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La musica libera di Damian Marley

Siamo entrati nel camerino di Jr. Gong per parlare di Giamaica, cultura e successo. E delle sue, personalissime, visioni
Damian "Jr. Gong" Marley sul palco del Bestival. Foto: Victor Frankowski

Damian "Jr. Gong" Marley sul palco del Bestival. Foto: Victor Frankowski

Entro nel camerino di Damian Marley mentre sta facendo quello che tutti si potrebbero aspettare. Il suo show al Bestival (che abbiamo trasmesso in streaming esclusivo, grazie a Red Bull TV) è finito da pochissimo ed è stata la solita esplosione di energia reggae. Era uno dei più desiderati dal fondatore del festival Rob da Bank e il motivo è facile da capire. Prima di ogni domanda, Marley sospira, riflette e temporeggia. Calcolando ogni singola parola.

In tanti pensano che tu sia un pioniere, in qualche modo. Che abbia portato il reggae verso nuovi territori…
Beh, tutti noi artisti siamo pionieri e innovatori, ognuno nel suo campo e nel suo genere. Io faccio la mia parte. Non parlo per me stesso, non dico che sono un pioniere, certo. Ho fatto la mia parte per innovare.

Subito dopo di te sul palco sono saliti i Major Lazer che hanno in qualche modo preso in prestito alcuni elementi dal reggae e dalla vostra cultura. Che cosa ne pensi?
La musica è libera, nessuno ha la proprietà di niente. Ma, comunque, apprezzo le persone che rendono omaggio alla Giamaica e alle basi della musica reggae. Sono felice se qualcuno vuole suonare con artisti locali, sono felice se qualcuno vuole raccontare delle storie. È un complimento per noi.

Come si vive oggi in Giamaica? Cosa è cambiato negli ultimi anni?
La cultura è formata dalle persone. Non è qualcosa che si può imporre dall’alto. Sono le persone stesse, come in ogni luogo, che in qualche modo si evolvono. Ci sono alcuni aspetti che sono nuovi, altri che abbiamo ereditato dal passato. Non è un’opinione, non puoi cambiarla da un giorno con l’altro.

Sei uno dei Marley di maggiore successo. Che significato ha portare questo cognome?
Non sono del tutto d’accordo con la tua visione di successo. Il successo è quello che fai, non dipende da quello che vendi o dalla risposta delle persone, dai concerti. Se una persona è contenta di vivere nei campi e non avere niente, allora ha raggiunto quello che è il suo successo. Vendere dischi e fare grandi show non è necessariamente legato al successo. Per quanto riguarda il passato, anche mio fratello Ziggy ha aperto tante porte per il reggae. Questo è quello che facciamo, facciamo musica perché ci piace farlo.

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