Lucio Dalla, la storia dei 150 salmi della Bibbia e il film che non è mai stato realizzato | Rolling Stone Italia
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Lucio Dalla, la storia dei 150 salmi della Bibbia e il film che non è mai stato realizzato

Negli anni '90 il cantautore produsse e musicò un grande progetto audio-video. Un po’ per fede, un po’ per non farsi rubare l’idea. Non andò oltre perché, dice il regista Roberto Quagliano, «temevano che l’immagine di Lucio assumesse una caratterizzazione troppo religiosa per il suo pubblico»

Lucio Dalla, la storia dei 150 salmi della Bibbia e il film che non è mai stato realizzato

Lucio Dalla negli anni '90

Foto: Rino Petrosino/Mondadori via Getty Images

Il 4 marzo 2022 Lucio Dalla avrebbe compiuto 79 anni. E a dieci dalla sua scomparsa, l’1 marzo del 2012 a Montreux, in Svizzera, sono tantissimi gli omaggi tributati a un artista unico nel panorama italiano. Attorno al cantautore bolognese circolano anche storie poco note. Una di quelle meno conosciute riguarda la produzione audio-visiva dei 150 salmi della Bibbia. Da un’idea del regista Roberto Quagliano, che poi li realizzò interamente, Dalla – oltre che come imprenditore attraverso la sua società di produzione – si impegnò in prima persona a creare le musiche di ogni clip. Un lavoro enorme di oltre sei ore, che vide la luce nel 1993 e che venne distribuito in 22 Paesi nel mondo. L’interpretazione del testo fu affidata a Pino Colizzi, già doppiatore del Gesù di Nazareth di Zeffirelli, con il supporto di musicisti di fama internazionale come Robert Sindoli e Roberto Guarino.

Ma nonostante tutto, a tanti anni di distanza, Quagliano ricorda quel lavoro come «una grande occasione mancata». Nella sua idea iniziale, i salmi sarebbero dovuti essere solo una decina, per poi lanciare un progetto ancor più ambizioso: un film. Come mai Dalla decise di realizzarne invece 150, ma di non dedicarsi a un film più strutturato, ce lo ha spiegato il regista: «Mi dissero di temere per l’immagine di Lucio, che rischiava di diventare troppo caratterizzata dal punto di vista religioso».

Come nacque l’idea di questi salmi audio-visivi?
Avevo visto da poco Koyaanisqatsi, una pellicola sperimentale del 1982 diretta da Godfrey Reggio e con la colonna sonora di Philip Glass. Conteneva immagini della natura da tutto il mondo, tra deserti, foreste, mari, arricchite da una bellissima musica. Era stupendo, solo che pensai: mancano solo le parole della Bibbia lette fuori campo. Da qualche tempo portavo avanti il mio progetto di VideoLetterature e quindi mi convinsi che se a immagini simili avessi unito alcuni brani tratti dai testi biblici l’impatto sarebbe stato fortissimo.

Poi, però, il lavoro ha preso un’altra piega che li rende attuali con la guerra alle porte dell’Europa tra Russia e Ucraina.
Esatto, già allora volevo inserire immagini da tutto il mondo e da tutte le possibili situazioni umane, ma non solo della natura in armonia. Anche il degrado ambientale, la ricchezza e la povertà, la generosità e la crudeltà, la guerra. Alla fine ho inserito tutti questi aspetti. In più, volevo affidare la musica a un autore conosciuto, perché ciò avrebbe aiutato a trovare i fondi per produrre il film. La Bibbia è un grande testo soprattutto per la bellezza della scrittura e quando ci si abbinano la musica e le immagini questa bellezza risalta ancora di più, acquista un senso più profondo.

Come entrò Lucio Dalla nel progetto?
Era un po’ di tempo che avrei voluto incontrarlo, poi un giorno mi si presentò l’occasione. Era il 1991, avevo realizzato due salmi pilota, perché non li volevo fare tutti e 150, e li portai a Lucio nel suo studio sotterraneo in centro a Bologna, vicino a Piazza Calderini. Gli spiegai il progetto e glielo feci vedere e ascoltare.

E quale fu la sua reazione?
Li guardò immobile. Poi si girò verso di me e disse: «È la cosa più bella che ho visto negli ultimi sei anni». Non gli chiesi perché proprio sei anni, ma era un’affermazione proprio alla Lucio…

Per cui accettò subito di produrli?
Disse proprio così: «Ok, li produciamo tutti». Ma ripeto, la mia idea era di farne solo dieci, per poi portare avanti il progetto del film. Lui accettò, solo che i suoi collaboratori in seguito cambiarono idea…

In che senso?
Un giorno mi convocarono per chiarimenti: «Dobbiamo fare tutti i salmi». Ma come, risposi, sono sei ore di materiale. Con dieci al massimo avremmo coperto tutta la gamma espressiva della raccolta. Ma loro furono irremovibili e mi diedero questa giustificazione: «Perché poi, sennò, qualcun altro si mette a fare gli altri rimasti liberi». Si riferivano probabilmente a Franco Battiato o a qualcun altro che non mi dissero. Tra me e me pensai: «Questa è un po’ una cazzata».

