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La nuova pelle de Il Volo

Siamo andati a vedere cosa c’è dietro il talento un po’ old style de Il Volo: tre 20enni pronti al cazzeggio e con voglia di uscire dagli schemi. Lo hanno fatto anche con noi

I tre ragazzi de Il Volo – Gianluca, Piero e Ignazio – sparano aneddoti a raffica. Mentre in sottofondo c’è una canzone degli Aerosmith, Gianluca ricorda quella volta che «ad American Idol Steven Tyler ha dato il cinque a Ignazio che stava facendo un acuto: “You’re great, man”, e noi: “Cazzo, ma dove siamo?!?”», oppure quando in Inghilterra si sono ritrovati nei camerini del Jonathan Ross Show con Tom Cruise, «che è più basso di me, portava le Hogan alte come questa valigia!». Per la cronaca, quello di fronte a noi è un trolley alto 55 centimetri. E poi ci sono le chiacchiere con Barbara Streisand: «Con le dive parli di cose da dive. Ti dicono: “Quel parrucchiere mi ha tagliato le punte e ha voluto 2.000 euro”. Il mio me li fa gratis!», racconta ridendo Piero, che si fa tagliare i capelli solo dal suo barbiere di fiducia, un amico di infanzia che, quando necessario, fa volare dalla Sicilia verso gli Stati Uniti o il Sud America. Fatti due conti, non è poi così economico.

La vita di Gianluca Ginoble, 21 anni, Piero Barone, 23, e Ignazio Boschetto, 22, è cambiata radicalmente nel 2009, dopo la loro partecipazione a Ti lascio una canzone, talent show Rai per giovani prodigi. Partiti come aspiranti artisti solisti, sono diventati una cosa sola: inizialmente I Tre Tenorini e poi Il Volo, ossia una boy band atipica, capace di affermarsi prima all’estero – firmando un contratto discografico negli Usa – e solo in un secondo momento in Italia, finendo comunque per vincere Sanremo nel 2015.

Il Volo, foto di Giovanni Gastel, moda di Pina Gandolfi. Indossano maglia FREDDY e maschera MOTO GUZZI.

Il Volo, foto di Giovanni Gastel, moda di Pina Gandolfi. Indossano maglia FREDDY e maschera MOTO GUZZI.

Ci sono le Volovers come le Directioners, ma è impresa ardua paragonare Il Volo a un gruppo come gli One Direction: questi ultimi erano bei ragazzotti inglesi, fratelli minori dei Take That, i nostri invece sono la versione pop adolescenziale dello storico tris d’assi Plàcido Domingo, José Carreras e Luciano Pavarotti. E infatti l’ultimo album de Il Volo – che appena uscito è schizzato al secondo posto in classifica, dietro la celebrazione dei 50 anni dei Pooh e davanti a Springsteen – è Notte Magica – A Tribute to the Three Tenors.

«Da bambino mi sentivo Pavarotti», ricorda Piero: «Cantavo l’opera sotto la doccia perché le piastrelle del bagno aiutano gli acuti. Uscivo nudo e mi ritrovavo davanti mia sorella… Ero molto sfigato e il mio sfogo era la musica». Il padre gli aveva fatto vedere il dvd del concerto dei Tre Tenori a Caracalla e ora si ritrova sul palco con uno di loro. È cattolico, «molto cattolico», ma ammette che «è stato molto più emozionante conoscere Placido Domingo che il Papa». Secondo Gianluca, «nessuno si aspetta che tre ventenni cantino questo tipo di musica con queste voci, sorprendiamo un po’ tutti». Vero: erano spaventosi poco più che bambini, continuano a stupire ora che sono cresciuti. «Scherzando con la casa discografica, gli ho detto che prima o poi non avremo più 20 anni… Ma pensare al futuro è uno spreco di tempo: devi vivere il presente, goderti ogni momento».

Ogni momento di una vita programmata da qui ad almeno la prossima estate. La loro agenda è spietata: firmacopie, interviste, shooting fotografici e concerti. «In tour stiamo per quattro, cinque mesi dall’altra parte del mondo. Gli ultimi giorni sono sempre i più difficili: contiamo i secondi, non le ore che ci mancano per tornare a casa. Dopo cento serate, in aereo non dormiamo per l’ansia di rivedere i nostri cari».

