Mahmood e Blanco, i gemelli diversi di Sanremo 2022 | Rolling Stone Italia
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Mahmood e Blanco, i gemelli diversi di Sanremo 2022

Uno è rilassato e riflessivo, l'altro è irrequieto e scherzoso. «Ci unisce il disagio». La loro 'Brividi' è data tra le favorite alla vittoria. «Vi ricordo che quando ho vinto con 'Soldi' non mi conosceva manco mia zia»

Mahmood e Blanco, i gemelli diversi di Sanremo 2022

Blanco e Mahmood

Foto: Bogdan Chilldays Plakov

Mahmood e Blanco, strana coppia. Quando li raggiungiamo via Zoom a pochi giorni dall’inizio del Festival, duranti gli ultimi preparativi per l’esibizione, li troviamo seduti vicini su un divano. Mahmood è calmo, rilassato e rimanda al mittente ogni provocazione fisica di Blanco in piccoli e ristretti gesti. D’altro lato Blanco è un grillo, non riesce a rimanere fermo e con le mani continua a toccare tutto, Mahmood compreso, come un ragazzino in overdose d’energia costretto a star seduto tutto-per-benino di fronte alla camera.

Sono una strana coppia sulla carta, è vero, ma a guardarli interagire sembrano quasi due fratelli, un elegante gatto sornione e un tenero cagnolino esagitato. Ma cosa condividono davvero Mahmood e Blanco? «Ad unirci è il disagio», ci dice Mahmood, «il disagio di dare il massimo, di dare amore senza esser davvero capiti». Brividi, il brano che portano in gara per quest’edizione del festival, è infatti una ode all’amore senza freni, all’amare pienamente fino a sentirsi sbagliati. «È un tema universale, ed è questa universalità del messaggio ad unirci».

L’incontro tra i due avviene casualmente nello studio di Michelangelo, il produttore di Blu celeste di Blanco, dove Mahmood si trova in sessione. I due si ritrovano per salutarsi, ma un giro di pianoforte li convince che c’è la possibilità di scrivere un brano assieme. «È partito tutto da un accordo sbagliato», ricorda Blanco. Mahmood scrive la sua parte in Sardegna, Blanco «nella cantina di casa», e tra le mani si ritrovano un brano dai toni molto intimi ma dal perfetto gusto sanremese: una ballata emozionale costruita sopra a un pianoforte, con gli archi ad aprire e un ritornello che potrebbe perseguitarci per i prossimi mesi a venire. Perché scegliere di portare questa canzone a Sanremo? «Ci hanno convinto i nostri genitori», scherza Blanco. O forse dice sul serio?

Per la serata cover la coppia ha invece optato per una scelta classica e importante, Il cielo in una stanza di Gino Paoli. «Un brano immortale», racconta Blanco, estasiato dalla scelta, «un capolavoro che mi dà delle vibes pazzesche. Non lo stravolgeremo, sarebbe da pazzi! Cercheremo a nostro modo di personalizzarla, di renderla nostra, ma con rispetto». «A legare i due brani è il tema del cielo», continua Mahmood. «In Brividi c’è questa immagine che torna, “ti vorrei rubare un cielo di perle”. Il brano di Gino Paoli ci è sembrata la scelta ideale da portare in relazione a Brividi. Volevamo poter parlare della libertà universale, volevamo essere eleganti».

Non sono solo i dieci anni di differenza a contraddistinguere i due, ma anche la diversa esperienza con cui affronteranno il palco dell’Ariston. Mahmood è alla sua terza presenza, e nelle due precedenti ha vinto sia Sanremo Giovani che il Festival dei big. Blanco invece ha appena 19 anni e arriva da uno dei successi discografici più fulminanti degli ultimi anni. «Mi ha sorpreso quanti responsi positivi mi sono arrivati dal mio pubblico», dice Blanco, «ma io punto tutto su Gianni Morandi. È un grande! Quando entra lui in sala, senti l’atmosfera cambiare. Spazza via la tensione con la sua energia e la sua positività».

Qualche consiglio per questa prima volta di Blanco? «Non gli ho dato molti consigli se non quello di caricarsi e di star tranquillo», racconta Mahmood nel suo ruolo di fratello maggiore, «ma non pensate si possano dare consigli per Sanremo. Tutti i consigli qui sono inutili. È sempre come andare sulle montagne russe: alla prima discesa ti caghi addosso, alla seconda pure, alla terza di nuovo. L’unica cosa che puoi fare è divertirti e questo è il nostro obiettivo».

Quindi c’è un po’ di sana ansia da prestazione? «Più che la paura dell’Ariston, che è normale avere, la nostra paura è di continuare a non poter suonare dal vivo. Il tour è il punto finale di questo lavoro, il motivo per cui lo si fa. Senza suonare perdi il contatto con il pubblico. Ma non parliamo solo dal lato degli artisti, ma anche da quello del pubblico. Vedere concerti, stare in piedi in mezzo alla gente, ballare e urlare sono necessità che non si possono prendere sottogamba. Speriamo si torni presto a una normalità».

Per i bookmaker questa strana coppia da brividi è tra le favorite del Festival. Con quali aspettative arrivano quindi alla gara? «Siamo tranquilli, non guardiamo a queste cose. Scongiuri a parte, conosci qualcuno che dopo essere stato dato per favorito ha poi vinto?». L’ultima battuta sul tema se la prende Mahmood: «Parliamo di pronostici? Vi ricordo che quando ho vinto non mi conosceva manco mia zia».

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