Rolling Stone Italia

La musica, l’arte e la salvezza: un dialogo con Emir Kusturica

Allo Sponz Fest di Vinicio Capossela abbiamo incontrato il regista e cantante, per un dialogo sullo stato dell'arte
Emir Kusturica sul palco dello Sponz Fest. Foto: Giuseppe Di Maio

Emir Kusturica sul palco dello Sponz Fest. Foto: Giuseppe Di Maio

Sisters and brothers, good evening”. Esalta la platea di Calitri così, Emir Kusturica, cineasta e musicista alla guida della No Smoking Orkestra che sabato sera nello stadio del paese irpino, ospite cult dello Sponz Fest di Vinicio Capossela, ha inebriato per oltre un’ora i quasi novemila fan accorsi per ammirare la sua verve. E Capossela non ha rinunciato a mostrare agli spettatori alcuni frammenti estratti dai suoi film, introdotti in scena dal direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli.

«Le immagini di Kusturica», teorizza Farinelli, che lo paragona a Picasso «esistono perché esiste la musica dei Balcani». «Quest’uomo mi ha fatto cambiare la visione che avevo di quei popoli e di quei mondi», rilancia Capossela in palcoscenico. «A questo servono gli artisti». Così è una cascata di scene selezionate da Il tempo dei gitani, Gatto nero gatto bianco. E soprattutto da Arizona Dream. Ed è in questo momento che Kusturica si commuove. Sul maxischermo passa un dialogo tra Leo e Alex, interpretati da Jerry Lewis (morto da pochissime ore) e Johnny Depp. E il regista, in una smorfia, piange. Poi tornerà a sorridere, scambiando con i fan una divertita intesa. «Calitri è come Matera», confessa Kusturica. E ha proprio indovinato, il regista di Sarajevo, visto che di recente in Irpinia è stata firmata la convenzione-quadro che sancisce un accordo per l’edizione 2019 dello Sponz, che si terrà in due porzioni: una alla casa-madre, Calitri. Una nei sassi materani. Laddove, tra due anni, la città è destinata a capitale europea della cultura.

In anteprima, per il festival dell’amico Vinicio che stavolta era dedicato ai mondi al rovescio e al centenario della rivoluzione russa, Kusturica ha suonato due canzoni dal nuovo imminente album: Cerveza, in rocksteady, e Comandante. A fine concerto, quando ha improvvisato marcette sul riff della Pantera Rosa, citato Tito Puente e i Pink Floyd di Shine On You Crazy Diamond, aizzato la folla in un ridanciano call-and-response sul ritornello di Fuck You MTV, si concede una serena conversazione e ci racconta un po’ di più sul disco in arrivo e sull’approccio alla musica con fini sociali.

Kusturica, Cerveza e Comandante sono due titoli in anteprima proposti a Calitri. Quale concetto è alla genesi della prossima opera con la No Smoking Orchestra? Quando uscirà il disco? Ti va di raccontare il significato di queste prime due tracce?
Sono due brani dedicati alla gioia di vivere e alla tenacia che spesso è possibile incontrare in Sud-America e naturalmente il Comandante è Che Guevara. Il nuovo cd è ormai pronto e stiamo studiando i particolari per una prossima uscita in collaborazione con il distributore francese e con quello inglese.

Hai detto che ai ritmi gitani mescoli ora suoni cubani e atmosfere sudamericane. Hai ascoltato di recente musicisti di quei paesi che ti hanno influenzato in questo senso?
Nel nostro tour in Italia del ’99 avevamo suonato a Torino con i musicisti di Buena Vista Social Club e ho sempre amato quel tipo di sonorità, ma anche i ritmi di Tito Puente. Come sempre, tutto è rielaborato con una nostra sonorità originale.

A Cuba e in Sudamerica la musica, il ballo, le canzoni hanno ancora una funzione sociale, stabiliscono concetti e effetti di comunità. È uno dei motivi per cui ti sei avvicinato a queste tradizioni?
Sicuramente è stato un modello di riferimento per la mia generazione e ritengo anche oggi importante creare attraverso il cinema e attraverso la musica, immagini o suoni che possano creare emozioni e reazioni nelle persone e nella società.

Grazie al tuo festival di Kustendorf, in quale misura e sotto quali aspetti hai notato cambiamenti nelle persone? O nell’approccio ai contenuti culturali …
In un territorio come quello intorno a Kustendorf mancava completamente un centro aggregativo che offrisse occasioni di confronto culturale e sociale e anche un’opportunità lavorativa per i giovani del posto. Poi in alcune occasioni come il Festival del Cinema che si tiene a gennaio, ospitiamo registi emergenti da tutto il mondo che mostrano il loro lavoro e frequentano work-shop, tenuti da grandi maestri internazionali come Akin, Sorrentino, Jarmusch, i Dardenne, Michalkov, Garrone, Rivera. Molti altri che sono passati in questi anni hanno depositato conoscenza. Se si offrono occasioni di crescita alle persone mi sembra naturale che ci sia anche un miglioramento nelle persone.

Kusturica allo Sponz Fest. foto: Giuseppe Di Maio



Dopo tanti anni di album e concerti, lo scopo della No Smoking Orchestra oggi qual è?
Continuare a creare uno scambio di energia positiva fra il palco e la gente che balla e si diverte ai nostri concerti.

Nelle canzoni e nei film hai raccontato popolazioni ai margini, pregiudizi, conflitti tra esseri umani, con toni di dramma e ironia. Credi in un’arte (musica – cinema) che sia catartica? Pensi che la risata sia rivoluzionaria?
L’arte deve sempre creare un effetto catartico e interpretare gli accadimenti – anche quelli più drammatici – attraverso l’ironia è una forma di salvezza.

Cosa conservi di questa esperienza in Irpinia con Capossela? Ci scappa una collaborazione pure su disco a breve?
Vinicio ha saputo creare qui una manifestazione davvero importante e mi ritrovo molto in questa sua filosofia che è stata quella con cui è partita anche l’iniziativa di Kustendorf. Spero proprio che ci saranno con lui anche collaborazioni future, musicali e non solo.

Nel nuovo album torni a parlare in qualche modo della guerra civile Croazia/Serbia/Bosnia, come è accaduto nel film On the Milky Road in cui recita anche Monica Bellucci?
Non voglio rovinare la sorpresa. Lo sentirete.

Tu sei bosniaco-serbo, ormai di fede ortodossa: credi che per certi aspetti la religione – la eccessiva intransigenza, il rigore dei dogmi, le leggi sacre – possano rappresentare un potere che schiaccia troppo l’indipendenza dei cittadini?
La spiritualità è una scelta personale, ma in questi tempi esistono integralismi difficili da accettare e che sono senz’altro pericolosi. Questo, però, è un discorso complesso che non si può concentrare in poche righe.

Hai dedicato a Diego Maradona un documentario e anche una via nel tuo villaggio. Sperimenterai prima o poi anche con le canzoni napoletane?
Maradona è stato il più grande e la città lo aveva come adottato. Per la musica di Napoli, vedremo. Sicuramente alcune sonorità che ascolti lì ti restano impresse.

Iscriviti