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Marlene Kuntz – Il mondo brucia, e noi?

Scritto tra partite a bocce e biciclettate collettive, il nuovo disco ‘green’ dei Marlene Kuntz vede la luce in un periodo buio di inquietudine politica, riscaldamento globale e cambiamento climatico. In un mondo che brucia, ‘Karma Clima’ è forse il lavoro più diretto e universale della band

Foto: Tommaso Gesuato

«L’arte di mettere la camicia nei pantaloni ti manca!». I Marlene Kuntz scherzano tra di loro mentre si preparano per lo shooting della cover story di Rolling Stone. Non sono propriamente a loro agio nel provare e riprovare abbinamenti tessuti-colori, ma l’immagine di gruppo che ne esce è armoniosa, in pace con le sfumature autunnali del parco Forlanini di Milano e pienamente in linea con lo spirito naturalistico del loro ultimo progetto artistico – limitativo chiamarlo semplicemente album – Karma Clima.

«Ti vedo pensieroso», dice Luca Lagash a Cristiano Godano, che sarcastico risponde: «Sono pensieroso dalla nascita».

Nel giro promozionale per l’uscita del disco, hanno in programma per il giorno successivo un’intervista televisiva a Ostana, uno dei tre borghi in provincia della loro Cuneo che – dall’autunno 2021, insieme a Piozzo e Borgata Paraloup – ha ospitato la lavorazione dell’album. Essendo prevista una piccola performance live davanti alle telecamere, la questione è se portare o meno due chitarre, secondo Godano poco rappresentative del sound Karma Clima, la cui composizione è nata e cresciuta prevalentemente intorno al pianoforte.

Seduti su una panchina del parco, ricapitoliamo la genesi di quest’opera perdendoci in svariate divagazioni, musicali e non: Festival di Sanremo e Amadeus, la collaborazione con una vecchia fan ora diventata “musa”, Elisa, momenti di sano cazzeggio tra partite a bocce e scampagnate in bicicletta, scenari apocalittici da scongiurare, e modi altri di fare musica e intendere l’arte.

Quanto ci avete messo per registrare Karma Clima?
Cristiano Godano: Sono passati cinque anni dall’album precedente, ma non li abbiamo trascorsi a comporre musica in modo maniacale perché abbiamo fatto anche altro, suonando in giro per esempio. Io ho fatto anche un disco solista. La pandemia ha scombussolato tante cose. Durante il primo lockdown ero rimasto a Roma dalla mia compagna e ricordo distintamente che in quel periodo Riccardo Tesio e Luca Bergia, che all’epoca suonava ancora con noi, non riuscivano a quagliare nulla a Cuneo, forse proprio a causa del lockdown. Ascoltando un giro a cui avevamo lavorato con Davide (Arneodo), ho pensato che potevamo partire da quel tipo di atmosfere e – siccome nel frattempo Luca si era fatto da parte – io, Riccardo e Davide abbiamo capito che non era male l’idea di comporre con le tastiere, anziché con le chitarre. A maggio del 2021 ci siamo chiusi in sala prove e dieci giorni dopo avevamo i provini su cui poi abbiamo lavorato durante le residenze, con tutta la mia parte in finto inglese.

Lo avevi raccontato ai fan che vi sono venuti a trovare a Ostana per le vostre prove aperte: anche tu scrivi in fake English, come Alberto dei Verdena…
Godano: Lo facciamo in tanti. Tiriamo giù una linea melodica e da quella poi proviamo a fare il nostro lavoro in italiano. E c’è chi come Alberto resta il più filologico possibile rispetto a ciò che gli suona in testa con l’inglese, tentando di farlo filare in italiano.

I testi di Karma Clima sono molto diretti, meno ermetici rispetto ad alcuni vostri classici.
Godano: Sì, perché era un’esigenza essere più chiaro e diretto possibile per far arrivare un messaggio importante.

