Levante: «Le persone hanno bisogno di incasellarmi, ma è un limite loro, non mio» | Rolling Stone Italia
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Levante: «Le persone hanno bisogno di incasellarmi, ma è un limite loro, non mio»

Abbiamo raggiunto la cantautrice prima dello show all’Arena di Verona del 27 settembre: il singolo con LP, la preparazione del concerto, il rapporto col grande pubblico. «Mi dicono: fai la cantautrice, la modella o scrivi libri? La verità è che vogliamo tutti essere liberi, ma non accettiamo la libertà altrui»

Levante: «Le persone hanno bisogno di incasellarmi, ma è un limite loro, non mio»

Levante

Foto: Kimberley Ross

Da una parte c’è una donna, e una madre, autoironica, sicura di sé, divertente. Dall’altra una cantautrice – ma anche scrittrice, giudice di X Factor, influencer, pittrice, ecc – amata da molti ma che attorno a sé attira una discreta schiera di hater (tanto da far preoccupare sua madre). Queste due realtà parallele sono Claudia Lagona, in arte Levante, uno dei personaggi più difficili da comprendere del pop mainstream italiano. Ma perché difficile? In fondo non lo sa bene nemmeno lei. Cosa c’è di difficile in una donna che canta le proprie emozioni al microfono?

Eppure la dimostrazione è nella sua ultima apparizione a Sanremo che, complice anche un audace cambio look biondo («fuori dal tempo, fuori di me»), è stata molto chiacchierata/criticata, lasciando quasi passare la musica (Vivo, un coraggioso tentativo di raccontare la propria personale crisi post-parto) quasi in secondo piano. A seguire un disco – Opera Futura (Futura come uno dei due nomi della figlia) – che Levante definisce pieno «di un grande dolore e di una grandissima perdizione» che l’ha portata a girare l’Italia durante un’estate caldissima. Ma anche lì, oltre l’amore dei fan presenti ai concerti, l’hating di chi le criticava l’outfit scelto per il tour. Insomma, ovunque vada Levante porta con sé un turbinio di sentimenti contrastanti.

Nonostante questo, o forse proprio anche grazie a questo scontro di reazioni, Levante è arrivata a dieci anni di carriera. Un traguardo che ha deciso di festeggiare togliendosi la soddisfazione di calcare da ‘sola’ il palco dell’Arena di Verona, il prossimo 27 settembre (i biglietti sono in vendita in tutti i punti vendita abituali e online). Ma, come ci ha dimostrato in questo primo decennio, un progetto è troppo poco per la nostra Levante. Ed ecco allora un altro annuncio: venerdì 29 settembre uscirà Wild, il nuovo singolo dell’artista statunitense LP dove Levante appare come featuring. Quando la raggiungiamo per la nostra videochiamata la troviamo proprio di ritorno da un pranzo milanese con LP.

Partiamo proprio dalla collaborazione tra te e LP. Come nasce?
Nasce da un concerto di quest’estate organizzato da Radio Norba. LP scendeva dal palco mentre io salivo per cantare e a quanto pare ha trovato la mia voce interessante. Quindi quando è stato il momento di scegliere delle collaborazioni internazionali mi hanno contattato. E io ho scritto la seconda strofa di questo brano, Wild; è stato semplice.

Oggi era la prima volta che vi parlavate di persona. Ma vi siete scritte per il brano o hai avuto delle linee guida?
No, non ci siamo sentite: mi è stato detto hai carta bianca. Il nostro primo vero contatto è stato oggi.

Non è difficile entrare in empatia con una canzone che ti arriva così, via mail?
Può sembrare molto freddo, e un po’ – lo ammetto – lo è, ma ho la sensazione che questa modalità mi abbia fatto sentire a mio agio. Ho ascoltato il brano e così ho potuto dire se era brutto o bello senza aver lo sguardo di chi l’ha scritto addosso. Così mi sono sentita libera di poter scrivere la mia strofa senza pressioni. La distanza dà una grande libertà. Comunque sarebbe stato difficile vedersi: LP sta a Los Angeles e, sai, io qua non ne esco mai. Quindi va bene che ci siamo viste ora a pranzo, anche se in realtà mi aveva invitato a cena; ma chi vuoi che esca dopo le 9?! (Ride)

«Niente di buono succede dopo le 9 di sera» diceva Jamie Lee Curtis.
È vero! (Ride)

Levante - Canzone d’estate (Official Video)

Hai una bella settimana alle porte. Il 29 esce il singolo con LP mentre il 27 hai una cosetta tra amici, l’Arena di Verona, per festeggiare i tuoi 10 anni di carriera.
Ho sempre un rapporto un po’ strano con i grandi numeri, i riconoscimenti, le tappe importanti. Mi fanno impressione. Ma è giusto celebrare questi 10 anni. Dovevo celebrare questo percorso.

