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M+A, il gruppo più sfacciatamente pop d’Italia

Come due ragazzi di Forlì sono arrivati a essere il prodotto più perfettamente pop d’italia. Anticipando, oltre alle mode, pure i Daft Punk
camicia in denim LEVI’S made & crafted. Foto di Andrea Olivo, style di Federica Meacci

camicia in denim LEVI’S made & crafted. Foto di Andrea Olivo, style di Federica Meacci

Ho come fortunata abitudine quella di incontrare gli M+A nei camerini o nei backstage degli eventi o dei concerti, dove gli stuzzichini e gli alcolici raffinati mettono subito tutti a proprio agio. Più di quanto succeda già naturalmente con il duo di Forlì, che è chiacchierone e simpatico, al contrario di quanto si potrebbe sospettare vista la loro fama da “brucia collaboratori”.

Questa volta li placco prima che attacchino a suonare all’interno dell’evento Chiara Ferragni X Levi’s Capsule Collection, al 10 Corso Como di Milano, ovvero una delle combo dal peso specifico più elevato del mondo della moda, dove vengono presentati i modelli di denim personalizzati dalla blogger, in uno degli spazi più esclusivi dello shopping milanese. Luoghi che i due bazzicano sempre più spesso ultimamente. Dico a loro che un po’ se la vanno a cercare, visto che la loro immagine iper-ricercata è perfetta per queste situazioni al confine tra arte, fashion e altri mondi più “estetici” che altro. Ma a Michele e Alessandro va bene così. «Ci troviamo a nostro agio in questi luoghi, anche questo fa parte del nostro lavoro», dicono. «A volte, quando vai a suonare in spazi non esattamente convenzionali, magari ti ritrovi ad affrontare qualche problema tecnico. In questo caso ci hanno scelto proprio perché ci avevano visto dal vivo, ma spesso si aspettano qualcosa che noi non siamo». Eppure sarebbe così semplice. Perché dagli M+A dovresti aspettarti solo musica pop. Un’etichetta che a loro non dispiace affatto.

Alessandro indossa bomber MOSCHINO, t-shirt e pantaloni LEVI’S made & crafted. Michele indossa bomber MOSCHINO, maglia in cashmere VITELLI, pantaloni LEVI’S red tab. Foto Andrea Olivo

Anzi, quello delle melodie orecchiabili è un sentiero che stanno percorrendo sempre più con frequenza. Nella scaletta dei loro live hanno inserito cover di Rihanna e di pezzi da classifica, ovviamente reinterpretati a modo loro. E anche nel prossimo disco ci sarà parecchio spazio per le tracce “commerciali”, che una volta si guardavano con diffidenza e oggi sono più che accettate da tutti. «Stiamo lavorando per creare due estremi», dicono, «una facciata molto pop – ancora di più rispetto a quello che abbiamo fatto finora – e una parte più sperimentale, che torna un po’ all’inizio della nostra carriera, più hip hop e underground. Ci siamo voluti prendere uno spazio da dedicare a una fetta del nostro pubblico che ci segue anche per quel motivo». Questo è tutto quello che si può sapere sul prossimo disco, il terzo, che seguirà These Days (uscito nel 2013 per la label inglese Monotreme Records, ndr), e che è attualmente in elaborazione. «Ci stiamo ancora lavorando, è un processo lungo e non semplice. Non ti sappiamo dire che pezzi ci saranno, non ti sappiamo dire che colori avrà», spiegano, aggiungendo, però, quando dovrebbe uscire: febbraio 2017.

«Stiamo assemblando il tutto», raccontano. E oltre a scrivere le tracce, hanno messo giù una lista di featuring (una cinquantina, confessano) con cui vorrebbero collaborare. Molto probabilmente ci sarà di nuovo Spank Rock, con loro già in Ninja, un singolo uscito nel 2015. «A volte siamo stufi di avere lo stesso sound di voce o di base, magari ho voglia di partire da qualcosa di diverso. Per esempio, adesso stiamo lavorando con due rapper americani, abbiamo registrato un pezzo con un rapper russo. Molto interessante, tra l’altro, il rappato in russo. Avere uno che rappa con una lingua che non è il classico inglese fa un effetto diverso. È come usare un synth nuovo». Ecco, come già detto, meglio lavorare su questo tipo di featuring.

