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Max Gazzè: «Non mi stupirei se un virologo fondasse un partito»

Con ‘Il farmacista’ si è trasformato in uno scienziato pazzo alla ricerca di un rimedio miracoloso. Qui racconta i problemi della prima esibizione, l'album ‘La matematica dei rami’, la riapertura dei locali

Foto: Simone Cecchetti

«Continuo da solo, ahimè Leonardo si era sbagliato, pensava di portare i veri Jimi Hendrix e Paul McCartney, ma nel suo trasferimento temporale ha fatto male i calcoli: ha dovuto rimediare con dei cartonati». Con questa frase e una fragorosa risata Max Gazzè annuncia che, da questo momento in poi, il cammino del suo pezzo Il farmacista prosegue senza la Trifluoperaziona Monstery Band, fatta fuori dal festival.

Come al solito Max è un vulcano di idee, uno che sa davvero cosa significa suonare e fare spettacolo. E lo fa anche stavolta, con un brano che parte con la mitologica frase «Si può fare» del cult Frankenstein Junior.

Allora Max, hai messo la Regina Elisabetta alla batteria, Marilyn Monroe ai cori, Jimi Hendrix alla chitarra, Paul McCartney al basso e Igor alle tastiere. Perché hai scelto proprio questi personaggi, affidandogli quegli strumenti?
È come chiedere ai Monty Python una spiegazione ai loro sketch: nonsense, nonsense. La verità è che volevo presentare questo brano, che fa parte di un disco meraviglioso che ho registrato con i ragazzi della Magical Mistery Band, formata anche da Daniele Silvestri, che hanno prodotto il disco. C’è stata un po’ di confusione iniziale e poi è arrivata questa pantomima dei cartonati.

Sei soddisfatto della prima esibizione?
Non è venuta come me l’aspettavo, ma in questi momenti concitati, quel tipo di messa in scena avrebbe dovuto essere più dettagliata.

In che senso?
Parlo delle riprese: i cartonati erano al buio, non c’era steadicam, a livello tecnico sono deluso dalla performance. Non voglio prendermela con nessuno in particolare, ma forse la canzone avrebbe meritato una narrazione diversa, ci sarebbe voluto un po’ di movimento. A ogni modo mi sono divertito ed è andata bene comunque.

Ok, allora spiegami: perché hai scelto di impersonare Leonardo?
È il farmacista, lo scienziato per eccellenza. Il personaggio che ho impersonato, in realtà, è un folle che si pensa Da Vinci e vuole avere la sua band. Una forma di dadaismo montypythoniano, che fa parte del mio retaggio culturale. Ho passato la mia adolescenza e la mia giovinezza in Inghilterra: il trasformismo dei Monty Python e la regia di Terry Gillian in Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo o Le avventure del Barone di Munchausen. Nel videoclip ci sono molte citazioni volute ed evidenti.

Nella prima sera avevi problemi col ritorno in cuffia?
Quello non è colpa di nessuno, perché io sono un performer che sta sul palco da 40 anni e che succede?

Che succede?
Le mie performance sanremesi sono state sempre differenti dalle mie aspettative.

Ah sì? Come mai?
Perché devo stare sul palco con gli in-ear monitor, mentre sono uno che suona ancora usando i monitor sul palco. Per cui non riesco ad abituarmi totalmente. Di solito ne uso solamente uno, così nell’altro orecchio ho il monitor vero, che sta per terra. Nel sinistro c’è la cassa. Avrei avuto bisogno di un ascolto di questo genere. Invece ho avuto qualche difficoltà di percezione dell’emissione vocale.

Cioè?
Quando canto in cuffia non ho contezza dell’emissione dell’aria. È un aspetto tecnico utile a capire il problema delle difficoltà della prima esibizione. Quando non si ha emissione vocale, anche le doti sono traballanti. È come fare una gara di Formula 1 e schiacciare solo tre quarti dell’acceleratore. Non mi sento a mio agio.

Ci sei rimasto male per la classifica?
Non avevo grandi aspettative, ambivo all’ottavo posto perché anonimo. Mi sembra perfetto.

Beh bene allora…
Confido molto nella bontà di questo brano e del lavoro fatto con la Magical Mystery Band per il nuovo disco, La matematica dei rami. Sono qui a presentare, attraverso questa canzone, che ne è il sipario, un album che ha pezzi meravigliosi: tutti suonati dal vivo, come si faceva un tempo. Facevamo dieci take, scegliendo il migliore. Tutto live registrato con microfoni Telefunken e registratori a valvole. Non c’è alcun tipo di programmazione elettronica, posticcia o campionata.

Tra l’altro tu sei molto attento a queste cose, Se non ricordo male una volta mi dicesti di un vecchio microfono che sei andato a recuperare in Germania per avere un particolare tipo di suono.
Sì, il microfono di metallo del Führer, utilizzato per fare le chitarre di Alchemaya (ride).

Una cosetta, insomma. Cosa cercavi, invece, per questo progetto?
Ogni brano ha una sua identità e provenienze diverse. Ci sono testi, musiche e produzioni anche fatte da altri. Per questo il disco si intitola La matematica dei rami, perché ha varie origini e asimmetrie che convergono in un unico tronco che è quello della produzione di Max Gazzè e della Magical Mistery Band.