Quando sei partita eri solo tu, chitarra e voce. Ora hai un’arena per te, una sezione orchestrale di sei elementi di fiati e archi, delle coriste e un corpo di ballo. Come si prepara un concerto del genere?
C’è sempre una cornice emotiva attorno a quello che faccio. Quindi sono partita da alcune emozioni che volevo portare sul palco, da alcune impressioni che mi avevano raggiunta mentre scrivevo Opera Futura. Poi mi sono messa sulla scaletta. Sono più di due ore di show.

C’è tutta Levante quindi.
Ci sono grandi assenti, ma gli album appaiono tutti, oltre a Opera Futura che suonerò per intero. Per trovare un ordine in questa scaletta gigante ho diviso i brani che volevo suonare nelle quattro stagioni. Non significa che ogni brano dell’estate suoni estivo, o che ogni canzone dell’autunno (da cui partirò) abbia un sound autunnale, ma c’è sempre qualcosa legato a quella stagione: magari un mio ricordo, il momento in cui ho scritto quella melodia, le persone di cui parlo. E in mezzo avrei voluto il circo, ma ho deciso di essere meno barocca, di puntare all’essenziale.

Vorresti che al pubblico arrivasse qualcosa di specifico?
Non voglio lanciar nessuno messaggio, questo evento è la sintesi di tutto ciò che sono stata in questi anni. Non farò niente di ciò che la gente già non conosce di me. Sarà un’evoluzione dei miei live, un modo di mostrare il percorso fatto finora in un luogo speciale. Non aggiunge o toglie niente alla mia discografia, che quella discografia ti piaccia o no.

Foto: Kimberley Ross

Ecco, parliamo proprio di questo. C’è una parte di pubblico che ti ama, ed è il motivo per cui suonerai all’Arena, ma c’è anche una parte che pare non riesca a comprenderti. C’è una certa incomprensione tra Levante e parte del pubblico (Sanremo compreso). Secondo te da cosa è data? E te ne frega qualcosa?
È da un po’ che non me ne frega più (ride)! Però all’inizio mi chiedevo perché fosse difficile capire che una persona creativa potesse esserlo a 360 gradi. E questo che porta la gente a dire: «Ma fai la cantautrice o fai la modella? Scrivi libri o canti canzoni? Vuoi fare l’attrice o cosa?». E io rispondo: ma perché non posso fare tutte queste cose assieme? Cioè, piuttosto parliamo del fatto che possano piacerti o meno le cose che faccio, ma perché dovrebbe essere un problema che io le faccia? Questa è la mia persona: sono una creativa e cerco i miei modi di esprimermi. Poi se piaccia o no poca importa, continuerai comunque a farlo per esprimermi. E questo spesso dà un fastidio cane a certe persone.

E qualcosa pensi stia cambiando?
Ora vediamo molti più artisti muoversi su più livelli. E mi sento ridicola a dire certe cose visto che cinquant’anni fa c’era Bowie. Mi sembra assurdo spiegare una cosa così ovvia: l’artista si spende in tutti i campi in cui pensa di poter apportare la propria creatività. Questo è forse uno dei motivi per cui spesso non arrivo del tutto, le persone hanno bisogno di incasellarti. Ma è un limite altrui, non mio. Non penserò mai che la mia creatività sia un ostacolo. È come la libertà: vogliamo sempre tutti essere liberi, pretendiamo di esseri liberi, ma non accettiamo mai la libertà degli altri. E finché non impariamo questo non potremmo mai essere liberi. Dove sta la tua libertà mentre critichi la mia?

Ti rimproveri qualcosa?
So che spesso mi sono messa di traverso criticando con la mia musica alcuni modi, ad esempio. Ho dato l’impressione di aver la puzza sotto al naso, ma non credo di esserlo nella vita. Ma per difendermi da una visione di me che non mi apparteneva sono finita per assecondarla. D’altro canto sono anche sorpresa di quanta comprensione ho trovato.