Rolling Stone
ha seguito i Marlene Kuntz lungo tutto il percorso di Karma Clima. Quando ci siamo incontrati per la prima volta a Ostana, nell’ottobre del 2021, parlavamo di cambiamento climatico e surriscaldamento globale, eravamo ancora nel pieno della pandemia con le mascherine in sala prove, ma da allora tante cose sono cambiate, in peggio. Per esempio non c’era una guerra in Europa con annessa minaccia nucleare e Giorgia Meloni non aveva vinto le elezioni. Uno dei tre luoghi dove il gruppo ha lavorato a Karma Clima è Borgata Paraloup, un simbolo della Resistenza in Italia.

“Scavo ancora un po’ in fondo al nero”, canta Cristiano in Tutto tace. È il nero degli anfratti della Terra. Scava, scava, è impossibile vedere la luce in fondo al tunnel? Non c’è limite al pessimismo?
Godano: Be’, con me caschi bene! (Ride amaramente) Stiamo facendo questa chiacchierata due giorni dopo le elezioni, ma io da molto tempo ho i miei timori. Già quando Salvini chiese i pieni poteri ero irrequieto, ma la mia inquietudine non si ferma all’Italia. Penso all’ondata populista e sovranista che si sta propagando e ho capito che è una risposta al liberismo, che ha fallito. In questo momento, noi italiani stiamo dando il peggio di noi stessi. Forse sbaglio, ma tra 10 o 15 anni rimpiangeremo tante cose perdute.

Foto: Tommaso Gesuato. Grooming: Alice Fantini, Styling: Martina Calabresi, Art Director: LeftLoft, Producer: Maria Rosaria Cautilli, Foto Assistant: Francesco Cantoro. Outfit: Moose knuckles, Alessandro Gilles, Out/fit, Tombolini, PT Torino, Gaelle Paris, Rocco P., Piacenza 1733


Nel frattempo, tra una foto e l’altra sotto il sole basso del tardo pomeriggio, mentre sulle nostre teste volano gli aerei che atterrano e decollano da Linate, ci raggiungono anche il chitarrista e membro fondatore della band, Riccardo Tesio, insieme al bassista Luca Lagash e al tastierista Davide Arneodo.

Riccardo Tesio si attacca al discorso di Godano: «Magari leggendo i libri di storia ci sembra che alcuni accadimenti siano stati veloci, ma in realtà sono cose avvenute lentamente: piccoli passi che vissuti al momento non sono sembrati così gravi, ma uno dopo l’altro hanno generato disastri. Ecco, bisogna fare attenzione perché un piccolo passo nella direzione sbagliata può portarci verso il baratro».

In Bastasse domandate, cantando: “Il mondo brucia, e noi?”. Cosa stiamo facendo, avete una risposta a questa domanda che riguarda anche e soprattutto chi verrà dopo?
Godano: Non c’è una risposta. Quel testo denuncia lo smarrimento di una coppia con figli così smarrita che per un giorno stacca dal mondo per cercare un po’ di quiete, ma l’io narrante e la sua compagna sanno di non essere in grado di sovvertire nulla. È un pezzo sul riscaldamento climatico, e il mondo che brucia è più reale che metaforico.

Tra crisi climatica devastante e sovranismi galoppanti, quale potrebbe essere un’ancora di salvezza?
Godano: Voglio sperare che ci siano una serie di paletti che possano impedire la degenerazione che siamo in tanti a temere, dall’etichetta fascismo in giù. Grazie al buon senso comune e a questi limiti mi piace sperare che non ci sia il via libera a colpi di testa allucinanti. Però sono consapevole che potrebbe essere una speranza ingenua. Bisogna restare vigili, ma credo anche ci sia una buona percentuale di cittadini disposta a esserlo.

In una canzone, L’aria era l’anima, ci sono le voci di due bambine: è un modo di comunicare con chi dovrà raccogliere i cocci del disastro?
Tesio: Sono le figlie del produttore Taketo Gohara e il motivo per cui sono state inserite è proprio questo. Karma Clima è un disco che invita a guardare oltre il proprio naso, in prospettiva, ai nostri figli, ai nipoti. Bisogna ricordarsi di loro, è il karma che gli torna.
Godano: Ascoltando il pezzo in fase di lavorazione, è stato forse Sergio Carnevale a dire: «Ci starebbero bene delle voci di bimbi». Ho iniziato a rifletterci su ed è nato questo testo con i bambini che guardano il nonno pensieroso, che osserva l’acqua che sta invadendo la città. “Nonno, cosa fai? Perché non parli più?”. È uno scenario distopico, ma verosimile.

