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Laïoung arriva al tuo cuore

A soli 24 anni, il rapper mezzo brindisino e sierraleonese si è già trovato nei guai più volte. Ma nei suoi testi promuove tutto fuorché droga e violenza
Laioung

Laioung

Se ancora non conoscete Laïoung e vi piace tutta questa new wave di cantanti/rapper un po’ trap e un po’ RnB allora sappiate che da qualche tempo anche l’Italia ha il suo Drake.

Giuseppe Bockarie Consoli, alias Laïoung, è il felice risultato dell’incontro fra un brindisino e una sierraleonese. È alto 7 metri, pesa 350 kg (i dati potrebbero non essere fedelissimi) e quando lo incontri di persona ti accoglie con un sorrisone tutto d’oro.

Oggi, 21 aprile, la Sony ripubblica il suo Ave Cesare aggiungendo un bel po’ di inediti. Tutte perle prodotte, suonate, cantate e trappate da Laïoung.

Avevo paura che mi chiedessi 2mila euro per l’intervista, come canti in uno dei tuoi pezzi.
Avrei voluto ma la Sony non era molto d’accordo. Ai 20mila del concerto comunque ci sto arrivando pian piano, eh. Ogni cosa che dico nei pezzi prima o poi si avvera.

Quindi ci libereremo anche dei combustibili fossili, come dici in Petrolio?
Sicuro, abbi fede che ci si arriva.

E tu, come sei arrivato fin qua?
Vivevo a Bruxelles a 12 anni, mio fratello è londinese. Il primo figlio di mia madre è della Sierra Leone al 100%, lui è cioccolato. Un giorno è arrivato con questo portatile Windows con installato Fruity Loops Studio. Stava facendo delle basi e ho detto: “ma tu stai facendo musica con un computer?” Da quel giorno la mia vita è cambiata, ho pensato: “cazzo io devo solo fare musica”. Non ho più smesso.

Quindi produci tutto tu, fai tutto tu?
Ho le mie librerie di suoni, suono e registro. Uso molto bene i software perché so come usarli. Sono un geek, sono ingegnere e direttore artistico da 6 anni. Ho mixato un sacco di pezzi per un sacco di artisti, ora masterizzo anche. I miei materiali analogici sono preamp Avalon e il miglior microfono del mondo, un Neumann U87. Lo usa anche Jay-Z.

Tu tra l’altro hai anche pezzi in cui rappi in inglese e pure in francese: fai ancora cose così oppure ormai sei focalizzato sull’Italia?

Fino ad Ave Cesare ho sempre cantato in America, madrelinga. Parlando perfettamente l’italiano mi sono detto: Devo fare qualcosa qui. Per questo ho fatto quest’album, cerco di affrontare un mercato alla volta. Ora hanno cominciato a svegliarsi anche a Londra, si stanno prendendo bene. Qui in Italia ha aiutato molto tutta la scena, dalla Dark Polo a Tedua.

È vero che sei stato coinvolto in una sparatoria per colpa di Young Thug?
Io ho addirittura un pezzo con lui, registrato in Agosto 2015, gestito da un produttore del Guadalupe che vive in Francia. A settembre sono partito, dovevamo fare il video ma non hanno voluto farcelo fare a Parigi. Così sono andato a Toronto il 15 Settembre 2015 e sono rimasto lì per un anno. Prima di tornare abbiamo organizzato un concerto in Guadalupe, quindi ci sono andato direttamente da Montreal. Lui è arrivato alle 5 di mattina, con la gente che ha pagato 45€ per vederlo cantare… ha fatto una performance pessima, la gente è impazzita, volevano ucciderlo. Io sono scappato nelle logge, hanno dovuto spegnere le luci e mettermi un maglione in testa per nascondermi. Uscendo c’era un BMW X5, lui e la sua ragazza sono entrati dentro. Poco dopo ho sentito “Ta-ta-ta!” ho visto i buchi nella macchina. Poi sono scappati in Aeroporto, il produttore aveva pagato 42.000€ per un jet privato ed è sparito. Io a quel punto sono tornato in Italia e ora non voglio saperne niente. Quando andrò in America farò altre collaborazioni, quando esplodi fai quello che vuoi. Dopo aver fatto esplodere l’Italia tornerò in America. Io in quel periodo ero a mani vuote, era ancora presto. Io non posso promuovere il mio talento a caso, devo costruire bene in Italia e poi vediamo.

