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Marcella Bella: «I veri artisti non partecipano ai reality»

Il rapporto con la Rettore e i contrasti con Orietta Berti, il successo di ‘Ora o mai più’, l’esclusione amara al Festival di Sanremo, l’amore per la comunità gay e la delusione politica.
Marcella-Bella-Intervista

Incontro Marcella in un hotel a due passi da via Montenapoleone a Milano. Magrissima, piena di ricci e sorriso rassicurante. Marcella è una delle signore indiscusse della musica pop italica. Una che ha cantato pezzi come Nell’aria, Senza un briciolo di testa, Io domani. Giusto per citarne tra a caso, ecco. Un’artista che è diventata una vera e propria icona, ma che non si è mai lasciata sedurre dalle sirene della popolarità mordi-e-fuggi dei reality. Lei ha sempre e solo seguito progetti che le hanno permesso di seguire il suo grande amore: la musica. Non è un caso, quindi, se è diventata una dei coach di Ora o mai più, il talent di Rai1 che si ripropone di fare brillare nuovamente la carriera appannata di alcuni artisti-meteore (anche se meteore non sono, o almeno non tutti).

Marcella ogni sabato, alle 21:10, sciorina consigli alla sua “allieva” Silvia Salemi, sperando di portarla alla vittoria. Ma la Bella è anche pronta a festeggiare i 50 anni di carriera con un mega evento che farà impazzire i fan. Uno spettacolo emozionante a Teatro Brancaccio di Roma in cui miscela ricordi, musica, narrazioni e – ovviamente! – i successi mai dimenticati. Alcuni momenti dello show, poi, saranno dedicati all’amato fratello Gianni Bella, grande protagonista della canzone italiana e spalla fondamentale della carriera di Marcella, per la quale ha scritto le più grandi hit del suo repertorio.

Marcella, come sta andando a Ora o mai più?
Devo dire che mi sto divertendo, soprattutto con la Vanoni e la Rettore.

Rettore, la sua nemica storica…
Sì, ma abbiamo dimostrato ampiamente che i giornalisti, soprattutto quelli radiofonici, creavano una rivalità, con una frase che mi avevano affibbiato e che avevo detto, effettivamente, ma sotto provocazione. Sanno che sono siciliana, passionale. Era studiata per farmi dire frasi antipatiche.

Però all’inizio qualche screzio c’è stato, non mi faccia la buonista eh.
All’inizio sì. Me lo ha detto pure a inizio programma, che voleva essere ironica e giocare sul fatto che non fossi alta come lei. E che portassi i tacchi alti. Oggi come oggi non è un’offesa dire che porti i tacchi alti. Lei sottolineava questa cosa per non dirmi che sono bassa.

Come procede con la sua protetta Silvia Salemi?
Sono felicissima di avere una donna, come Silvia Salemi, che tra le altre cose canta bene. Quest’anno ci sono molti artisti bravi, che sono qualche cosa di più che meteore.

Tipo?
Be’ Paolo Vallesi io, onestamente, non posso chiamarlo meteora. Ha fatto più di una canzone bella, è autore per altri artisti.

Torniamo alla Salemi.
È una cantautrice, è moderna. Anche se sono nata nel 1952 ho avuto basi moderne, mio fratello è musicista e compositore. Sono cresciuta ascoltando il blues, il jazz, grandi come Otis Redding. Magari al momento non li capivo, ma la mia mente musicale incamerava. Grazie a Dio mi è rimasto, ancora oggi, il modo di cantare moderno, che mi rende attuale. Sono contenta di dare qualche consiglio alla Salemi, affinché possa avere un’altra chance. Mi auguro ci riesca perché, tra tutti quelli che ci sono, forse è quella che può davvero tornare alla grande.

Perché gli altri. Ad esempio Vallesi, che citava prima?
Be’ Vallesi non lo so. È indicativo che ha fatto tre canzoni e poi è sparito completamente, uno bravo come lui. A volte la vena si esaurisce. Non ci possiamo fare niente.

