Mika: «Mi sono aperto come una conchiglia in "No Place in Heaven"» | Rolling Stone Italia
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Mika: «Mi sono aperto come una conchiglia in “No Place in Heaven”»

«Non è stato semplice imparare a comunicare in una famiglia libanese», il cantautore e giudice di X Factor ha presentato il nuovo album in uscita lunedì 15 giugno

Mika, foto di Peter Lindbergh

Mika, foto di Peter Lindbergh

«In questo album mi sono aperto come una conchiglia e credetemi: non è stato facile». Con queste parole Mika ha dato inizio alla presentazione del suo nuovo album No Place in Heaven, che uscirà lunedì 15 in digitale e martedì 16 nei negozi.

Il giudice di X Factor e cantautore multi-platino si è esibito ieri al Fabrique di Milano, sold out da mesi. Come al solito un po’ goffo, con il suo italiano improbabile e irresistibile, ed elegantissimo vestito Valentino, Mika ha raccontato di quanto sia stato difficile tirar fuori tutti i suoi sentimenti più intimi.

«Forse non vi rendete conto di quanto non sia scontato parlare in una famiglia libanese, fino a 5 anni fa non ci riuscivo per esempio», ha spiegato il cantante anglo-libanese, «mia madre avrebbe voluto vedermi sposato con una brava ragazza come racconto in All She Wants e invece deve stare dietro a me e pensare a come vestirmi (è la sua stylist ndr)».

Lo avevamo già incontrato a Montrèal, in occasione dei suoi concerti con l’Orchestre Simphonique della città dove era riuscito a creare un ottimo mix e aveva presentato alcuni pezzi nuovi dal vivo.

In Last Party convivono un ritmo allegro e testo piuttosto malinconico, un’associazione spesso presente nella tua musica.
È quello che cerco. Questa canzone parla di un tema pesante, di Freddie Mercury e dell’epidemia di Aids nell’America degli anni ’80 e il party finale è grandioso, immaginato nella reggia di Versailles ma è, appunto, l’ultimo. Il vero messaggio della canzone non deve arrivare a tutti per forza, ma solo a chi vuole approfondire. A me piace che i bambini ballino i miei ritmi allegri ma non conoscano i testi a volte brutali.

Perché hai coinvolto l’orchestra sinfonica anche nell’album?
Cercavo un suono diverso che potesse rappresentarmi il più possibile e all’inizio avevo inserito anche dell’EDM in alcuni pezzi. Poi ho capito che non faceva proprio per me e ho preferito la collaborazione con l’orchestra sinfonica: perché è la musica classica che abbatte le frontiere con il pubblico. Io cerco un’altra strada, come Charlie Parker che concepiva il jazz come una terza via tra il rock e la musica classica. Credo che le canzoni pop e rock a volte rimangano “congelate”. Mentre per me la canzone è come una ricetta per una torta: ogni volta, dal vivo, può uscire in maniera diversa e deve essere trasformata. In questo la classica è più adatta. È anche stato un ritorno all’infanzia, a quando ho suonato per la prima volta alla Royal Opera House di Londra a undici anni.

Sempre positivo il rapporto con la musica da piccolo?
Ho faticato parecchio. Si sa che mi hanno ritirato da scuola a circa nove anni perché avevo problemi di dislessia. Lì mia madre mi ha costretto a prendere lezioni di musica e di canto, con un’insegnante russa e io piangevo ogni giorno. Non è che avesse metodi violenti o aggressivi ma erano, in una parola semplice… russi.

Mentre la relazione con tua mamma emerge perfettamente in All She Wants, soprattutto il fatto che lei ti volesse sempre perfetto. Ora è orgogliosa di te?
Sì, per il 90% è contenta ma come dicevo prima avrebbe desiderato una vita diversa per me. E per quel 10% ancora oggi vorrebbe un figlio che si presenta a pranzo ogni domenica a mangiare l’arrosto.

Se ci sarà il mio posto in paradiso, bene. Se no, va bene lo stesso.

In Good Guys parli anche della tua adolescenza e dei tuoi miti.
Sì, nel senso che mi chiedo dove siano finiti quei personaggi famosi, tutti gay, di quando ero più giovane: Rimbaud, Bowie, Warhol, James Dean tra gli altri. Me lo sono chiesto davvero una sera quando ero a cena con un gruppo di scrittori famosi a Los Angeles, loro però hanno preferito non scrivere il pezzo.

Senti che potrebbe esserci un “Good Guy” italiano?
Per me è Dario Fo. Anche se ovviamente non è gay però è puntuale, preciso e anche cattivo, quando è necessario.

Ma il posto in paradiso del titolo pensi di essertelo guadagnato?
Penso che se c’è bene, ma se non c’è va bene lo stesso: è un titolo gioioso, anche se magari non si capisce subito.

Dopo ieri, Mika suonerà ancora in Italia a luglio e settembre:

23 Luglio 2015 – TAORMINA (ME) – Teatro Antico
25 Luglio 2015 – CATTOLICA (RN) – Arena della Regina
27 Settembre 2015 – ASSAGO (MI) – Mediolanum Forum
29 Settembre 2015 – ROMA – Palalottomatica
30 Settembre 2015 – FIRENZE – Nelson Mandela Forum

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