Beh comunque se Thug si presentato alle 5 magari il problema non era la tua poca fama. È proprio pirla lui.

Si, per questo dico sempre ai giovani di lasciare stare la droga. Puoi essere un artista strepitoso, poi ti rovini per delle tendenze che non vogliono dire niente. La salute è tutto ciò che abbiamo.

Però tutti d’accordo che l’erba non è droga.
Si, devo ammettere che non ho niente contro l’erba. Non la promuovo perché non è il mio lavoro, ma non ho niente contro. I Jamaicani, come gli indiani, la usano per tanti riti religiosi. Sono delle rocce a 90 anni, con gli addominali scolpiti, cazzo.

Quindi per ora stai fisso qua
Per ora sto qua, dovevo tornare in America ma, vedendo il successo qui, c’è un bel lavoro da fare, dobbiamo continuare a spingere. Ho vissuto in California, nelle isole britanniche e canadesi, Vancouver. Sono stato tra Toronto e Vancouver per più di un anno. Ho cercato e trovato opportunità. Dovevo stare due settimane e sono rimasto un anno, lavorando sempre con la musica. Ho imparato anche molto artisticamente, anche se conoscevo già un sacco… Ho aperto la mente musicalmente, a nuovi orizzonti. Il Canada è veramente un bel posto.

Già, e forse tu sei la cosa più vicino a Drake che abbiamo qua in Italia
.
Si, è vero. Qua il trap è tutto ispirato da tre artisti di Chicago. Ma la cultura trap va da Chicago a Los Angeles, da Miami ad Atlanta a New York. In Italia hanno solo una sfera del drago!

Dragon Ball torna molto nelle tue cose.
Anche il logo della RRR Mob è ispirato alla Red Ribbon, la potente organizzazione nel cartone. Mi sono lasciato ispirare molto dalla nostalgia. Di Dragon Ball ci sono forse anche i miei capelli quando mi incazzo (risate).

Parlami di RRR, come vi siete conosciuti?

Ora ci sono questi tre artisti, insieme a me, che ho messo su per un album con Sony. Dovrebbe uscire dopo il mio, stiamo già lavorando ai singoli, faremo uscire tanti pezzi insieme. Ho scelto di prendere questi ragazzi con cui ho fatto la fame, che artisticamente ritenevo degni di affrontare questa ondata insieme. Siamo partiti bene, poi loro potranno lanciarsi come artisti, anche per i fatti loro. Solo in Italia ci sono un sacco di artisti che ho prodotto, i cataloghi sono enormi… Ci sarà da fare un bel po’ di lavoro. Non voglio dire tanti nomi, per esempio ho 4 pezzi con Guè.

Sì, la prima volta che ci siamo incontrati mi hai parlato di lui.
È un capo. Ci siamo incontrati, è venuto nel nostro studio, a confrontarsi, a fare qualche ascolto. Gli ho fatto sentire il mio universo musicale, gli piacevano molto le mie top line. Lui è passato mentre registravamo Vengo dal basso, poi gli ho fatto sentire il pezzo di ieri sera… Gli ho lasciato la prima strofa vuota.

Strana la sua performance in autotune, all’inizio non l’avevo riconosciuto. Fibra invece?

Per me lui è il top del top. Ha fatto 7 dischi di platino, ma umanamente è il top. Quando l’ho incontrato ero un po’ preoccupato. Avevo registrato una demo sulla base di Nebbia, poi ho perso questo progetto. Ho ri-registrato ma l’ho fatta diversa, lui la voleva identica. Sono tornato in studio e gli ho detto: “Ascolta Fibra, io non parlo molto. Accendi il microfono e rifacciamo tutto.” Ho rifatto i cori, le armonizzazioni, le voci, le sporche… urli, schiamazzi. Ho fatto una roba uguale a quello che voleva. Era un bambino felicissimo, mi ha regalato un sacco di roba. Da quel giorno siamo fratelli.