Invece la Salemi, secondo lei, spacca. Ed effettivamente anche la Rettore mi sembra abbia apprezzato. La prima puntata vi ha dato un bel 10.
Perché abbiamo cantato Nell’aria che è un po’ il genere che piace alla Rettore. Non le può piacere il repertorio della Berti. Oddio anche a me non piace il repertorio della Berti, però ho un grande rispetto per quello che è lei.

E che cos’è?
La nonna di Arisa, come modo di cantare. Un modo di cantare melodioso, rilassante, intonatissimo. Musicalmente non posso dire che una canzone fa schifo, perché lei ha rappresentato qualcosa ai suoi tempi. Posso dire che non mi piace come è stato eseguito un pezzo o che non mi ha dato emozioni.

Eppure la Rettore qualche legnata mi sembra gliel’abbia data.
È stato il modo di dire a essere sbagliato, secondo me. La Rettore deve stare attenta alla forma. Uno può dire le stesse cose, senza offendere.

Eppure la Berti quest’estate non l’ha toccata pianissimo. Ha detto che lei è una vipera.
Ho sorriso, ma cosa vuoi dire alla Berti? Questo perché ho dato 5 a Valeria Rossi (durante la scorsa edizione del programma, ndr). Purtroppo, la Berti, facendo così, mi ha fatto sottolineare troppe volte che quella ragazza era stonata. Ho la mia bibbia musicale: un cantante può avere un filo di voce, può quasi parlare, ma l’intonazione è basilare. Se non sei in grado di gestirla, non puoi avere delle chance. Quindi ho espresso questa cosa dandole 5. Poi nella seconda votazione le ho dato un 4 o un 5 e la Berti è esplosa.

Ah sì?
Tant’è che ho chiesto di tagliare questa cosa. Le ho detto che non poteva prendersela sul personale. Io sono tutto tranne che una vipera. Sono una persona buonissima. Sono grintosa, ma non cattiva, né invidiosa.

Vabbè, ma com’è finita?
Che le ho detto «O la smetti o andiamo per vie legali».

Ah, proprio così.
Volevo zittirla proprio. Anche io potrei andare sul personale, ma sono stata chiamata per esprimere un voto dall’1 al 9. In questa edizione dal 5 al 10. Se avessi voluto dare 1 ero libera di poterlo fare, spiegando il perché, le motivazioni. Poi ha detto “vipera” anche alla Rettore, quest’anno. Si vede che è la sua frase. (ride, ndr)

Quest’anno compie i 50 anni di carriera. Mi aspettavo di vederla a Sanremo.
Anche io mi aspettavo di vedermi a Sanremo, anche perché il brano, sembra, sia piaciuto tantissimo. È una canzone importante che ha scritto mi fratello Gianni con fatica, visto che c’ha una mano paralizzata. Quindi una mano fa gli accordi e con l’aiuto dell’altro mio fratello Rosario, che è pianista, l’ho un po’ costretto a scrivermi questo pezzo. Gli ho detto: «Io non posso festeggiare i 50 anni di carriera cantando la canzone di un altro autore, Gianni fai uno sforzo». Gli ho chiesto se avesse altre idee musicali.

E lui?
Non parla, ma mi fece segno che le aveva tutte in testa, le canzoni. Gli ho detto: «Tirale fuori! Rosario suona e tu le canticchi», perché lui può canticchiarle. Non riesce ad articolare bene, ma la parte musicale ce l’ha. Ha tirato fuori una frase musicale meravigliosa e abbiamo registrato la canzone.

Poi per il festival?
Quando l’ho fatta ascoltare al patron, che non è Claudio Baglioni, ma l’altro, il suo braccio destro.

Chi?
Un certo Salzano.

Ah, ok. E che le ha detto?
Che la canzone era meravigliosa, che era una grande canzone, importante, che l’avrebbe fatta ascoltare a Baglioni e mi avrebbe dato una risposta a breve.

