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Lena Dunham vuole sposare una rockstar

Mentre c’è chi l'accusa di aver fatto perdere le elezioni a Hillary Clinton e la sua serie tv “Girls” è agli sgoccioli, lei fa progetti sul futuro. Noi l'abbiamo incontrata per parlare di tutti questi cambiamenti

Lena Dunham HBO Headshot 2016 credit: Courtesy of HBO via Cohen, Michael (NYC-ENT)

«Si sono sempre annoiati tutti con me», dice Lena Dunham. «Ero la ragazzina delle medie di cui tutti dicevano: “Questa è così noiosa, lasciamola stare”». Negli ultimi cinque anni Dunham ha fatto molto di più che tirare scemi i critici di ogni genere: oltre al suo libro biografico e alla news-letter femminista Lenny Letter, la serie Girls di HBO, la cui ultima stagione è in onda da febbraio, è stata un crescendo di ilarità e innovazione, anche se un buon numero di persone non riesce a distinguere Hannah Horvath, il personaggio interpretato da Lena, dalla donna che l’ha creata. «Le persone non si chiedono mai se lo show possa essere una riflessione consapevole sui lati positivi dell’essere una donna bianca», dice Dunham, che per il 2018 ha in programma dei racconti delle prove da regista.

Cosa pensi di chi ti accusa, in qualche modo, per la sconfitta elettorale di Hillary Clinton?
È incredibile. Vorrei rispondere a tutti: “Perché non parlate con la Russia, amici?”. Nessuno è più esperto di me riguardo alle storie inventate ad arte dalla destra per far in modo che i liberali si sbranino tra di loro. La gente vuole che dica che non sono capace di fare queste cose? Che dovrei tirarmi indietro? Non vedrei alcuna utilità nell’essere famosa, se non lottare ferocemente per quello che credo sia giusto. Ho supportato Hillary Clinton quando molti della mia età stavano sul treno di Bernie, quindi mi prendevo gli insulti dalla destra per essere una libtard (una liberal retard, ndr) e dai giovani per supportare quella che loro vedevano come una candidata corporate.

Dall’altra parte, c’è chi si è scaldato con la tua amica Taylor Swift per non essersi schierata. È giusto?
Penso che chiunque debba comportarsi come crede. Quando ero meno conosciuta, pensavo: “Chi non direbbe quello che pensa?”. Dopo ho scoperto che quando parli di politica, le persone passano direttamente a twittare cose su di te. Insomma, devi stare attenta, perché la gente è matta.

Reciterai ancora dopo Girls?
Ho dei sentimenti contrastanti a riguardo. Ovviamente, se arrivassero i fratelli Coen a dirmi: “Abbiamo scritto questo ruolo per te”, oppure se Andrea Arnold mi volesse per interpretare una madre complessata del Nord dell’Inghilterra… ecco, non avrei dubbi. Ma non mi interessa farlo tanto per farlo. Ho iniziato davvero per caso, perché non conoscevo nessuno che potesse interpretare questo archetipo molto preciso, e sono stata incredibilmente fortunata. Mio padre ci scherza ancora su: “Come cazzo hai fatto a vincere un Golden Globe come attrice? Alle recite scolastiche ti facevano fare solo la parte della pallina che rimbalzava!”. Quindi non credo che stia lì il mio futuro. Anzi, forse sono già in pensione.

Il tuo ragazzo, Jack Antonoff, spesso incide nel tuo appartamento di Brooklyn. Com’è convivere con un altro tipo di creatività?
In questo momento è nel retro del mio appartamento a registrare con altri due. Ho una carriera pronta come moglie di una rockstar, a preparare il tè per i musicisti. Mi piace molto il fatto che Jack sia capace di essere super-pubblico quando va in tour o quando è in promozione e che poi sia poi pronto a tornare nella sua tana per tre anni. Può essere molto riservato. Se sta lavorando con Taylor su qualcosa, mi dice che non posso sentire nulla… Mi affascina e mi fa impazzire!

Come hai affrontato la sfida di scrivere la fine della tua serie?
Il nono episodio della stagione è una sorta di finale tradizionale, poi il decimo è praticamente un epilogo da cortometraggio. Lo show non ha mai parlato di relazioni tradizionali, dove quattro migliori amiche non possono fare a meno l’una dell’altra. Quindi fare un finale stile “e vissero tutti felici e contenti” non sarebbe stato giusto, ma allo stesso tempo non potevamo privare gli spettatori della sensazione che qualcosa fosse arrivato alla conclusione. Pensiamo di aver trovato un modo creativo per farlo. Vediamo se il pubblico la vivrà come noi.

Che impressione ti ha fatto Adam Driver nei panni di Kylo Ren? Mi ha detto che non avevi mai visto un film di Star Wars.
È vero. Non sapevo chi fossero i protagonisti, né quali fossero i ruoli. Mi chiedevo anche che cazzo fosse una spada laser! Ma è bello vedere i tuoi amici in un film d’azione, ammazzare la gente e fare cose soprannaturali. Non è un’esperienza che fai tutti i giorni. E mi piace il fatto che non sarà per sempre Adam Sackler (il suo personaggio in Girls, ndr). Se sarà ricordato per un ruolo, quel ruolo sarà Kylo Ren. Quindi sono orgogliosa di non essere stata la persona che gli ha dato il ruolo che in qualche modo lo perseguiterà per il resto della sua vita.

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