Nei tuoi testi difficilmente usi parolacce e non parli di droga. È perché sei educato o vuoi essere educativo?

Diciamo 50 e 50. Io non riesco a dire qualcosa che non sono, mi rifiuto. Non riesco a dire certe cose, magari cazzeggio per cercare delle idee. Quando si arriva al punto di finalizzazione ho una mano pesante in scrittura. Non tollererò mai di dire robe che non corrispondono a quello che sono. Non parlerò mai di violenza e di droga, non sono una persona violenta. Sono una persona impulsiva, piena di adrenalina e la musica mi aiuta a controllare tutto ciò, insieme allo sport e alla cucina.

Qual è il tuo piatto forte?

Riso al pomodoro concentrato con banane di platano fritte e pollo piccante con spezie.

Sembra una bomba, chi te l’ha insegnato?

Mia madre è una strega potente. Sa cucinare tantissime cose etniche, lei vive in Sierra Leone, su una spiaggia dove ci sono dei bungalow e un ristorante, lavora lì.

Non hai mai pensato di portartela in Italia? Non ti manca?

Mi manca un sacco. È venuta qualche mese fa, è molto contenta per me e di come sta andando. Prega per me, io continuo a parlare con lei. Dopo 24 anni ho preso finalmente casa, quindi viene a trovarmi. Tante cose belle.

In un pezzo ho sentito che parli di tua figlia.
Si, ha 5 anni. Sta vicino Bologna. Non la vedo tanto spesso quanto vorrei, l’ho vista due volte in vita mia. La madre è un po’ scomparsa, è una situazione delicata che spero di risolvere in futuro. Tutto quello che sto facendo è per lei, alla fine. Non mi preoccupo di legislazioni, quando sarò pronto tutto si sistemerà. Per ora devo costruire il suo domani. intanto potrei mettere il suo nome negli autori dei miei pazzi in SIAE! (risate) Per il prossimo album farò così, chissà!

E Andrea Bocelli invece? Ti piace così tanto che gli hai dedicato una traccia.
Bocelli è Bocelli, l’innocenza di un uomo spettacolare. La voce angelica della sofferenza: mi ci rispecchio molto. Mi piace molto l’idea di fare musica per persone che non puoi vedere, è una metafora ispirata da Andrea, anche una dedica a lui.

Duetteresti mai con lui?

Certo, io ho solo da imparare. Mi siedo e mi dicono cosa fare, se devo portare il mio universo lo porto, altrimenti no. A me farebbe più che piacere. Sono molto felice che a lui e al suo staff è piaciuto il mio pezzo, hanno accettato di farmelo mettere nell’album. È stata una cortesia, un grande favore. Sono felicissimo di essere riuscito a metterlo nel disco.

Cosa hai studiato per cantare così?
Io sono totalmente autodidatta, nel senso che non ho fatto studi classici. Il pianista di Alborosie mi ha insegnato a usare la mano sinistra col piano, e ho preso lezioni di canto da Michele Cortese. Lui mi ha insegnato a usare bene la voce, il diaframma. Avevo 19 anni.

Ho sentito che più volte nei tuoi testi fai riferimento a “un fratello scomparso”. Di chi si tratta?
Ho vissuto a Palermo due-tre anni. Avevo dei fratelli [amici molto stretti, ndr], uno si chiamava Francesco, un gran pettegolo. Avevamo litigato molto ma lui mi amava veramente. Poi si è impiccato con il guinzaglio del cane. Ero molto legato, un grandissimo amico. Vorrei tornare indietro nel tempo e dirgli: “mi dispiace se non ci siamo parlati per le storie con quella mia ex”. Poi lui si è impiccato. So che mi vuole bene da lì sopra, come io gliene voglio da qui. Poi c’è Marco, il solo che mi capiva. Un ciccione americano che rappa in inglese a Palermo: chi cazzo se lo caga? Eravamo sempre a braccetto, l’ultima volta che l’ho visto era d’estate, vicino alla ferrovia. Ero a zero euro, mi ha offerto da bere, mi ha comprato 3 bottiglie d’acqua. Si è preso cura di me, quando ho saputo che è morto mi è crollato il mondo: prima Francesco, poi lui… Sono andato via da Palermo, non ho più legami perché i miei fratelli non ci sono più.