E difatti suoni all’Arena di Verona. Ora tiro fuori un argomento, me ne assumo io la responsabilità.
Vai.

Giusto l’esempio di Bowie. Ma Bowie era un uomo. Fluido e ambiguo quanto vogliamo, ma pur sempre uomo. E per me tu sei incastrata – oltre a quello che dici giustamente tu – in due problemi. E di nuovo lo dico io così non devi dirlo tu: il primo è che sei una donna, il secondo è che sei una bella donna. E questo penso porti con sé una serie di problematiche.
Quando ho iniziato non mi sono resa conto di questa. Solo con il tempo ho capito quanto dovevo dare in più rispetto ad un qualsiasi collega maschio per essere reputata all’altezza. Ma queste sono storie che ora conosciamo bene. La questione bellezza invece mi ha sorpresa. Ti racconto una cosa. Nel settembre 2013 esce Memo, terzo singolo del disco Manuale Distruzione. Mi ricordo che sotto il video di Memo (e me lo ricordo perché mia madre le rispose!) una ragazza scrisse: «Lei è lì solo perché è bella». Ma io – ti giuro – non avevo quella percezione di me. Sono cresciuta come il maschiaccio della classe, l’amica simpatica delle ragazze belle. La bellezza l’ho ritrovata nell’età adulta, non in quel periodo. E se guardi quel video lo capisci: sono vestita carina, ma non sembro una che punta sul suo aspetto fisico. E ricordo pensai che fosse un’assurdità. Con gli anni invece ho dovuto fare pace che il mio aspetto poteva essere un ostacolo. E negli anni – che ne fossi consapevole o meno – ho capito che anche le più illuminate possono avere dei pregiudizi nei miei confronti. E questo non possiamo scollarcelo di dosso, come società non sappiamo andare oltre l’aspetto fisico. È una battaglia un po’ persa, ed è ipocrita negarlo.

LEVANTE - MEMO ( OFFICIAL VIDEO )

Ritorniamo al live. Avevi in mente qualche grande concerto da cui prendere ispirazioni mentre pensavi alla messa in scena dello show?
Non mi sono aggrappata a delle reference. Mi sono prima fatta un disegno di come volevo il palco…

Ecco, non bastava cantante, influencer, attrice, pittrice, ora pure stage designer…
(Ride) ho dei testimoni! Ho pensato a un palco che potesse riprendere l’arena con i musicisti a semicerchio attorno a me. Volevo sentirmi avvolta da questo microorganismo sonoro.

Nei tuoi live sei sempre molto attenta agli outfit. Anche per le date estive avevi un look semplice ma molto chiaro (tacco, jeans, mutande a vista e reggiseno): come ci si veste per suonare all’Arena di Verona?
Guarda, non sai quanto mi hanno criticato per i look di quest’estate, per le mutande e il reggiseno in vista. Però c’è da dire che il jeans a vita bassa è parte della nostra generazione. Era cosa diffusa a Torino. Ecco, quando non conosci il percorso di una persona, non sai il suo background, o dove ha vissuto, è facile lamentarsi delle mode. Per me era un look semplice e nostalgico (e eccessivamente pesante visto che avevo i jeans durante l’estate più calda di sempre). Per l’Arena invece ho voluto dare un senso a Opera Futura, ma non posso dire molto.

Opera Futura è uscito sette mesi fa. E sette mesi sono passati dal tuo Sanremo, con tutte le critiche annesse. Come guardi a quei momenti ora che ne hai una certa distanza temporale?
Speravo di sentirmi come mi sento oggi: sto molto bene. Guardo a questo disco con una profonda tenerezza perché dentro c’è un grande dolore e una grandissima perdizione. Racconta un istante della mia vita molto preciso e so che riascoltandolo tra dieci anni sarà una bellissima fotografia da riguardare. Non rinnego niente, nemmeno me bionda platino, fuori dal tempo, fuori di me. Mi esalta molto, racconta tanto. Vivo invece era una preghiera, una lista di desideri da realizzare ed è come se in questi mesi li avessi realizzati. Ma c’è anche una speranza in Opera Futura. La speranza è un’attesa di un tempo migliore: e io ho trovato il mio tempo migliore.

Mi sembra tu non abbia molti rimpianti.
Io non rinnego nulla. Ho questa cattiva abitudine di scrivere molto di me, come se le canzoni fossero pagine di un diario. E mica le strappi o le cancelli le pagine di un diario, che senso avrebbe?

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