Chi sono i componenti del gruppo a parte te e il già citato Daniele Silvestri?
Fabio Rondanini alla batteria, Gabriel “Lazzaro” Lazzarotti al basso, Daniele Fiaschi alla chitarra, Duilio Galioto alle tastiere e poi il nostro sound engineer che è Daniele “Il Mafio” Tortora. Stasera mi esibisco con loro. Porto Del mondo dei C.S.I., che rappresenta anche la prima cover inserita in un mio disco.

Arriviamo al testo de Il farmacista. Mi sembra metta al berlina e prenda pure un po’ per i fondelli i virologi assurti al ruolo di star.
Sì certo, ma la canzone nasce prima della pandemia, stava nel cassetto da un paio d’anni, l’ho ricicciata fuori perché mi sembrava in sintonia con i tempi, per fare un po’ di satira ironica sul mondo, di questa commistione tra virologi e politici. Quello che viviamo è uno status biopolitico dove il politico diventa medico e il medico politico. Non mi stupirei se, fra qualche tempo, un virologo possa fondare un partito. Può accadere anche questo, probabilmente sarà così.

Dici?
Magari diventerà Presidente della Repubblica. La tribù dei virologi televisivi sbancano lo share. Però, seriamente, mi dispiace che ci siano troppi galli a cantare, creano confusione.

Spiegati meglio.
Non credo si sia in malafede, ma c’è chi dice una cosa per certa e poi scopriamo, dopo una settimana, che non è vera. C’è chi dice che ha le terapie intensive piene di variante inglese e poi, il giorno seguente, viene smentito dall’ospedale. Questo miscuglio di verità e menzogne genera l’inganno.

E quindi?
Siamo vittime di questa situazione drammatica che speriamo svanisca. Poi cercheremo di capire quello che è successo e la gestione di questo stato emergenziale. Per ora dobbiamo leccarci le ferite e curarci. Ma non abbiamo bisogno dell’inganno.

Cosa vorresti accadesse?
Stare attenti alle cose che si dicono e come si raccontano, anche a livello giornalistico: una cosa che fa notizia può spaventare, ad esempio, mia madre che poi per paura si chiude in casa. Bisogna fare attenzione alla narrazione egemonica del politicamente corretto. Invito le persone a pensare con la loro testa, essere responsabili in maniera civile e, con il buonsenso, capire e accettare le misure che ci vengono imposte in questo momento di emergenza.

Tipo?
Qui a Sanremo siamo agli arresti domiciliari (ride) e io lo accetto. Anche la Rai è sott’occhio. Facciamo il nostro perché il festival abbia luogo, dando l’esempio. Questo non significa che chi osa discutere in maniera socratica qualche provvedimento debba essere immediatamente collocato nella pignatta del negazionista.

La copertina del nuovo album di Max Gazzè, ‘La matematica dei rami’

Torniamo un attimo sul disco. Mi spieghi meglio La matematica dei rami?
La matematica dei rami rappresenta la multiprovenienza, l’ordine dell’asimmetria del ramo rispetto al modo in cui, a volte, siamo costretti a pensare le cose, comprensibili se sono geometricamente calcolabili, secondo uno schema euclideo.

E invece?
In realtà la natura non può essere calcolata secondo schemi matematici. Abbiamo visto che su Marte si arriva prima seguendo una curva, non dritti per dritti. L’universo si manifesta con forme sinuose, ellittiche, ovali, come il movimento delle galassie. La matematica della natura è diversa da quella che noi, anche in maniera un po’ presuntuosa, siamo costretti a calcolare per dare una definizione.

Quindi cosa rappresenta in questo caso l’asimmetria del ramo?
La provenienza multipla di questi brani, creati dalla loro origine alla loro fase finale, produttiva. Un albero inverso in cui i rami convergono verso il tronco. E questo è l’elemento in cui è intervenuta la Magical Mistery Band.

Vale a dire?
Raccogliere le canzoni da più fonti, da me, da mio fratello, dai Linea 77, da vari mondi, rielaborandole secondo uno schema produttivo, seguendo una percezione da musicisti esperti quali siamo. Ecco il senso: la perfezione dell’asimmetria.

Non ci tocca che sperare nei live.
Ci penseremo a momento debito, ma me lo auguro. L’anno scorso sono stato il primo ad aprire un tour live, dimostrando che si potevano fare, rispettando le misure che ci sono state date. Alla fine altri hanno fatto concerti fino a settembre, poi c’è stato lo svacco totale e alcuni locali hanno fatto assembramenti senza sicurezza.

E questo cos’ha comportato?
Nella percezione collettiva non c’è stata una distinzione: dopo quelle notizie la gente ha cominciato a non venire più ai concerti e abbiamo dovuto interrompere. Mi auguro di riprendere l’attività live che fa parte della mia vita, è il mio pane quotidiano, il mio habitat naturale. Per me, ma soprattutto per gli operatori del settore della musica, dello spettacolo, dei teatri. L’altro giorno stavamo in aereo, tutti attaccati, con la mascherina. Non vedo perché in un cilindro pressurizzato si possa fare e in un teatro, distanziati, no. Questo fa parte delle incongruenze che non hanno senso. In questa confusione vediamo delle assurdità. Spero che, se veramente non ci sarà un aumento dei contagi, la categoria possa riprendere in maniera dignitosa questo lavoro. La pandemia economica è alle porte, la gente attinge ai risparmi, ma prima o poi i risparmi finiscono. Bisogna assolutamente riaprire.

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