Motta e "La fine dei vent'anni": «Avevo la necessità di guardare in faccia il disagio» | Rolling Stone Italia
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Motta e “La fine dei vent’anni”: «Avevo la necessità di guardare in faccia il disagio»

Abbiamo incontrato l'ex cantante dei Criminal Jokers che ci racconta il suo primo album senza il gruppo: «Sono tutti pezzi politici anche quelli dove parlo d'amore». In partenza dal Tambourine di Seregno "La Fine dei Vent’anni Tour"

MOTTA, foto di Claudia Pajewski

MOTTA, foto di Claudia Pajewski

Motta arriva all’appuntamento in ritardo di 45 minuti, non senza essersi preso un ultimo caffè alle 12.30 prima di salire in redazione. Non il massimo per chi deve presentare il suo primo album da solista, La fine dei vent’anni, anche se in realtà di album ne ha già pubblicati due, come cantante dei Criminal Jokers. Ma Motta, che comunque chiede di fare almeno due tiri di sigaretta prima di entrare definitivamente, è tutto tranne che uno sbruffone.

Chiariamo subito l’equivoco per cui credeva che l’appuntamento fosse più tardi e iniziamo a parlare del suo disco d’esordio, uno di quei rari esempi italiani che ascolti volentieri più e più volte, dove la cura per una produzione mai scontata, curata da Riccardo Sinigallia, è subito evidente. Un esordio folgorante.

«Ho incontrato il miglior produttore del mondo, uno che ci mette tutto se stesso e che non si risparmia minimamente, che vede la musica come la vedo io, anzi molto meglio», spara subito Francesco Motta, da Pisa.

In effetti, La fine dei vent’anni mi ha ricordato i primi album dei Tiromancino e anche quelli degli Afterhours.
Sì dei Tiromancino fino a La Descrizione di un attimo, quelli dove c’era anche Laura (Arzilli che suona il basso anche con Motta dal vivo ndr). E poi certo gli Afterhours che non vengono mai ringraziati abbastanza, ma il loro peso è stato decisivo per la musica indipendente dagli anni ’90 in poi.

A me sembra, invece, che siano ricordati sempre tra i gruppi influenti di quegli anni: se non vengono citati loro chi altro?
Mah, non saprei dirti dei nomi ma mi sembra che si parli sempre di gruppi che sono diventati famosi dal 2000 in poi. In quel periodo c’era molta autoreferenzialità, mentre ora mi sembra che ce ne sia molta meno, per fortuna.

Ora cosa ascolti?
Mentre registravo l’album cercavo di non ascoltare troppo musica di altri, ero troppo concentrato a lavorare alle mie canzoni insieme a Riccardo. Mi è piaciuta moltissimo la colonna sonora di Utopia, una serie tv di cui si è parlato troppo poco secondo me. Poi ha avuto un’importanza enorme l’aver visto un concerto dei Tinariwen: ho scoperto la bellezza del ballo e del mantra, la loro capacità di raccontare con la musica la loro terra, l’Africa. E poi ho apprezzato moltissimo l’ultimo album di Salmo, in particolare il singolo 1984.

La fine dei vent’anni è nato a Roma: che città racconta?
Vivo lì ormai da qualche anno e mi trovo bene, anzi benissimo. Certo durante le registrazioni io e Riccardo avevamo ritmi completamente sballati rispetto al resto del mondo: io andavo a letto alle 7 del mattino, lui ancora più tardi, verso le 8/9. Ho anche scritto le canzoni lì, nel periodo peggiore della crisi, se si può parlare di periodo peggiore… ho visto il disagio in faccia e ho sentito la responsabilità di volerne parlare. Poi io vivo in una zona piuttosto difficile, il Pigneto, che ora mi sembra star migliorando.

È importante scrivere canzoni politiche per te?
Certo, tutte le canzoni sono politiche anche quelle che sembrano parlare d’amore. Per esempio, Sei bella davvero è un pezzo politico. E lo è qualunque canzone dove devi dire quello che pensi, prendere una posizione, senza aver paura di affrontare fragilità ed errori. Per esempio, Mio padre era comunista è un pezzo politico ma fino a un certo punto, in realtà è una dichiarazione d’amore ai miei genitori.

E questo passaggio dai 20 ai 30 anni come è?
Per ora è bellissimo, sono davvero emozionato: è come se fosse scattato qualcosa, come se riuscissi a incanalare meglio la mia energia creativa e a gestirla meglio, per esempio ai concerti. Che poi: si dice che a 20 anni si sia più forti ma ci rendiamo conto che a 30 anni si fanno figli? Quindi altro che energia! Ma se devo essere sincero quest’anno di anni ne compio 29… magari dobbiamo risentirci al mio prossimo compleanno e sarà tutto diverso!

Le prossime date de La Fine dei Vent’anni Tour:

13/05 Seregno (Mb) – Tambourine
14/05 Fontanafredda (Pn) – Astro Club
15/05 San Ginesio (Mc) – Teatro Leopardi
19/05 Ferrara – Zone K
20/05 Brescia – Lio Bar
21/05 Torino – Spazio 211
27/5 Milano – Mi Ami Festival 
28/05 Morbegno (So) – Morborock

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