E invece?
Io pensavo che Baglioni, essendo un collega, essendo un musicista, avendo una grande stima di Gianni, non volesse perdere questa occasione di fare tornare Gianni e me a Sanremo, in una situazione bella. Bella in tutti i sensi. Tra l’altro è un brano che ho scritto anche io. E quindi era fatto da tutti noi fratelli Bella insieme. Ero sicura mi avrebbero preso, giuro, perché mi hanno fatto tanti complimenti. Si vede che altri interessi sono stati più forti di quelli musicali, credo.

Ma è stata informata che non era stata presa?
L’ho saputo dalla televisione. Non avevano il coraggio di dirmi che non era piaciuta a Baglioni. Doveva motivare il fatto che non mi prendesse.

Come si intitola la canzone?
Un amore speciale. Parla di un grandissimo amore di rispetto, un amore che dura da più di 40 anni e riprende gli amori miei. Non solo quello sentimentale verso mio marito – che già di per sé è un amore speciale visto che siamo insieme da 40 anni, e ce ne sono pochi come noi nell’ambiente – ma parla anche dell’amore verso mio fratello. E il testo è molto carino.

La farà uscire in un album?
Siccome sono caparbia, questa caparbietà mi ha fatto rimanere sulla cresta dell’onda per 50 anni. Non mi faccio abbattere facilmente e, se credo in un progetto, vado avanti. Voglio avere una seconda chance per questo pezzo. Magari, visto che il prossimo anno sono i 70 anni del Festival, si metteranno una mano sul cuore e daranno un premio alla carriera a Gianni Bella. Spero di tornarci.

Anche come super ospite? Sempre con questa canzone, intendo.
No, perché non vado per fare lo spettacolo. Con una canzone così voglio competere.

Sanremo a parte, come festeggia i 50 anni di carriera?
Più che festeggiamenti, vogliamo sottolineare il fatto che, appunto, dopo 50 anni, sono ancora qui a cantare. Il mio repertorio è fatto di canzoni anche id un certo spessore. Alcune sono leggerine, quando ero ragazzina Bigazzi scriveva pezzi giovani. Montagne verdi parlava della mia esperienza, di quella volta che presi il treno, lasciai il coniglietto, gli amici, gli affetti. Ero proprio la mia storia quella lì.

Però ha dichiarato che non la vuole più cantare.
Non esageriamo, non voglio cantare sempre quella canzone lì, perché ho anche altri pezzi. Quando me la propongono – sempre! – cerco di evitarlo. Quando non posso lo canto. È un brano fortissimo del mio repertorio e non lo rinnego. Ma ho fatto anche altro.

A me piace molto Senza un briciolo di testa.
Quella è meravigliosa. Però c’è anche Io domani, Fa chic, Nell’aria, L’ultima poesia, che è bellissima.

Durante questa carriera qual è il suo ricordo indelebile?
È legato a una serata speciale. A un programma che ho voluto io e ho realizzato interamente io. Ho chiamato tutti gli amici di Gianni e i miei amici cantanti. Parlo di Serata Bella su Rete4. Una rete che fa – quando va benissimo – il 5%, con noi ha fatto il 12%. Stappavano lo champagne lì negli uffici di Rete4 eh. Penso che, nella storia di Rete4, non succederà più. È un mio fiore all’occhiello. Quelle cinque puntate, poi, le ho dedicate a tutti gli autori, perché sono tanti quelli da ricordare: Paoli, Endrigo, Mogol, Bigazzi, Migliacci. Anche perché, quando l’ho fatto, la musica in tv non era ben vista.

In che senso?
Tagliavano i pezzi e dicevano che la musica non funzionava. Da quella volta in poi, hanno cominciato a fare tutte le serate. Compreso un concerto copiato completamente. Quello di Mogol.

Si riferisce, per caso, alla serata su Mogol condotta da Giletti su Rai1?
Hanno fatto il mio programma, dedicato a Mogol. Mi dispiace che era Rai1, ma non l’ha organizzato Rai1, bensì Gianmarco Mazzi, che per anni è stato l’ufficio stampa di Celentano. Ha copiato precisa la trasmissione e non solo: ha chiamato anche me come ospite. Ha chiamato Gianni che ha fatto l’incontro con me.