A proposito del produttore Taketo Gohara, quanto c’è di suo in questo album?
Davide Arneodo: È stato fondamentale soprattutto perché è riuscito a coordinare le diverse teste coinvolte nel progetto. Ognuno di noi ha portato qualcosa, ma lui ha armonizzato tutto il lavoro. Stando con noi, residenza dopo residenza, Taketo è stato in grado di capire la visione di tutti quanti noi.

Foto: Tommaso Gesuato. Grooming: Alice Fantini, Styling: Martina Calabresi, Art Director: LeftLoft, Producer: Maria Rosaria Cautilli, Foto Assistant: Francesco Cantoro. Outfit: Moose knuckles, Alessandro Gilles, Out/fit, Tombolini, PT Torino, Gaelle Paris, Rocco P., Piacenza 1733

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L’anno scorso avevate presentato Karma Clima come un disco di “elettronica suonata”, ma l’elettronica non è certo preponderante…
Arneodo: Quando facevamo le prime interviste c’era un impianto più elettronico, vero, ma quando poi abbiamo iniziato a suonare tutti insieme la scrittura è cambiata e l’elettronica è rimasta solo dove serviva. Anche questo è merito di Taketo, che è riuscito a riequilibrare chitarre-basso-batteria e far emergere la band da una dimensione iniziale più elettronica.
Tesio: Anche io quando alla fine ho sentito il disco ho scritto agli altri: diciamo che è un disco di elettronica, ma si sente molto di più il pianoforte…
Godano: Le chitarre rappresentano certamente poco il disco, che nasce al pianoforte, con le tastiere. Sono dunque un ingrediente che impreziosisce, ma non essenziale. Ma era una cosa che desideravamo tutti. È la prima volta che le nostre canzoni nascono così: mischiare gli ingredienti è un modo per provare a variare le nostre possibilità espressive e creative.

Considerata la componente elettronica, fa la differenza avere con voi ora un batterista come Sergio Carnevale, nato con i Bluvertigo?
Godano: Per i brani del disco nuovo, Sergio ha sicuramente un know-how sulla gestione delle componenti elettroniche e le micro-basi che a noi manca. Da questo punto di vista lui è davvero un esperto ed è stimolante, ha sicuramente delle cose da insegnare.

Durante l’ascolto del disco a Piozzo, avete raccontato che è stato proprio Sergio a raccogliere il suono dello scampanellio delle mucche all’inizio dell’album. Ci sono altri suoni ambientali raccolti durante le residenze?
Godano: Ci sono le mucche di Ostana in apertura e l’acqua di una fontana di Ostana alla fine del disco, è un album che si apre con un elemento della natura e si chiude sempre con un altro elemento naturale.

Ed è un album quasi a km zero. Quasi, perché dopo le residenze piemontesi siete comunque andati in Ungheria a registrare con la Budapest Art Orchestra.
Arneodo: Tanti pensano «Vado all’estero perché costa poco», ma non è così. Abbiamo registrato gli arrangiamenti orchestrali a Budapest perché ci sono poche altre orchestre al mondo che hanno quel determinato suono, loro hanno lavorato per esempio per serie di Netflix come La regina degli scacchi. Quando ho scritto le partiture non volevo il rock sinfonico, ma delle texture: sono cose semplici, non ci sono virtuosismi muscolari, ma è un suono che emoziona e dà al tutto una dimensione onirica.



Un altro passo indietro. Nell’autunno del 2021 i Marlene Kuntz erano candidati per il Festival di Sanremo e alla bocciatura di Amadeus lo stesso Godano aveva risposto con un suo elzeviro qui su Rolling Stone.

