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Maxwell si è ripreso la sua musica

La creatività, l'ansia, l'industria discografia che cambia, le parole di Prince, il possesso dei master, il nuovo singolo ‘Off’, la trilogia che sta per chiudere: intervista al fenomeno del neo soul anni '90

Foto: Aaron J. Thornton/WireImage

Nel 2016, quando Lake by the Ocean sbancava le radio R&B, Maxwell stava già pensando a chiudere la trilogia di album a cui lavorava dal 2009. Aveva appena pubblicato la seconda parte, blackSUMMERS’night, e sognava di far uscire subito la terza, blacksummers’NIGHT. «Poi sarò libero», scherzava. Libero di iniziarne un’altra, forse. «Potrei fare PURPLEwinterrafternoon».

Ora il progetto si sta realizzando – no, non PURPLEwinterafternoon. Pochi giorni fa Maxwell ha pubblicato Off, una ballata intensa piena di bassi e abbellimenti vocali alla Prince che è il singolo di lancio di blacksummers’NIGHT. Il cantante ha ritrovato la libertà anche in senso stretto, visto che si è appena liberato dal contratto con una major che ha firmato a metà degli anni ’90, il che significa che possiederà i master dei suoi prossimi album che pubblicherà grazie a una partnership con BMG, che di recente è diventata la casa di molti cantanti R&B.

«Stanno succedendo un sacco di cose», dice. «La fine della trilogia, l’inizio di un capitolo nuovo. Quando ho iniziato a fare musica non sapevo nulla delle dinamiche di potere dell’industria discografica. Mi bastava essere popolare. Poi ho sentito Prince che diceva che devi possedere i tuoi master e capire come funziona il business. Ho firmato un contratto nel 1994, i tempi e le regole sono cambiate da allora».

Maxwell conta di pubblicare blacksummers’NIGHT nella primavera del 2022, prima di tornare sul palco, dove pochi altri artisti hanno la sua potenza. Conta di esibirsi in 25 palasport americani con i cantanti Anthony Hamilton e Joe. Ai Soul Train Music Awards ha ricevuto il Legend Award.

Maxwell traccia un parallelo tra l’inizio di questo nuovo capitolo e il primo periodo della sua carriera. Per questo, considera Off alla pari del singolo di debutto del 1996, …Til the Cops Come Knockin’, una ballata di sette minuti su un sesso tanto bollente da svegliare i vicini. «È un cerchio che si chiude», dice.

Questo non significa che sapesse già che Off avrebbe aperto la strada al suo nuovo album. «Non pensavo sarebbe stato un singolo, per niente», dice allegro. «Avevo un’altra idea, pensavo che un’altra canzone fosse più giusta».

Fare scelte poco convenzionali ha già funzionato per Maxwell. La trilogia era partita con Pretty Wings, un pezzo che pur iniziando con strani suoni è diventato uno dei più amati del suo repertorio. Ad alcuni fan potrebbe tornare in mente ascoltando Off, che si apre con un suono metallico che ricorda una chitarra, ma che in realtà è prodotto da un sintetizzatore. «Sono un fanatico di James Bond», spiega. «Quando un pezzo suona epico, mi ricorda Bond. Quel suono di tastiera mi ha dato le stesse sensazioni».

Mentre quei tocchi metallici risuonano all’inizio del pezzo, il basso inizia a farsi sentire, un passaggio che Maxwell ha pensato per omaggiare Parliament e Funkadelic. «Alcuni dimenticano quanto il P-funk abbia influenzato lo sperimentalismo in musica, io no. Volevo citarli in una delle mie ballate».

In più, Maxwell voleva celebrare anche Always and Forever, il classico degli Heatwave del 1997 scritto da Rod Temperton (che ha firmato Love x Love di George Benson e Off the Wall di Michael Jackson, le cose più vicina a dei miracoli musicali). «Always and Forever è uno di quei pezzi che esplorano ogni possibilità vocale», dice Maxwell.

In passato, Maxwell cercava di catturare l’attenzione degli ascoltatori aprendo le canzoni col suo falsetto. Ora preferisce le sfumature del registro più basso e quando canta “let’s drink lemonade”, nella seconda strofa, sottolinea l’ultima parola con un tremolio. «L’ho registrato così e l’ho tenuto, anche se è strano». LaTina Webb, la cantante che da sempre lo accompagna in tour, ha aggiunto eteree armonie vocali.

Non sono molti i performer contemporanei che come Maxwell parlano apertamente dell’ansia che li prende quando creano. Nel 2016, quando il secondo capitolo della trilogia era appena uscito, già stava pensando al terzo. «Devo fare un disco buono tanto quanto questo», diceva. «Sono tornato ad Ansiolandia». E ora che sta per pubblicare Off, racconta che «è strano, una cosa che mi sembrava solo mia sta per diventare di tutti».

Torna sul tema un’altra volta durante la nostra conversazione. «Incrocio le dita», dice, «non sappiamo cosa ne verrà fuori. Sono spaventato, ma anche pieno di speranza e gratitudine». E pochi minuti dopo, a proposito dell’incredibile numero di canzoni che ogni giorno arrivano su Spotify: «C’è tanta musica nel mondo, non sai mai cosa sta per succedere o perché. Non ci sono più certezze».

Ma anche mentre parla dell’ansia per l’accoglienza che riceverà Off, Maxwell dice che non gli interessa diventare famoso. Ripensando ai suoi 25 anni di carriera, vede una discografia che non è stata messa assieme «per raggiungere quanta più gente possibile». Se avesse lavorato con quell’obiettivo in testa «avrei fatto scelte diverse. Avrei molti più featuring nel mio catalogo».

Ovviamente non è indifferente ai vantaggi della fama. «Entri nel mondo della creatività perché farne parte ti fa sentire bene, perché vuoi sentirti apprezzato». Nel corso del tempo, però, i desideri cambiano e arrivano altre priorità. «Dopo un po’ vuoi sfide più difficili. Poi però arriva il momento in cui ti chiedi: cosa lasciando indietro?».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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