Vabbè, ma se l’ha chiamata, magari non pensava stesse facendo qualcosa di simile. Altrimenti perché invitarla?
Però sono contenta di aver aperto una strada. Da quel momento in poi tutti hanno voluto fare i concerti dal vivo.

Devo dirle, però, che c’è un’interprete che nessuno ha mai omaggiato, purtroppo. È una siciliana come lei: Giuni Russo.
Ah! Non ci ho pensato. Quando riprenderò a fare Serata Bella. Magari la farò sulla Rai. Ora sono libera contrattualmente e l’idea è mia.

Un ricordo che l’ha segnata negativamente?
Tanti, ma io le cose brutte le cancello. Non me le voglio ricordare. Servono solo ad avvelenarsi la vita.

Neanche uno?
Uno ce l’ho ed è legato a Baglioni e Fazio, ma non voglio dirlo. Altrimenti sembra che ce l’abbia con Baglioni.

Sicura che non vuole dirlo?
Meglio di no.

Ok, ma almeno può dirmi un pezzo che, secondo lei, andrebbe ripescato perché sottovalutato?
Ce ne sono parecchi sai? Uno di questi è L’avvenire, un pezzo fortissimo, sembrava un blues, ma non è stato capito, era troppo avanti. Poi c’è E quando, bellissima. Anche Uomo bastardo poteva avere di più.

Ma come? Quello è un pezzo cult.
Due o tre anni dopo è arrivata la Tatangelo con Bastardo.

E lei?
L’ho chiamata e le ho detto: «Ma ti sei accorta che stai facendo Sanremo con il titolo e il soggetto e l’idea del testo mio?».

Che le ha risposto?
Che non lo sapeva. Ma se era successo un casino per quella scritta sul vestito.

Eh, la scritta “Uomo Bastardo” sul di dietro ha fatto storia. Uno dei momenti cult dell’Ariston.
Ecco, parliamo di quella scritta.

Sì, sì, parliamone.
La scritta era dove finiva la scollatura della schiena. E non voleva avere alcun tipo di richiamo sessuale. Volevo scrivermi questa frase sul vestito, che era molto serio, un tubino nero, ma con la manica lunga. Li ho disegnati io quei vestiti lì e ho chiesto alla sarta di scrivere “Uomo bastardo” coi brillantini. Dietro c’era la scollatura che mi lasciava la schiena nuda. La sarta consigliò di mettere la scritta lì, così si sarebbero ricordati anche il titolo della canzone. Per fare una cosa nuova. Ho fatto scandalo. Ma dov’era lo scandalo?

Ma no, era una cosa divertente, di colore. Forse per questo suo essere così è amatissima dalla comunità gay.
È un amore ricambiato. Cesare Zucca, ad esempio, è un mio amico gay che mi fece il look di Nell’aria, quando avevo i capelli dritti in testa. Ed è sua anche la colpa delle mie punte bionde. È uno dei miei amici omosessuali più affettuosi e vicini a me.

Ma perché piace tanto?
Perché sono femminile e la femminilità piace: coi rossetti, coi tacchi, coi look sexy. Una femminilità sottolineata, non ostentata. Io non sono mai stata esagerata, non sono mai stata la Rettore e neanche la Bertè. Però il rossetto non è mai mancato. Io sono così, niente è artefatto. Anche nella vita.

Piace solo per questo alla comunità gay?
Anche per le mie canzoni passionali, l’amore sentito. Ci accomuna l’ipersensibilità. Poi devi chiederlo a loro.

Nelle disco gay non manca mai Fa chic.
Sai perché? Perché quando l’ho lanciata c’era il Gay Pride a Milano e andavo in tutti i locali e le manifestazioni gay a cantare la canzone. Ed è diventata un inno gay. Fa chic è diventata un po’ la loro bandiera.

Appoggia anche le battaglie della comunità lgbtqi+?
Eh certo. Sono contenta che la sessualità non sia più un tabù, perché è una cosa che appartiene a ognuno di noi. E ognuno la può esprimere come meglio crede. È l’individuo che conta, l’essere umano. Se uno vuole sposarsi con uno del suo stesso sesso che problema c’è? Che poi devono pensare che il matrimonio è per avere diritti.

