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Lodo Guenzi: «X Factor non mi ha cercato, ma non ho niente contro i talent»

Nella conferenza stampa di lancio del nuovo singolo ‘Facile’, il cantante dello Stato Sociale risponde alle polemiche scatenate da un pezzo del Fatto Quotidiano che lo accusava di essere incoerente e trattare con la produzione del talent.

Lo Stato Sociale sul palco del Concertone, foto Kimberley Ross

«Noi siamo una band senza attaccanti, siamo 5 “falsi nueve”. E questo ci ha permesso di vivere Sanremo come un gioco, di sopportare tutte le pressioni in maniera libera», così Lo Stato Sociale a proposito dell’esperienza sul palco dell’Ariston e quello del Primo Maggio, dove Lodo Guenzi ha vestito anche i panni del presentatore.

La band ha presentato alla stampa il singolo Facile, in arrivo venerdì 25 maggio in radio e su tutte le piattaforme digitali. Il brano è estratto da Primati, ma verrà pubblicato in un’inedita versione cantata esclusivamente dai ragazzi della band, e non da Luca Carboni.

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La conferenza stampa, però, è stata anche l’occasione per affrontare il “problema X-Factor”: qualche giorno fa Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo a proposito della possibile partecipazione di Guenzi come giudice della prossima edizione del talent Sky. Nel pezzo il cantante era accusato di aver cambiato idea sul format, che in passato aveva giudicato come qualcosa che «svilisce il talento».

Ed è lo stesso Guenzi a rispondere: «Non so niente di X Factor. Mi sapete dire qualcosa voi? Ho letto diverse cose in questi giorni ma non so niente, non mi hanno contattato. Non so chi sia il giornalista del Fatto, ma volevo dire una cosa: ci sta che non tutti conoscano alla perfezione Lo Stato Sociale, ma noi siamo cinque persone che hanno teste diverse», dice. «Sull’argomento talent specifico, ci sono almeno una decina di interviste in cui esprimo la mia opinione direttamente, in prima persona. Quando si riporta un’intervista di tutti e cinque, non è detto che si tratti di me. Anzi, la dichiarazione che ha fatto polemica è di Bebo. Quindi non capisco le accuse di incoerenza: mi riesce difficile essere coerente con un’opinione che non ho mai espresso».

Foto: Federica Tazza – Style Francesca Piovano – Abiti CC Collection Corneliani

«Abbiamo una bella capacità di portare una certa atmosfera in televisione, e non è così scontato. Credo che quando Lo Stato Sociale arriva sullo schermo riesce a portare un certo tipo di leggerezza e una certa visione del mondo», aggiunge Lodo, che tuttavia non smentisce del tutto riguardo alla sua presenza al talent di Sky: «Quando ero un ragazzino vedevo Morgan a X Factor ed ero affascinato di come riuscisse a mescolare i riferimenti musicali, di come riuscisse a farmi conoscere e appassionare ad artisti che prima non conoscevo. Credo che ci sia un lato ottimo nei talent, ovvero la capacità di far conoscere nuova musica alle persone, lo stessa cosa che ha fatto Manuel Agnelli. Credo che la questione veramente complessa dei talent sia come far ‘sopravvivere’ i concorrenti, in merito ho delle idee, ma devo ancora svilupparle».

«Il concorrente spesso vive nella relazione tra lo spettatore e il format, non viene legato alle canzoni e quindi rischia di essere sostituibile in poco tempo nell’immaginario del pubblico. Ci sono alcune eccezioni: alcune in costante mutamento, come Francesca Michielin, altre con un’immagine molto identificativa, come Emma Marrone, che incarna un certo tipo di Sud, una certa estrazione popolare e infatti è una persona che ha sempre qualcosa da dire e sono in tanti a rivedersi in lei».

Credit: Federica Lazza

Le luci del talent, d’altra parte, sono ben lontane dall’immagine cui solitamente si lega Lo Stato Sociale, forse agli antipodi. Ma Lodo non sembra molto d’accordo: «Non si può per tutta la vita portare avanti un discorso in cui si sostiene una via ‘alternativa’ e poi negare che ci siano comunque altre strade alla tua. Nella musica vale lo stesso: ci sono molti percorsi e il talent è una di queste. L’esempio di Manuel è lampante, è riuscito a dialogare con quel mondo e in maniera molto produttiva». Prende la parola Bebo, la vera voce delle frasi riportate dal Fatto: «Sono d’accordo. Il mercato discografico è complesso e si nutre di tanti elementi diversi tra loro, da chi viene da una lunghissima gavetta così come dagli artisti e interpreti lanciati dai talent. Il bello di questo mestiere è che non c’è una ricetta da seguire. Il talent è giusto che esista e rappresenta uno dei modi per arrivare al successo. A me di X Factor piace la maestosità del programma – il palco, le luci.. – ma quando finiscono quei tre mesi in cui il percorso artistico dei concorrenti viene coccolato… a quel punto si vede che manca una fetta di formazione».

«Ciò che non mi piace dei talent – aggiunge Carota – è come a volte accada che i concorrenti più giovani vengano messi davanti a contratti che non gli porteranno alcun guadagno, per poi venire dimenticati e ‘sputati via’ quando finisce l’effetto della televisione. Tuttavia, se si evita questo processo, ciò che accade nel programma è più che dignitoso». E se uno de Lo Stato Sociale diventasse, nei prossimi mesi, giudice di un talent show? «Ho sufficiente stima nei miei amici e colleghi che penso possano affrontare la cosa nella maniera più intelligente e coerente a quello che siamo. Non ci vedo niente di male», risponde Checco. «Manuel Agnelli, ad esempio, nel talent ha portato ciò che è veramente e per farlo ha abbattuto quella ‘barriera’ storica fra alternative e mainstream che per noi, tuttavia, non vale. Noi siamo più ‘pop’ e ci piace il situazionismo: mescolare l’alto e il basso insieme, il giusto e lo sbagliato, tutto insieme su un tappeto volante di leggerezza che, in un contesto del genere, significa anche dare il giusto peso e prendersi un po’ meno sul serio quando si parla di musica».

«Se uno di noi dovesse andare a X Factor – continua Bebo – credo che tratterà i propri concorrenti nel modo più educativo e propedeutico possibile, trasmettendo tutta l’esperienza possibile in modo che i ragazzi si portino a casa degli strumenti per affrontare il mondo fuori dal talent». «Se poi non si rischia mai di buttarsi, anche con il pericolo che vada di merda – aggiunge Lodo – non si raggiungeranno mai traguardi importanti. Così è valso per Sanremo, il rischio che andasse in merda c’era,
così come c’era la possibilità che andassero di merda le nove ore di conduzione durante il concerto del Primo Maggio, però l’ho fatto», continua Lodo, subito interrotto da Albi che, scherzando, aggiunge: «Prima de Lo Stato Sociale nessuno di noi aveva fatto una band, e il rischio che fosse una merda si è verificato».

Lo Stato Sociale. Da sinistra in senso orario: Lodo, Carota, Bebo, Checco, Albi. Foto Federica Lazza – Style Francesca Piovano – Abiti CC Collection Corneliani

Potete ascoltare Facile grazie al video inserito poco sopra. Lo Stato Sociale tornerà in tour a partire dall’8 giugno, ecco la lista completa delle date finora annunciate:

8 giugno – Carroponte (Milano)

4 luglio – Sherwood Festival (Padova)
11 luglio – Flowers Festival (Collegno)
13 luglio – Rock in Roma
14 luglio – Eremo (Molfetta)

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