Musicians on Musicians: Roddy Ricch & Future | Rolling Stone Italia
Interviste Musica

Musicians on Musicians: Roddy Ricch & Future

Il rapper-alieno più prolifico della scena e il re di TikTok a confronto: il politicamente corretto, come trasformare la vita di strada in una hit, la necessità di rallentare

Quand’era ragazzo a Compton, negli anni ’10, Roddy Ricch ascoltava gli inni rap di Future più che i grandi della West Coast. «Sono nato nel ’98, cosa vi aspettavate?». Di recente, grazie all’incredibile istinto melodico dimostrato nella hit The Box, è diventato uno degli artisti più popolari al mondo: non è un caso che Roddy, 22 anni, abbia chiesto di parlare con Future, 37, che sta festeggiando dieci anni di una carriera in cui si è imposto come uno degli hitmaker più prolifici del genere. Il suo stile e la sua voce, con quel suono alieno, effettato per accentuare il suo dolore, ha influenzato tutto il genere. In questo periodo Future è diventato uno dei preferiti della critica e anche del pubblico, con la sola eccezione di Honest, il disco del 2014 che spicca nel suo catalogo per le tonalità più gentili e piene di calore.

I due artisti hanno parlato delle loro carriere, dei vantaggi derivanti dall’avere uno studio casalingo e di quanto è importante restare al di sopra delle parti.

Future: A che età hai capito che volevi fare musica?

Ricch: Suppergù 16 anni.

Future: Cosa ascoltavi?

Ricch: Te, Young Thug, Kendrick.

Future: Sei andato in un vero studio o facevi tutto nella tua stanza?

Ricch: Nella mia stanza. Mio zio aveva provato con il rap. Ho imparato a usare Pro Tools guardandolo. Ma non sapevo bene cosa fare finché non ci ho messo su le mani. È così che ho capito i suoni, come la musica deve stare dietro alla voce, e gli arrangiamenti.

Future: Capisco. Lo dico sempre, mi piacerebbe saper registrare da solo. Io sento le cose in maniera diversa dai fonici, ma non riesco a spiegarmi o a mostrargli come fare. Devo sempre accontentarmi di fare le cose al 98%. Non c’è un modo giusto per registrare: a volte è meglio fare freestyle, altre sussurrare una melodia, altre ancora appuntarsi tutto.

Ricch: Sì, anche a me sembra sempre diverso. Il punto è voler sempre migliorare il proprio suono, spingerlo oltre il limite, cambiarlo.

Future: Io vengo dalla strada, quindi nelle mie prime canzoni cercavo sempre di fare giochi di parole per parlare di quello che si diceva nel quartiere. Era musica nuova, nessuno aveva mai sentito parlare di quel lato del mio quartiere. Nessuno usava la parola “racks”, non era un termine figo. Forse avevano sentito parlare del lean, ma non sapevano che la chiamavamo “dirty Sprite”.

Ricch: Io faccio musica per i ragazzi con cui sono cresciuto, quindi l’hanno sempre sentita vicina, già dalla prima volta che ho detto qualcosa su un beat. Siamo cresciuti insieme. È tutto quello che abbiamo.

Future: Tu sei una boccata d’aria fresca per la West Coast, non ci sono dubbi. Ipnotizzi subito gli ascoltatori, fai roba nuova, figa, melodica. È per questo che sei arrivato dove sei ora. Hai aspettato un secondo e poi sei passato all’attacco.

Ricch: Quando vedo che tutti si muovono così velocemente, mi chiedo sempre perché lo facciano. Io ho fatto un passio indietro, ho deciso di fare le cose più lentamente. Sono fatto così. Sono più un osservatore.

Future: Se potessi tornare a quando avevo 22 anni, rallenterei, ascolterei di più, osserverei di più. Mi piace il modo in cui ti prendi il tuo tempo, in cui analizzi la tua arte. Forse andando così veloce mi sono perso qualcosa, un’immagine che avrei potuto dipingere meglio… Pubblicavo tre mixtape in tre mesi, andavo troppo veloce.

Ricch: Qual è il segreto della tua longevità?

Future: Andare in studio e lasciare tutto il resto fuori. Non importa cosa succede nel mondo, sei quello che sei grazie alla musica. Non ci sei arrivato grazie al taglio di capelli, i vestiti, il quartiere o grazie alla gente che hai intorno. Ci sei arrivato perché hai la musica giusta. Se hai la musica giusta, puoi pagare l’avvocato, comprare un’altra casa. Se sei chiuso in casa a piangere per quello che succede… affrontalo. Vai in studio e fanne una hit.

Ricch: Credo di dover mettere tutto nella musica.

Future: Ti giudicheranno. Adesso non puoi dire: “Mi sto scopando due sorelle” e pubblicarlo su internet. Andrebbero tutti fuori di testa. Ma nel 2015 era una cosa figa da dire. Se lo dici adesso scoppia un casino. Certe cose non si possono più dire. Sento quello che si dice ora, nella musica, e penso: wow, io dicevo cose più assurde all’inizio, ma ora non posso più. Non puoi scrivere un tweet senza scusarti.

Ricch: Per questo preferisco non dire nulla.

Future: Dopo cinque minuti arriva la scusa: “Mi dispiaaaace” (ride). Devi adeguarti ai tempi. Devi pensare prima di parlare. Adesso sono in un momento in cui certe cose non mi interessano più (ridono entrambi). Ho costruito il mio brand così da far pensare a tutti: ma quello è Future, è inutile dargli attenzione, si è bevuto il cervello. Così la passo sempre liscia. Fare il cattivo ti può rendere ricco, perché è quello che la gente si aspetta. Non vogliono che io diventi un bravo ragazzo. Si chiederebbero che fine ha fatto il Future cattivo. Se faccio il cattivo, i miei concerti sono tutti sold out. Se parlo d’amore, si incazzano. E allora chiedo: ma perché non volete che mi innamori? Perché non posso fare niente?

Ricch: You big Pluto!

Future: Soffri sempre la pressione di dover dire la cosa giusta. Anche adesso, non sappiamo se lo stiamo facendo. Le cose di cui parliamo lontano dalle telecamere sono diverse da quelle che diciamo qui. Questa non assomiglia a una nostra conversazione privata. Dovremmo censurare un sacco di cose. Certe cose diventerebbero virali, ma forse non è quello che vogliamo. A dire la verità, io vorrei solo essere onesto al mille per cento.

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US

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