Le Meet Me @ the Altar hanno inaugurato una nuova era del punk pop | Rolling Stone Italia
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Le Meet Me @ the Altar hanno inaugurato una nuova era del punk pop


Si ispirano a Paramore e Twenty One Pilots e vogliono portare la diversità in un genere che storicamente appartiene ai maschi bianchi. Ecco perché il 2021 sarà il loro anno

Le Meet Me @ the Altar hanno inaugurato una nuova era del punk pop

Le Meet Me @ the Altar

Foto: Lindsey Byrnes per Rolling Stone

Come dozzine d’altri stili e scene, sin dalla sua esplosione negli anni ’90 il pop punk è sempre stato un genere bianco. Mentre l’industria discografica inizia a prendere coscienza della sua storia di diseguaglianze razziali e di genere, una band vuole cambiare questa legge non scritta: si tratta di Meet Me @ the Altar, uno dei gruppi rock più eccitanti del 2021.

La chitarrista-bassista Téa Campbell, 20 anni, e la batterista Ada Juarez, 22, si sono incontrate online nel 2015 quando che la prima si è imbattuta nella cover alla batteria di un brano dei Twenty One Pilots registrato dalla seconda. Nonostante abitassero in stati diversi (rispettivamente Florida e New Jersey), sono diventate amiche e hanno fondato una band. Hanno organizzato alcune audizioni online, dove Edith Johnson, 20 anni, ha cantato All I Wanted dei Paramore. La musicista della Georgia non è stata scelta subito, ma non ha mollato la presa. «Edith ci ha supportato nei due anni in cui non era ancora nella band», dice Campbell. «Mi scriveva messaggi ogni giorno: “per caso cercate un’altra cantante?”». Ha avuto il posto nel 2017.

L’anno scorso il trio ha firmato per Fueled by Ramen, l’etichetta del gruppo Warner Music che ha lanciato alcuni tra i gruppi che hanno influenzato Meet Me @ the Altar – tra cui Paramore, Twenty One Pilots, A Day to Remember e Fall Out Boy – e ripubblicato il singolo Garden. È una cannonata di voci appiccicose, riff di chitarra elettrica e un ritornello cantabile (“Your flowers will finally grow!”): ascoltatelo, la nostalgia per i giorni dell’eyeliner nero e delle cinture con le borchie è assicurata. «Non credo che nessuna di noi abbia davvero realizzato cosa significhi quel contratto discografico», dice Campbell. «Siamo cresciute idolatrando quei musicisti e ora incidiamo per la loro stessa etichetta».

La band, in realtà, aveva già attirato l’attenzione di Johnny Minardi, vice presidente dell’A&R di Elektra Music Group, grazie ad alcuni tweet di Dan Campbell dei Wonder Years e Alex Gaskarth degli All-Time Low («quando ho visto le notifiche mi sono messa a gridare», ricorda Johnson). Hanno anche ricevuto il supporto del Black Creators Fund, un fondo lanciato da Halsey che offre aiuti economici e risorse agli artisti neri che ne hanno bisogno.

Tuttavia, la loro scalata al successo non è stata priva di ostacoli. In molte occasioni, sono state costrette a dimostrare di essere abbastanza brave per poter fare un piccolo concerto. «Dovevamo per forza suonare con le band locali, tizi bianchi che non volevano averci fra i piedi», ricorda Campbell. «Non lo dicevano esplicitamente, ma era chiaro. E non è stato divertente. Allo stesso tempo, però, affrontare quel tipo di situazione ci ha aiutate ad aprirci una strada».

Quando è uscita a maggio 2020, col suo spirito corroborante Garden ha dato ai fan del punk pop un po’ di conforto durante il picco della quarantena. «È ok non sentirsi ok, là fuori c’è gente che è lì per te», dice Campbell. «Volevamo portare quel messaggio a tutti. Non sapevamo che sarebbe arrivato il coronavirus, o le proteste (per la morte di George Floyd, ndt), ma sapevamo che c’era bisogno di dire quelle cose».

Le musiciste della band non hanno sofferto più di tanto la comunicazione a distanza tipica della pandemia. Le MM@TA hanno sempre scritto canzoni scambiandosi note vocali. «Siamo cresciute con la tecnologia», dice Johnson. «È come spedire messaggio, solo che si tratta di raccontare un’idea, registrarla e dire: tu cosa ne pensi?».

Adesso le tre vivono insieme in Florida, dove Campbell va al lavoro e Johnson frequenta le lezioni virtuali del college. Si definiscono sorelle e il fatto che siano unite è evidente fin dal nome della band che nasce dalla comune ammirazione per un videogame. «Ho iniziato a nominare i personaggi di Mortal Kombat, poi sono arrivata a Sub-Zero, il preferito di Téa», dice Juarez. «Le ho detto che era anche il mio preferito e lei ha risposto: sposami. Io ho scritto, tutto maiuscolo: MEET ME AT THE ALTAR».

Nonostante la pandemia le abbia rallentate un po’, queste ragazze nere e latine sono ansiose di dare al punk pop la diversità che manca da troppo tempo. «Abbiamo capito subito che non sarebbe stato facile», dice Campbell. «Ma abbiamo accettato la necessità di affrontare questa strada, così la ragazzina nera di 12 anni che ci guarda potrà avere la vita un po’ più semplice».

La loro speranza per il 2021 è rompere tutte le barriere, così che più artisti di colore possano avere una piattaforma per esprimersi. «Quando torneranno i concerti, i locali devono dare spazio a gruppi diversi», dice Johnson. «Prestate attenzione alla vostra scena, assicuratevi che la line-up dei vostri show non sia solo di ragazzi bianchi, etero e cis».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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