Visto che ha queste idee non capisco perché si sia candidata con la destra, qualche tempo fa. Ha avuto molte critiche quando ha fatto politica.
Eh, ma lì mi hanno tirata dentro, mi sono pentita.

Perché?
Io sono un’idealista. Quando mi hanno prospettato questa cosa che avrei dovuto fare per la Sicilia. Perché io mi sono candidata in Sicilia eh, non dimentichiamocelo, per la Mia Sicilia. In quel momento lì votavano tutti centro-destra, non è mai stata di sinistra, la Sicilia. Questo mio amico, che era Ignazio La Russa, mi ha un po’ tirato dentro dicendomi che potevo fare qualcosa per la mia regione. Mi ha chiesto cosa avrei voluto fare.

E lei?
Io non ho mai fatto politica, grandi cose non le ptevo fare. E non potevo farmi prendere in giro da chi faceva politica da una vita. Volevo fare qualcosa legata alla musica, la cosa che conosco meglio. E aprire una scuola per musicisti a Catania. Sai quanta gente brava che c’è in Sicilia, che suona e che canta?

Che le disse La Russa?
«Te lo trovo io il posto, tu fai la campagna elettorale». Ho passato un mese della mia vita in Sicilia. Come una brava alunna sono andata dappertutto, paesini e paesetti. La gente veniva, mi guardava, non capiva e diceva «Io la voto!».

Quanti voti ha ottenuto?
Sono riuscita ad avere 22mila voti. La gente mi votava perché mi amava, non per politica. Con questi voti avrei potuto avere un ruolo importante in comune, a Catania. Ma io non lo volevo il comune di Catania, volevo la scuola per gli artisti.

E poi?
Quando ho capito che non era così, che ero stata uno strumento, mi sono tirata indietro. Mi è servita come esperienza, perché avvicinarsi alla politica da idealista, è una cosa che ti può dare tanto. Andavo nei mercati e ascoltavo le massaie che mi dicevano, poverine, che da quando c’era l’euro erano diventate poverissime. Era aumentato tutto tranne lo stipendio, avevano raddoppiato tutti i prezzi, 50mila lire erano diventati 50 euro. Solo che, uno stipendio di un milione si era trasformato in 500 euro. Avevano tutti, di colpo, la metà dei soldi. Essendo emotiva ho vissuto questa esperienza con dispiacere e dolore, a volte. Mi dicevano «Diglielo a Berlusconi!». Erano disperati, poverini. Io avrei davvero voluto fare qualcosa. Chiudiamo parentesi. Diciamo che sono stata ingenua, ma l’ho fatto a fin di bene.

Passiamo alla tv. Ogni tanto il suo nome esce come papabile concorrente del GF Vip. Lo farebbe?
Mai.

Be’ il suo amico Malgioglio l’ha fatto.
Lui è un personaggio buffo e divertente. Ha vinto prendendosi in giro. Un artista vero, secondo me, non deve partecipare ai reality.

Motivo?
Perché la gente si vuole indentificare in te e vuole pensare che tu sia particolare, che tu sia speciale, che non hai la vita di tutti, anche se poi ce l’abbiamo. Se io andassi là scadrei completamente, mi metterei al livello di questi ragazzetti che vanno lì perché belli o che hanno fatto Uomini e donne. Ma io che c’entro? Io ho la mia storia di dignità canora. Ho un’arte dentro me che cerco di potare fuori e far conoscer alla gente. Perché dovrei fare un reality? Per farmi vedere struccata? Spettinata? Far vedere il peggio del personaggio?

Magari perché potrebbe mostrare qualcosa di nuovo.
Sì, potrebbe uscire la mia carica umana, ma il rovescio della medaglia sarebbe troppo negativo.

AGGIORNAMENTO: L’artista, tramite il suo ufficio stampa, dopo la lettura dell’intervista, comunica che: “La mia canzone l’ho fatta ascoltare alla Commissione del Festival, presso gli Uffici Rai, nella persona di Massimo Giuliano, accompagnata dal mio manager Pasquale Mammaro”.

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