Lo avevi invitato a iscriversi alla vostra newsletter, l’ha fatto?
Godano: No, a meno che non l’abbia fatto sotto mentite spoglie! (Risate collettive)

Il pezzo che avevate proposto per Sanremo era Vita su Marte, vero? È uno dei brani più pop, accessibili dell’album.
Tesio: Erano tre se non sbaglio, e uno era Vita su Marte, sì.

Il ritornello dice ironicamente “canta che ti passa”, concetto che non è poi così diverso dal “fottitene e balla” di Dargen D’Amico, uno dei brani tormentone dello scorso festival…
Arneodo: È vero, non possiamo certo dire di averlo copiato! (Ridono ancora, tutti insieme)
Tesio: Curioso, non ci avevo fatto caso. Ma il concetto è quello, sì. Comunque Vita su Marte era un’immagine che ci piaceva, e pochi mesi dopo che abbiamo scritto il pezzo è uscito anche un film come Don’t Look Up.

“Mi piace questo viaggio… Che vada all’infinito! Il mondo è un miraggio, ma laggiù il caldo è percepito”. Questo è un verso di Vita su Marte. Con il Monviso alle spalle, Cristiano lo aveva recitato per Rolling Stone in un video-racconto della residenza di Ostana. Significa che non era inedito, forse non avreste potuto partecipare comunque al Festival con quella canzone?
In coro: Ecco perché non siamo andati a Sanremo, è colpa vostra! (Altre soniche risate)

Avete intenzione di candidarvi al Festival anche quest’anno?
Godano: Noi siamo consapevoli che al giorno d’oggi quasi qualsiasi gruppo, underground o mainstream, ha bisogno di un passaggio televisivo perché la musica è messa male. Io ho l’impressione che quest’anno a Sanremo si vedranno nomoni, gente che fino a quattro o cinque anni fa non avrebbe avuto assolutamente bisogno di un passaggio promozionale come il Festival. Non mi stupirei di vedere gente che, solo poco tempo fa, avresti detto: «Cazzo! Anche lui, o lei, va a Sanremo».

Quindi non escludete Sanremo 2023?
Godano: No, non lo escludiamo.
Tesio: Chiaramente perché siamo dei nomoni!
Godano: Battutona! (Ridono)

Foto: Tommaso Gesuato. Grooming: Alice Fantini, Styling: Martina Calabresi, Art Director: LeftLoft, Producer: Maria Rosaria Cautilli, Foto Assistant: Francesco Cantoro. Outfit: Pignatelli, Rocco P.

Foto: Tommaso Gesuato. Grooming: Alice Fantini, Styling: Martina Calabresi, Art Director: LeftLoft, Producer: Maria Rosaria Cautilli, Foto Assistant: Francesco Cantoro. Outfit: Pignatelli, Rocco P.


Com’è nata invece la collaborazione con Elisa? C’è la sua voce su Laica preghiera, un pezzo non propriamente pop radiofonico, considerato il suo spoken word, che esce comunque come singolo che anticipa l’album.
Godano: Non è proprio un singolo, ma una… focus track! È la canzone che accompagna la pubblicazione del disco, e non poteva essere altrimenti: è una collaborazione prestigiosa dal punto di vista artistico, che va valorizzata.
Luca Lagash: Ci siamo trovati perché anche Elisa sta facendo un lavoro micidiale intorno agli stessi temi del concept Karma Clima, pensiamo per esempio al suo impegno per un tour eco-sostenibile. È una delle poche ad aver preso posizione sulle tematiche ambientali.
Godano: Ho pensato Laica preghiera come una canzone in cui la musa risponde a un’invocazione ed Elisa è sembrata a tutti quanti noi la migliore voce possibile. Sapevamo che è sempre stata una ammiratrice dei Marlene Kuntz, me la ricordo sotto il nostro palco a ballare insieme alla gente dalle sue parti in Friuli, più di vent’anni fa, quando cantava ancora in inglese e si stava affacciando nel mondo del pop. L’ho chiamata al telefono ed è stata molto contenta, felice di non sentirsi sola in questo percorso di forte rilevanza civica: come noi, mette la propria faccia sulla questione del cambiamento climatico.

