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Neanche il tempo può cambiare gli Interpol

Quest'anno il primo album compie 15 anni, scusa perfetta per Daniel Kessler e i suoi di organizzare un anniversary tour che sta per arrivare anche ad Asolo e Milano
Interpol. Foto Kimberley Ross

Foto Kimberley Ross

La buona notizia è che gli Interpol stanno portando in giro per Europa e Nordamerica una setlist che include solo pezzi dal primo Turn on the bright lights. Quest’anno infatti il piccolo tesoro della nouvelle vague post-punk newyorchese compie 15 candeline, che Daniel Kessler e i suoi spegneranno anche dalle nostre parti il 22 all’AMA Music Festival di Asolo e il giorno dopo al Carroponte di Milano.

La cattiva notizia per una volta non c’è. O meglio, è meno buona della buona notizia, se contiamo che, essendo impegnati nell’anniversary tour di un disco meravigliosamente cupo nonostante il titolo, i tre perenni incamiciati stanno rosicchiando un po’ di tempo al nuovo album ancora in cantiere. Ma se non è un problema per Daniel, non lo è per nessuno.

Come mai questo tour speciale?
Di solito non facciamo tour fra un album e l’altro. La prassi è questa: esce un disco, ci esibiamo in una manciata di concerti e poi ci smaterializziamo per almeno tre anni, che passiamo a lavorare sul disco successivo. Dopodiché ricompariamo e il ciclo ricomincia da capo. In questo preciso momento ci troviamo nella fase in cui, scrivendo un nuovo album, in teoria dovremmo essere spariti dalla circolazione. Parlando con gli altri però è venuta fuori l’idea di suonare dal vivo tutto Turn on the bright lights con la scusa dei 15 anni dall’uscita, che cadono proprio quest’anno. La decisione unanime è arrivata davvero in fretta, tipo dopo cinque minuti di discussione. In più la risposta dei fan è stata ottima, quindi la cosa si è fatta. Prendila come una piccola pausa dalle registrazioni del nuovo disco, via.

Non pensi che possa distrarvi un po’ troppo dal lavoro in studio?
Questo proprio non te lo so dire. Spero di no, nel senso che ci piace andare a suonare in giro. Ci piace il primo disco e ci piacciono tutti quelli che abbiamo fatto. Soprattutto, ogni disco ci ricorda un periodo della nostra vita. So esattamente dov’ero quando è uscito Turn on the bright lights e suonarlo di nuovo dal vivo è come riuscire a entrare fisicamente in un ricordo, in una fotografia. Allo stesso tempo però non scrivo musica per rievocare il passato. Questo non significa che non ci siano analogie fra le nostre canzoni—siamo pur sempre la stessa band—ma ecco cerchiamo sempre di puntare al rinnovamento. Può darsi che tornare sui nostri primi passi, cioè con questo tour, influenzerà in un certo modo il disco. O forse no. Di sicuro mettendo in esame il primo e l’ultimo album ci si accorgerà che siamo sempre noi.

Comunque ammetterai che siete giovani per fare gli anniversary tour.
[ride] Sì in effetti è una cosa nuova per noi. Però molti dei nostri colleghi e amici lo fanno già da anni. È un’eccezione per noi suonare fra un disco e l’altro. In più, per i dieci anni dall’uscita di Our Love to Admire abbiamo scelto di ristamparlo, ma solo perché ci è stato chiesto. Non è stata una nostra idea.



Come siete messi a bassisti ora?
Alla grande. Al tour di Turn on the bright lights la formazione non sarà quella originale ma c’è Brad [Truax, ndr] che dal 2011 sta facendo un lavoro incredibile. Ha partecipato persino al nuovo album, quindi possiamo considerarlo a tutti gli effetti uno dei nostri. È un grande.

C’è in giro questa leggenda che vuole che, al momento del cambio del bassista, Peter Hook dei New Order e Joy Division si sia proposto per sostituire Carlos Dengler ma che voi abbiate rifiutato l’offerta. È vero?
Assolutamente no. È una storia molto divertente ma non è mai successa. E poi non so se avremmo mai rifiutato uno dei musicisti che più ci ha influenzato.

C’è però una cosa che ha detto il vostro batterista di recente. Una cosa che mi ha spaventato un po’.
Oddio, cos’ha detto Sam?

Ha detto che il prossimo album sarà un concentrato di “rock ballad da pugni alzati allo stadio”.
Oh, ti assicuro che stava scherzando! Sarebbe davvero difficile per noi, no? Dovremmo metterci davvero alla prova, negando l’essenza stessa degli Interpol. Sarebbe un cambiamento radicale, ma magari sarebbe bellissimo.

Non dirlo nemmeno per scherzo!
No, scherzo dai. Il disco uscirà l’anno prossimo. Abbiamo già scritto vari pezzi ma ancora non li abbiamo registrati. Cominceremo fra dicembre e gennaio, quando saremo tranquilli e lontani abbastanza da ogni tour. Preferiamo metterci noi tre in una stanza e comporre canzoni pensando già a quando dovremo suonarle davanti a un pubblico. Sai, non ci piacciono molto i computer. Siamo fatti così.

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