E ora sei fisso a Milano.
Ora sto lavorando con Tedua. Stiamo spingendo, mordiamo le orecchie!

Segui lo sport?

No ma mi piace farlo, mi piace giocare a pallone. Adesso vado da Decathlon e mi compro i pesi per dimagrire. Mi piace tantissimo il calcio, mi piace crossare, ho un gran sinistro, faccio delle gran pennellate.

La tua giornata tipo?
Mi sveglio o alle 13 o alle 10 di mattina. Al massimo alle 14 ma quelle sono le giornatacce. Mi alzo, guardo il telefono, mi faccio un frullato: banane, mirtili, carote, cetrioli, latte di cocco, sciroppo d’acero, foglie di menta. Sono fissato con il frullato, mi riempio le bottiglie di vetro e tengo tutto da parte. Poi magari mi cucino pranzo. Prendo la bici, mi faccio un giro per Milano. Vita da artista, sempre imprevisti. Magari c’è un concerto, ci si vede tutti alle 18 e 30 per partire. La mia giornata è questa, esco con il computer, vado in studio, faccio basi ovunque.

Non ti stai perdendo in vizi da rapper? Neanche donne?
Diciamo che per me è difficile trovare una donna che riesca a capire il mio stile di vita, ad avere le mie stesse esigenze. Alla fine il cliché: “No ma io non sono come tutte le altre…” quando sento questo hanno perso già tutto il carisma. È difficile. Tantissime si buttano, anche bellissime, perdono subito di fascino. Per un playboy nerd come me si perde tutto il fascino. Credono di conoscermi ma lo fanno in un modo senza palle che non mi rispecchia affatto. È difficile per me trovare una giusta. Diciamo che non sono alla ricerca di una donna. Ho scelto di sacrificare tutta la mia vita alla mia carriera: la mia famiglia, mia figlia, tutto. Ho scelto questo, voglio sfondare e lasciare un futuro. Invece di friggere le patatine da McDonald. Io ho sempre trovato una soluzione, non ho mai chiesto i soldi ai miei. La mia vita da musicista è sempre stata in antitesi con le donne, quindi le ho sempre salutate. È un cane che si morde la coda. Mi sono giurato di non toccare mai la droga perché non mi interessa. Fin da bambino ho visto gli effetti disastrosi su amici di famiglia. Roba come l’eroina, non voglio promuovere la droga neanche in questa intervista.

Tuo padre cosa fa?
Giornalista, laureato in giurisprudenza. Non c’era mai, mi lasciava anche qualche soldo, che saggiamente non ho mai speso in droga: Ero serio. Mi cucinavo, giocavo al GameCube, non ho mai toccato sostanze. Mai stato in giri sbagliati, ho avuto questa fortuna e auguro lo stesso a tutti i giovani che mi seguono. Che lasciassero stare queste fesserie, si devono buttare sulle loro passioni. Devono costruire personalità intorno alle loro passioni, per dargli un valore sul mercato. Il problema degli artisti è che non si fanno amare. Io per fortuna l’ho capito a 15 anni, non dovevo solo solo far capire che spacco, dovevo anche farmi amare. All’inizio per me era tutto un rappare veloce, di punchline. Ero bravo ma non davo niente.

Era solo uno sfoggio di tecnica senza contenuti.
Sì, a partire da quello mi sono focalizzato, ho capito che la gente deve ritrovarsi in quello che dico nelle mie canzoni. Dando la mia personalità la gente si rispecchia, è la sincerità il segreto. Non c’è niente di elaborato. Tanti artisti fanno sentire il loro talento ma non la loro personalità, non arrivano al cuore. Questo invece è fondamentale per i cantanti oggi. Per questo alcuni sfruttano l’ignoranza, fanno dei pezzi del cazzo, non sanno cantare… poi la gente si lamenta dell’autotune! Per questo hanno violentato le orecchie delle persone.

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