Perché di collaborazioni o altro non se ne parla. Hanno detto di no a praticamente tutti quelli che hanno provato a mettere le mani sui loro pezzi. «L’unica cosa che abbiamo capito in questi due anni è che questo percorso è solo nostro», scherzano. «Continuiamo ad avere dei collaboratori, c’è molto dialogo con alcuni di loro, ma non a livello di produzione. Diciamo che abbiamo già un approccio da produttori per nostro conto. Al massimo, chiediamo a qualcuno che ci piace di inviarci una base che poi però dobbiamo essere liberi di rileggere a modo nostro».

Michele indossa giacca SALVATORE FERRAGAMO, maglia in cashmere VITELLI, pantaloni LEVI’S red tab. Alessandro indossa bomber SALVATORE FERRAGAMO, dolcevita PORTS 1961, pantaloni LEVI’S made & crafted. Foto Andrea Olivo

L’album, che al momento non ha ancora un titolo, poi verrà presentato in mezza Europa. «Avremo tre date in anteprima ad aprile, a Londra, Parigi e Berlino. Poi arriveremo anche in Italia, sempre con tre date, Milano, Roma e una terza ancora da definire», e sarà una buona occasione per ascoltare per la prima volta i nuovi pezzi del disco. Su cui non ci saranno, probabilmente, le tracce già pubblicate come Everything Will Be Alright e Forever More. «Non sappiamo ancora cosa farci con quelle», spiegano, «perché, se riuscissimo a trovare abbastanza materiale per una decina di inediti, preferiremmo non inserirle».

Di sicuro sono due piccole gemme di ricerca e di gusto raffinatissimo, con la prima a sdoganare la nuova estetica total white del duo, la seconda a farci ritornare in mente il gusto dell’estate, con un video subacqueo, diretto da loro. Una delle caratteristiche principali di Michele e Alessandro è proprio la loro visione globale che, oltre alla musica, comprende un’estetica precisa che va a braccetto con quello che propongono nei pezzi. «Il nostro modo di pensare la nostra parte visuale, il packaging diciamo, è un contenuto quanto il contenuto stesso», dicono. «È venuto tutto molto naturale: come scriviamo la nostra musica, ci piace anche la grafica e tutto quel mondo. Viene fuori anche se non lo vogliamo». Suona come una piccola grande deformazione personale per Alessandro, che nella vita lontana dalla musica fa anche questo come lavoro.

A guardare bene, l’impressione è che il presobenismo degli M+A e il loro “total package” siano costruiti sapientemente a tavolino. O almeno, che i due abbiano seguito in qualche modo le tendenze, per sfruttarle e cavalcarle e poi sfornare il più classico dei progetti giusti al momento giusto. E invece no.
«Se dovessimo seguire precisamente le mode, ti direi che siamo un po’ “indietro” a livello di suoni, ma non ci siamo mai posti il problema su cosa fosse di tendenza e cosa no», dicono. «Ecco, sì, in campo grafico, invece, siamo un po’ più attenti. Anche quando abbiamo fatto uscire These Days non abbiamo seguito i suoni del momento. Ma siamo stati fortunati in quel caso. Siamo sempre stati un po’ 90s, almeno questo è quello che ci dicono».

Per essere precisi, non solo sono stati fortunati. Hanno anticipato le tendenze. «Di solito è una cosa che teniamo solo per noi, ma con quel disco abbiamo anticipato di fatto quello che poi avrebbero realizzato i Daft Punk poco dopo. Ci furono un sacco di ritardi nella pubblicazione del nostro album, ma il master è stato finalizzato e depositato qualche mese prima dell’uscita di Random Access Memories, che ha seguito esattamente lo stesso tipo di sonorità (il disco dei Daft Punk è uscito a maggio 2013, quello degli M+A a settembre, nda). È stato curioso vedere che, a distanza sia geografica che di “fama”, noi e loro siamo finiti col fare praticamente le stesse cose». Ma i due francesi lo sanno? «No, ma quando saremo vecchi prenderemo coraggio e andremo a dirglielo. Ci sarà da scavalcare le loro guardie del corpo, ma in qualche modo glielo faremo sapere».

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