Però alla fine ne realizzaste 150…
Per forza li dovetti realizzare tutti. Furono comprati dalla Rai e rivenduti in 22 Paesi. Ultimamente li ha mandati in onda Tv2000 per due anni di seguito. Hanno avuto la loro strada. Solo che l’impatto mediatico che avrebbe avuto un film sarebbe stato molto più forte. All’interno volevo inserire anche scene di guerra, come ho poi fatto in diverse clip, con il materiale nostro girato nella ex Jugoslavia e in Somalia, dove andai nel 1993 con il contingente italiano inviato sotto l’egida dell’Onu per pacificare quella terra. Ebbi così l’occasione di raccogliere materiale molto interessante. Il film sarebbe stato più d’impatto e più significativo, con un senso culturale pazzesco. I 150 salmi sono invece diventati inevitabilmente un po’ ripetitivi.

Ci sono voluti due anni di lavoro.
Appena concluso il lavoro ci fu la presentazione nell’aula magna dell’Università di Bologna e per un’ora e mezza assistettero ai salmi in video 1000 persone, oltre 200 in piedi, ammirate ed estasiate. Era il segnale che il film avrebbe funzionato. Uscirono moltissimi articoli, solo che un giorno, quando una testata mi chiese un’intervista a Lucio sul progetto, uno dei suoi collaboratori mi fece capire che non l’avrebbe fatta.

Come mai?
Perché, mi disse, quel progetto, mediaticamente così di successo, stava spostando la sua immagine verso una caratterizzazione troppo religiosa per il suo pubblico. Perciò decisero di non fargli fare più interviste su quel tema. Ma sbagliarono a volerli fare tutti senza poi fare il film. Avrebbe avuto tutt’altro rilievo, avrebbe girato ai festival, sarebbe stato un prodotto culturalmente alto in grado di superare e rendere insignificante l’alone di religiosità intorno al film e quindi a Lucio.

Come avete lavorato con Lucio?
Lui ha realizzato le musiche e io, dopo aver girato e montato i video, le ho inserite nel montaggio. Gli avevo mandato prima soltanto qualche stimolo con altre musiche di riferimento, come quelle di Philip Glass su Koyaanisqatsi.

Ci sono immagini davvero da tutto il mondo.
Siamo stati ovunque: Stati Uniti, Canada, Sud Pacifico, Vietnam, Cambogia, Cina, Russia, Sud Africa, oltre alle guerre nella ex Jugoslavia e in Somalia.

Dopo 30 anni si può dire quanto costò quel progetto?
Il costo di realizzazione fu di 150 milioni di lire, per un ritorno almeno triplicato.

Quindi, tutto sommato, un ottimo investimento da parte di Lucio Dalla.
Accidenti, altroché. Le prime vendite alla Rai coprirono tutte le spese. Circa 30 salmi li acquistò Giovanni Minoli per Rai 2. Altri 90 Mario Maffucci per Rai 1. Questi coprirono le spese. Poi ci furono gli utili da altre vendite o passaggi. Fu distribuito anche in videocassetta dalla Columbia Tristar. Ora sono al 50% nostri e al 50% della Sony.

Dopo tanti anni è più il dispiacere per il film mancato o il piacere per un lavoro comunque molto rilevante?
Ami il vero o il falso?

Chiaramente il vero.
No, perché in questo Paese spesso si pedilige il falso. Sinceramente, credo che allora presero paura di quello che stavamo facendo. Fu una grandissima occasione persa. L’Italia è mondo un po’ a parte nella produzione audio-visuale, la serialità televisiva fa fatica a essere esportata all’estero e un film del genere, con un impianto musicale di rilievo, dopo una esperienza di successo come Koyaanisqatsi, secondo me sarebbe stata una occasione pazzesca. Nell’entourage di Lucio c’era più la preoccupazione commerciale di non farlo fare ad altri, rispetto a motivazioni culturali o artistiche. Un vero peccato.

Però, come mi ha spiegato prima, fu anche un successo commerciale.
Certo, ma un artista deve scovare sempre dove si annidano i luoghi comuni. Un giorno sembrano di destra, un altro di sinistra. Sono mutanti, come i virus. Il compito dell’artista è inseguire questa loro mutazione per tarpargli le ali sul nascere. Se invece ci si fa condizionare dalla commerciabilità, credo che snaturi un po’ la nostra vera funzione.

Se ne avesse la possibilità, vorrebbe ancora oggi realizzare un film tratto dai salmi?
Assolutamente, il progetto è pronto. È stato ripreso un po’ prima che Lucio mancasse. Lo avevo riproposto alla sua società, loro sempre per le musiche. È ancora lì in un loro cassetto che attende di vedere la luce. Io ci credo molto, ha una sceneggiatura, lo abbiamo rivisto tutto, e il titolo dovrebbe essere questo: In verità vi dico… Vedremo, noi siamo qui in attesa.

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