Matt Bellamy: «Viviamo in un'epoca in cui le idee più folli sono in prima serata» | Rolling Stone Italia
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Matt Bellamy: «Viviamo in un’epoca in cui le idee più folli sono in prima serata»

Il frontman dei Muse racconta il nuovo singolo 'Thought Contagion' e lo stato dei lavori sul nuovo album, scritto e registrato con un approccio opposto al passato.

Matt Bellamy: «Viviamo in un’epoca in cui le idee più folli sono in prima serata»

I Muse sono lontani dalla conclusione delle registrazioni del loro ottavo album, ma hanno appena pubblicato un antipasto, il nuovo singolo Thought Contagion, secondo estratto dopo Dig Down, uscito lo scorso anno. È una canzone rock piena di politica, con un testo affascinante. Pubblicare singoli a larga distanza è una strategia radicalmente diversa dal passato della band, che di solito teneva nascosta tutta la sua musica prima di concludere i lavori sul disco. Ma, dopo quasi 25 anni di carriera, il trio ha cambiato metodo. «Non è male fare così, invece che aspettare di finire tutto il disco», dice il cantante Matt Bellamy a Rolling Stone.

«L’album sarà molto variegato. Le canzoni saranno molto diverse, vogliamo mescolare i generi ed epoche lontane». Prima di pubblicare il singolo, Bellamy ha parlato delle sue frustrazioni verso Trump, del prossimo Bonnaroo e di perché pensa che il prossimo album dei Muse sarà il migliore della loro discografia.

Qual è la storia di Thought Contagion?
È un brano recente, l’avrò scritto verso la fine dell’anno scorso. Ho iniziato dalla linea di basso e poi ho aggiunto un theremin, volevo una linea melodica particolare, esagerata. Quando abbiamo iniziato a registrare mi sono reso conto che quella melodia sarebbe stata perfetta per la voce, quindi io e Chris (Wolstenholme, il bassista) abbiamo registrato una decina di tracce per ottenere quella sorta di effetto coro. La strofa inizialmente aveva un suono più heavy, ma abbiamo deciso di sperimentare e provare a usare uno stile più trap, con la 808 e le drum machine. Questa scelta ha trasformato tutto il brano.

Cosa ha ispirato il testo? La frase “It’s too late for the revolution / Brace for the final solution” mi ha molto colpito.
Guardare i programmi di informazione americani. Viviamo in un’epoca in cui le ideologie, i sistemi di valori delle persone, sono sempre in onda a prescindere da quanto siano vere o false. Penso che questo sia un periodo insolito in cui vivere, la prima serata è piena di queste idee folli. Allo stesso modo è diventato difficile mettere in evidenza le lacune di qualcuno, per esempio usando la scienza. È un atteggiamento considerato insensibile. Ho scritto le strofe per liberarmi dall’ansia, e nel resto del brano mi domando se quei sentimenti siano davvero i miei. Non so quantificare l’influenza degli altri. A volte le tue ansie verso il mondo possono essere lenite, magari non guardando tutta quella televisione, o spegnendo lo smartphone. Spesso realizzi che va tutto bene.

La frase chiave per capire il testo è: “You’ve been bitten by a true believer/ You’re been bitten by someone who is hungrier than you/ You’ve been bitten by someone’s false beliefs.” Mi sembra un buon riassunto del significato: a volte ti ritrovi in situazioni in cui un ignorante ha più potere di te, o su di te. È di questo che parla davvero la canzone, di come i sistemi di valori degli altri possano infettare il tuo, e anche i tuoi sentimenti.

Thought Contagion e Dig Down saranno nel nuovo album?
Tutti i singoli che pubblicheremo saranno nell’album. Siamo a metà del processo di scrittura e siamo sicuri di finire tutto per l’autunno. Probabilmente uscirà a fine anno, o all’inizio dell’anno prossimo, ma vogliamo ingannare l’attesa pubblicando altri due pezzi.

È un approccio molto diverso dal passato, adesso sembrate quasi una band anni ’60. Come mai questo cambiamento?
È vero. Ci sembra di essere tornati ai primi anni della band, quando pensi solo alle canzoni e non al disco. Per noi è molto rinfrescante lavorare in questo modo, un brano per volta. Scriviamo, registriamo, mixiamo e giriamo il video prima di passare al successivo. È bello, è diverso dal multitasking costante, da pensare sempre al disco nella sua totalità. Di solito ci chiedevamo: «Qual è il concept? Quali sono i temi? Come suonerà? Su cosa ci concentreremo per il prossimo album?». È stato bello tornare a pensare alle canzoni. Cos’è che rende una canzone bella? Tutto quello che ascolterete sarà assolutamente unico, da tutti i punti di vista.

Suonerete in alcuni festival nei prossimi mesi. Avete intenzione di fare altri concerti?
Quest’anno faremo quattro o cinque date. L’idea è quella di accumulare un po’ d’energia così da poterla riportare in studio. Questo sarà un anno dedicato alla nuova musica, facciamo questi concerti per tenerci in forma e ricordarci com’è suonare dal vivo. Il tour vero e proprio partirà dopo l’uscita dell’album.

Chi lo sta producendo?
Più di una persona. Dig Down è prodotta da Mike Elizondo, Thought Contagion da Rich Costey. Faremo altre canzoni con loro, poi contatteremo altri produttori.

Avete suonato un concerto “su richiesta”, e mi è sembrata un’esperienza divertente. Com’è stato suonare brani che non toccavate da anni?
Bellissimo, davvero. Le scelte del pubblico mi hanno affascinato, alcune erano canzoni vecchie e strane. Quella che mi ha sorpreso di più è stata Easily, non l’avevamo mai suonata dal vivo e la reazione del pubblico è stata incredibile.

Suonerete al Bonnaroo. Siete carichi?
Assolutamente, sono over the moon. Il concerto sarà il giorno prima del mio compleanno, quindi festeggerò sul palco.

Alcuni fan pensano che questo nuovo approccio sia il segno di un minore impegno, come se l’idea di album sia meno importante di un tempo.
Non è così. È solo diverso. Non sappiamo se ci sarà un concept, ma abbiamo già fatto due o tre concept-album di fila. In realtà, almeno considerando i singoli pezzi, sono sicuro che sarà il nostro disco migliore.

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