Tra i tatuaggi di Ignazio c’è una rosa dei venti, ma i punti cardinali sono sostituiti dalle sue iniziali e quelle dei nomi di mamma, papà e sorella. Se gli chiedi come ha speso i primi soldi guadagnati con Il Volo, risponde: «Abbiamo sempre aiutato le nostre famiglie, solo ora ho cominciato a pensare a me stesso». Su un polso si è tatuato “grazie”: «Un grazie alla vita, alle opportunità che mi ha dato. Molte volte è stancante: finisci il concerto, sali sul bus, arrivi in albergo alle 6 di mattina, ti svegli alle 3.30 di pomeriggio per fare il sound-check… Però è molto bello». E la vita privata è altrettanto bella? «Proviamo a proteggerla! Arriviamo a dirci: “Cavolo, sanno tutto di noi”. E ci capita di essere paparazzati, ma i fotografi fanno il loro lavoro, quindi cosa gli puoi dire?».

Bel canto, famiglia, rispetto. È davvero difficile strappargli una battuta sui meme del loro collega più anziano Andrea Bocelli. Solo Piero si sbilancia: «Quella con le carte, “Vedo”! Secondo me ne ride pure lui. Anche mio nonno è non vedente, io gli chiedo: “Mi versi l’acqua?”. Ci scherziamo su». E poi fugge dall’imbarazzo generale con un’altra battuta: «Scusate, chi ha i piedi piatti li lava in lavastoviglie?». Ridono tutti. Sì, sembrano proprio bravi ragazzi. E, sì, sanno essere dei gran casinisti. Tanto da devastare le camere degli hotel come raccontato da quell’albergatore svizzero che poi ha ritrattato tutto? Preferiscono non affrontare l’argomento Lugano. Per contro, Piero racconta serenamente di essersi «sbronzato da morire» in Messico: «Non avevo mai bevuto tequila. La prima era disgustosa, la seconda un po’ meglio e… la mattina dopo il letto sembrava un campo da calcio». «Siamo ragazzi di 20 anni, quindi facciamo cazzate come tutti», puntualizza Ignazio, «ma cerchiamo sempre di essere responsabili e dare il buon esempio».

Che richieste fanno prima e dopo i concerti? Piero: «Non chiedo champagne, solo cose semplici: un piatto di spaghetti pomodoro e basilico prima di suonare. Ma se non me lo portano, non salgo sul palco!». Ignazio: «Non sono tanto esigente… Che chiedo, Gianlù?». «E se non lo sai tu, lo so io? Non bisogna fare per forza gli italiani, chiedere gli spaghetti sempre e dappertutto». Frecciatina. «Acqua frizzante e un letto», riprende serafico Ignazio. E Gianluca ribatte ghignando: «Una bella donna nel letto!». Avventure con le fan allora? Esita. «Difficilmente. Così sarebbe troppo facile, devo combattere almeno un po’! Preferisco le donne che non mi riconoscono».

«Abbiamo 20 anni, facciamo cazzate, però cerchiamo di dare il buon esempio»

 

Ignazio sta leggendo Michael Connelly: «C’è tutta una serie di suoi libri il cui protagonista si chiama come me, Harry Bosch… Boschetto». Thriller e romanzi rosa, serie tv come Narcos e Daredevil, partite a Fifa 17, piscina e palestra. Ecco la quotidianità extra-palco de Il Volo. «Molti vorrebbero fare la nostra vita, ma non è facile, perché noi non ci siamo scelti», spiega Gianluca: «Non siamo fratelli e neanche cugini. A volte ci scontriamo, però siamo amici e per me questo non è un lavoro, ma una passione». Ma pensano mai a come potrebbe finire la storia del Volo? Piero: «Siamo nati insieme, separarci sarebbe come un divorzio. E i divorzi sono brutti». Ignazio: «Viviamo assieme da quasi otto anni, abbiamo tre personalità diverse, a volte non è neanche facile esprimere la propria idea. Però facciamo una vita figa, non tanto per quello che vedete da fuori, ma per quello che proviamo stando nel gruppo. Ci divertiamo».

Non possiamo che confermare. Ci sono sì momenti di tensione fra i tre, ma il cazzeggio fracassone ha sempre la meglio. Come quando Piero sale su una delle moto che vedete in questo servizio e intona con il suo vocione un brano storico della canzone italiana: «Se telefonando, io potessi dirti… Suuuca!». E giù tutti a ridere.

Questo articolo è stato pubblicato su Rolling Stone di novembre.
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