A proposito di eco-sostenibilità, come vi siete comportati con la stampa di CD e vinile?
Arneodo: È tutto sostenibile. Tutta la carta utilizzata sia per il CD che per il vinile è carta certificata FSC, il digipak non ha la classica plastica e la confezione del 33 giri è un bauletto singolo, non a tre ante o come si dice, ma il minimo indispensabile. Rimane il discorso del vinile in sé, ma le plastiche biologiche hanno ancora costi proibitivi. E comunque per il vinile ci siamo dovuti muovere mesi e mesi prima, perché non si reperivano i materiali.

Karma Clima è stato e continua a essere un lavoro itinerante. Non solo il viaggio fra le tre residenze – Ostana, Piozzo e Borgata Paraloup – dove i Marlene hanno scritto, arrangiato, registrato i nove pezzi del disco aprendosi alle comunità locali e al proprio pubblico, ma anche un viaggio tra le arti: pittura, scultura, cinema.

Prima delle date live, c’è l’appuntamento del 7 ottobre alla Domus Aurea a Roma. Di cosa si tratta?
Lagash: Sonorizziamo dal vivo il film a cui il regista Lorenzo Letizia ha lavorato, seguendoci in tutte le fasi di registrazione del disco. È stato Riccardo a proporre di far venire con noi Lorenzo, e così per la prima volta un gruppo si esibirà alla Domus Aurea. Sono rimasti impressionati dalla progettazione di Karma Clima e quindi hanno deciso di superare un loro limite, dandoci modo di esprimerci lì.

Foto: Tommaso Gesuato. Grooming: Alice Fantini, Styling: Martina Calabresi, Art Director: LeftLoft, Producer: Maria Rosaria Cautilli, Foto Assistant: Francesco Cantoro. Outfit: Pignatelli, Rocco P.

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Quando siamo arrivati a Piozzo per l’ascolto in anteprima di Karma Clima, abbiamo trovato tutti i Marlene Kuntz impegnati in una partita a bocce con i locals. Cristiano Godano seguiva i lanci col gelato in mano in un’atmosfera leggera, divertita. Non era la prima volta che la band al completo si sfidava a petanca e non è stato neanche l’unico momento ludico-sportivo di Karma Clima. Abbiamo avuto davvero il piacere di goderci la leggerezza dei Marlene, il loro lato più cazzaro.

Chi è il Visconte Cobram che ha costretto gli altri del gruppo a correre in bici per decine e decine di chilometri?
Coro: Lagash!
Lagash: Il 6 giugno siamo partiti in bici dalla Mole di Torino, noi quattro più l’ultra runner Oliviero Alotto, e il 20 settembre abbiamo chiuso il nostro primo tour bike con 50 persone impegnate in una staffetta resistente. Non è tanto il fatto di utilizzare un mezzo sostenibile come la bici, ma un modo per fare gruppo. Anche grazie a questi momenti è emerso l’elemento umano, che ha tirato fuori la nostra componente più divertita e divertente: possiamo ridere anche affrontando un discorso serio come l’emergenza climatica.

Chi sono gli altri ciclisti convinti del gruppo?
Cristiano indica Davide, il più giovane della band: «Lui è un triciclista!»
Arneodo: Come dice sempre Ricky, quando prima di Catartica Cristiano e Luca aspettavano che lui scendesse da casa, io gli giravo tra gli stivaletti col triciclo!

Vedete che riuscite a essere proprio dei cazzari?!?
Tesio: Sì, ma tienitelo per te!

E giù a ridere.

Foto: Tommaso Gesuato. Grooming: Alice Fantini, Styling: Martina Calabresi, Art Director: LeftLoft, Producer: Maria Rosaria Cautilli, Foto Assistant: Francesco Cantoro. Outfit: Berwich Komodo, Alessandro Gilles, Tombolini, PT Torino, Hype Berwich, Alessandro Gherardi, Gaelle Paris, Rocco P.

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Foto: Tommaso Gesuato
Grooming: Alice Fantini
Styling: Martina Calabresi
Art Director: LeftLoft
Producer: Maria Rosaria Cautilli
Assistente alla fotografia: Francesco Cantoro
Video Backstage: Lorenzo Bailo

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