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L’indipendenza artistica di Forest Swords

Il produttore inglese, che si esibirà sul palco Red Bull Music Academy dello Spring Attitude di Roma, ama farsi le cose da sé, dal disegnare le copertine dei suoi dischi a dirigere i video

Come molti altri prima di me, sono venuto a conoscenza della musica di Matthew “Forest Swords” Barnes leggendo una recensione. Cioè quando un sito non proprio di manica larga come Fact ha eletto Album dell’Anno l’EP di debutto Dagger Paths, un disco in effetti incredibile, dalle mutevolissime forme sonore.

Era il 2010 e da allora non si è ancora vista una recensione negativa. Banalmente, perché non è ancora uscito un disco di Forest Swords che non metta d’accordo tutti. L’ultimo album Compassion non fa eccezione e, nel caso foste a Roma venerdì 26 maggio, sappiate che il producer inglese ve lo suonerà per intero davanti al naso allo Spring Attitude Festival, sul palco Red Bull Music Academy.

Dove ti trovi?
Sono a Liverpool e tu?

Io chiamo da Milano. Sei nato lì?
Sono nato a Wirral, la penisola al di là del fiume di fronte a Liverpool. Un posticino davvero carino.

Ne deduco che non sei ancora in tour.
Non ancora, ma ci siamo fatti un paio di festival già. Suoneremo in Italia questa settimana. Sempre in Italia abbiamo tre altri concertoni a ottobre, fino ad allora non lo si può definire tour.

Come mai “noi”?
Vado in tour con un bassista, siamo in due. È una carta che mi gioco dal vivo. Spero in futuro di riuscire ad aumentare il numero di musicisti sul palco insieme a me.

C’è una cosa che mi sono sempre chiesto. Ogni disco che fai è un successo della critica e non. Le recensioni dei tuoi album sono sempre positivissime e personalmente sono d’accordo con quasi tutte. Ti è mai capitato di ricevere una stroncatura?
Se devo essere sincero non leggo le recensioni dei miei dischi. Sono consapevole che in generale sono buone ma, quando cominci a leggere le tue recensioni, non è un po’ come giudicarsi col senno di poi? Da lì iniziano i dubbi, le paranoie. Preferisco di gran lunga agire inconsapevolmente, così puoi continuare a lavorare in serenità. Sei più sicuro di te stesso se non te ne frega nulla delle recensioni, belle o brutte che siano. Comunque non me ne ricordo una particolarmente negativa. Quando esce un mio disco nuovo ammetto di scorrere due o tre articoli, ma quando inizi a googlarti penso sia l’inizio della fine.

Ha ancora senso scrivere recensioni secondo te?
Beh, sì, sono ancora utili secondo me. Da fan della musica leggo molte recensioni di altri artisti. So che molta gente si interessa alla mia musica dopo aver letto recensioni positive. La regola del non leggere le recensioni si applica solo all’artista e ai propri dischi.

Beh, quelle su il tuo ultimo Compassion manco a dirlo sono ottime. Ho notato che ci sono meno voci del solito, più strumentali.
Sì è vero, ce n’è molte meno. Ma, quando ce n’è, sono molto più d’effetto. Penso che fossi soltanto curioso di usare altre trame, di provare altre strade per comunicare cose. C’è molta orchestra, sia suonata che campionata—adoro mettere le due cose insieme perché non sai mai cos’è vero e cosa no. Forse è il sentiero meno facile, ma si possono comunicare tante cose anche senza le voci e le parole.

Alla fine sei un produttore. Solo non si capisce se elettronico o no, vista la quantità di strumenti veri e analogici che si sentono.
È difficile, mi vedo ancora come un produttore elettronico perché faccio ancora tutto con il laptop. Tutto ciò che senti esce dal mio computer. Magari registro qualcosa con dei microfoni, ma poi finisce tutto lì dentro. La linea comunque è confusa.

La locandina dello Spring Attitude

Però il computer ormai lo usano tutti, ma non tutti si definiscono produttori elettronici.
Sì, capisco ciò che intendi. Forse è soltanto perché ascolto molta elettronica e mi ritengo un fan. Quindi mi identifico in quella cosa lì. In più, in genere mi invitano ai festival elettronici.

E hai sempre fatto uscire i dischi per etichette tipicamente elettroniche come Tri Angle e Ninja Tune.
Sì, in automatico entri a far parte di quel mondo. Per Compassion sono passato a Ninja Tune perché con le etichette firmo accordi di un solo album. Preferisco così, non sai quanti amici che hanno firmato per tre o quattro album con la stessa etichetta e poi si sono ritrovati nei casini: gente dell’etichetta che se ne va, guai legali, ecc. Può succedere di tutto e vorrei evitarlo. In più, se un disco non calza perfettamente con lo spirito di un’etichetta, si può sempre provare con un’altra. Ed è esattamente quello che è successo con il nuovo album. È un disco molto luminoso ed espressivo, mentre la maggior parte degli artisti Tri Angle sono oscuri, chiusi. Ho pensato fosse una buona scusa per provare una nuova etichetta. Ne ho trovata una piena di entusiasmo e di artisti di cui sono fan sfegatato. Almeno per un po’, sarò anche io della famiglia.

Tu tra l’altro disegni sempre le tue copertine e ti dirigi pure i video. È perché vuoi firmare tutto ciò che è Forest Swords o semplicemente non vuoi avere registi e designer in mezzo alle scatole?
Un misto fra le due cose, ti dirò. Passo davvero tanto tempo a scrivere musica, quindi per me è più che naturale darmi da fare per essere indipendente come gli adulti. Non mi riesce difficile perché ho un passato da graphic designer, è una naturale evoluzione del mio percorso artistico. E poi risulta tutto più “mio”—dalle grafiche ai video—di quanto lo potrebbe essere il lavoro di qualcun altro. Il vantaggio è che non ho bisogno di spiegare niente a nessuno, lo faccio e basta. Sono indipendente.

Ieri eri graphic designer e oggi produttore. Domani?
È un’ottima domanda perché negli ultimi due anni ho lavorato in tantissimi ambiti, divertendomi ma senza avere un briciolo di competenze. Ho scritto la colonna sonora di un film e persino di un balletto. Tutte esperienze che ti fanno apprezzare il gusto della novità, anche con un pizzico di paura di sbagliare. Ecco, in futuro mi piacerebbe lavorare nel teatro o proprio nell’Opera.

Direi che intanto ci vediamo allo Spring Attitude.
Fammi un fischio quando sei lì!

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