi quattro videoclip estratti hanno una certa coerenza. E in generale la tua nuova estetica mi pare molto chiara, monolitica. Quanto sei coinvolta in questi ambiti creativi che danno tridimensionalità alla tua musica?
Sono coinvolta in ogni singolo aspetto di questo progetto, dalla creatività alle economie. Mi piace conoscere, mi piace imparare. Penso che questa volta siamo andati nella direzione giusta con i clip, ponendoci un limite: ogni video doveva avere una sola idea, una sola location e doveva poter essere descritto in una singola frase. Il video con l’orso (No News on Tv), il video con il robot (You So Done), il video con le scale infinite (Views), il video con gli anziani (End of the Road). Volevamo che la conversazione attorno ad essi fosse coesa, che le persone potessero parlarne capendosi in fretta.

Penso che a livello creativo nulla sia più stimolante e interessante di far arte che ti limiti. A volte è incredibilmente difficile, ma questo ti forza a pensare finché non trovi la soluzione giusta. Sono davvero contenta che siamo riusciti ad avere le idee così chiare già dall’inizio del processo perché l’ultima esperienza non era andata bene: appena pubblicavamo i video per Off the Radar, non riuscivo nemmeno a guardarli. Non mi piacevano. Questi, al contrario, li amo.

Leggendo le tue interviste si nota come ti venga continuamente chiesto di esprimerti su alcuni temi che travalicano la musica. Sembra che, spesso, la stampa si relazioni a te non come Noga Erez, ma come un simbolo: una israeliana, una donna, una donna israeliana. Una rappresentante di una categoria. Senti pressione a dover avere sempre un’opinione chiara, univoca, precisa in temi che non per forza si ricollegano al tuo lavoro?
Non sento pressione, ma la promo di Off the Radar mi ha esaurita per questo. In quel periodo facevo tante interviste e mi ritrovavo a parlare otto ore al giorno della politica di Israele, della Palestina, di come è essere donna e di come è essere una musicista donna. Alla fine non parlavo mai della mia musica. Mi son ritrovato a dover sempre avere una posizione e in quel momento, lo ammetto, neanche sapevo con certezza che posizioni avessi. Avevo le mie opinioni, ma non ero preparata a rappresentare certe cose. Io non rappresento Israele, sono nata qui, certo, ma mi limito alle mie opinioni personali. Alcuni di questi temi sono entrati in Kids, un album sicuramente meno politicizzato di Off the Radar.

Ho letto che sei stata scoperta su YouTube. Ci racconti come è successo?
Era il 2015 e i Son Lux, il progetto di Ryan Lott, aveva una data a Tel Aviv. Sai, è molto raro, soprattutto negli ultimi anni, che artiste e artisti da fuori vengano a suonare qui; non so se sei a conoscenza del BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni contro Israele, nda). Per l’arrivo dei Son Lux ci fu un contest di remix e cover e io feci la loro Weapons. Diventò virale. In quel periodo Ryan stava firmando per la City Slang e la sua A&R capitò sulla mia cover e decise di farmi firmare per l’etichetta. Non sai che fortuna: mi consentono di fare qualsiasi cosa io desideri, mi supportano, sono una famiglia. Hanno risorse e mi concedono la piena libertà creativa. Il meglio che potessi sognare.

Ti chiedo un’ultima cosa. Views e No News on Tv hanno un feeling che riporta ai primi Gorillaz. È una scelta consapevole?
Quando Views è uscita, qualcuno mi ha scritto che ricordava i Gorillaz. Onestamente era da anni che non li seguivo più, ma da quel momento io e Ori li abbiamo recuperati e siamo impazziti. No News on TV, per questo, è molto ispirata ai primi Gorillaz. L’ho scritta subito dopo e subisce quel fascino. Non mi vergogno di condividere le mie ispirazioni.

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