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Il sogno di Floating Points

È possibile essere un neuroscienziato e al tempo stesso fare ottimi dischi? Sam Shepherd, l’uomo dietro il brand Floating Points, ci riesce alla grande. Lo ha aiutato un uccello americano
Sam Shepherd produce musica con il nome di Floating Points

Sam Shepherd produce musica con il nome di Floating Points

«Ho fatto questo sogno, una notte. Non mi succede spesso di ricordare i sogni», mi racconta Sam Shepherd, a.k.a. Floating Points. «C’è uno stormo di uccelli di piccola taglia, come l’Elaenia, che sta migrando dal Nord al Sudamerica. Uno degli esemplari perde l’orientamento e si ritrova da solo nel bel mezzo di una foresta. Mentre i suoi compagni proseguono il viaggio verso Paesi più caldi, lui rimane intrappolato in uno posto inospitale appena prima che l’inverno sopraggiunga. Così, per contrastare il freddo sempre più pungente, il passerotto si costruisce un riparo servendosi di rami, foglie e tutto ciò che gli capita a tiro. Pian piano, però, l’inverno si prende la vita dell’uccello». Una storia tristissima, che però Sam rievoca con entusiasmo, perché è stata l’ispirazione del suo nuovo album, di cui Elaenia è la title track. Con risultati che si distaccano dal suo passato, più orientato verso il dancefloor, Sam non ha fatto altro che trasporre l’esperienza onirica di quella notte nel linguaggio delle macchine. È la melodia saltellante a farsi sopraffare dal background della foresta di Fender Rhodes. «Se fossi uno psicologo, ti saprei spiegare il significato del sogno. Ma purtroppo non lo sono».

Già, ma se puoi vantare un dottorato in neuroscienze a 26 anni e tra un live e l’altro conduci esperimenti sul dolore in un prestigioso laboratorio di Londra, anche sticazzi dello psicologo. «Facciamo fatica a capire come funziona un singolo neurone, figuriamoci una rete immensa che coopera fino a creare sogni così reali. La mia musica però non ha niente a che vedere con i miei studi. Se vogliamo è proprio una via di fuga dal lavoro» Ci dev’essere il trucco, però. Non è possibile riuscire a conciliare attività tanto impegnative e ottenere persino ottimi risultati. «Ah, ma è molto semplice. (Fa una pausa teatrale, ndr) Basta essere un pessimo neuroscienziato!». Ma presto le risate svaniscono. Non è passata nemmeno una settimana dagli attacchi terroristici nel cuore di Parigi. Con la strage al Bataclan si è voluto colpire un simbolo della cultura pop occidentale: il concerto, la musica come momento di aggregazione e condivisione. La voce di Sam da squillante si fa più cupa: «Sono tempi bui per l’umanità. L’unico modo per tornare indietro è andare avanti. Segregarsi in casa significherebbe darla vinta al terrore, sarebbe una condizione paradossale di non-esistenza».

Questo articolo è pubblicato su Rolling Stone di dicembre.
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