La musica italiana canta Lorenzo Orsetti, morto in Siria combattendo coi curdi | Rolling Stone Italia
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La musica italiana canta Lorenzo Orsetti, morto in Siria combattendo coi curdi

«L'idea di uno che non limita la propria radicalità a due minchiate sui social è nobile». Max Collini, Lucio Leoni, Marina Rei e Giancane raccontano il disco tributo 'Her Dem Amade Me'

La musica italiana canta Lorenzo Orsetti, morto in Siria combattendo coi curdi

Lorenzo Orsetti secondo Zerocalcare

Illistrazione dal retro copertina di 'Her Dem Amade Me'

Lorenzo Orsetti da Firenze era anarchico, antifascista, internazionalista. Ed è morto a soli 33 anni, in Siria, il 18 marzo del 2019. Orso, come lo chiamavano, si era arruolato volontario nella Brigata Internazionale di Liberazione, dentro l’Unità di protezione popolare dei curdi. Combatteva la “guerra degli altri”, la loro: quella contro l’Isis, che l’ha ucciso in un agguato. Mentre combatteva nell’ultimo avamposto contro l’avanzata del sedicente Stato Islamico, nonostante l’Occidente finga di non vedere cosa accada a quella stessa gente che, mentre prende le armi contro il fanatismo religioso, reclama un’autodeterminazione che non piace alla Turchia.

Intanto, proprio in memoria di Orsetti, è uscito ieri Her Dem Amade Me, una doppia compilation con tantissimi artisti della nostra musica. Per fare un po’ di nomi: Giancane, Paolo Benvegnù, Giorgio Canali, Pierpaolo Capovilla, Max Collini, Ginevra Di Marco, Marina Rei, i Tre Allegri Ragazzi Morti, Giovanni Truppi e Margherita Vicario; oltre a Zerocalcare che ha fornito i disegni del booklet. Lo scopo: raccogliere fondi per il centro Alan’s Rainbow di Kobane, così da dotarlo – grazie anche all’aiuto dell’Arci di Firenze – di un ambulatorio pediatrico. «Volevamo onorare la memoria di Lorenzo e, al tempo stesso, compiere un gesto estremamente concreto», dice a Rolling Stone Lucio Leoni, cantautore, ideatore e direttore artistico della raccolta. «L’idea è nata nel primo lockdown, quando c’era un’ansia generalizzata per il nostro futuro. A me sembrava egocentrismo: i dischi, la carriera, i concerti… Mi è venuto naturale guardare oltre l’orticello, verso chi si trova in una situazione ben più difficile di noi maschi bianchi occidentali, mediamente privilegiati».

Ovvero: i curdi. «Cioè un popolo senza nazione, che combatte per la propria identità e contro l’Isis. Ma che è anche vessato da uno dei più grandi figli di puttana degli ultimi vent’anni: Erdoğan (il presidente della Turchia, nda)», racconta Max Collini, che con Giorgio Canali e Rossofuoco per l’occasione ha scritto Guernica. In classico stile spoken, l’ex frontman degli Offlaga Disco Pax declama: “Magari faranno anche un film / per spiegare da dove hai trovato il coraggio di andare, / mentre noi cercavamo milioni di scuse / per restare a guardare”. «Volevo parlare di Lorenzo senza retorica. L’idea di uno che non limita la propria radicalità a due minchiate sui social, come tutti, ma prende in mano la propria vita è nobile. Sono un disastro nello scrivere a comando, per cercare le parole giuste ho scalato il monte Cusna sull’Appennino. C’era da liberare la mente. Il parallelo fra quelli come lui e chi negli anni Trenta andò a combattere in Spagna contro il fascismo è calzante. Così come lo è quello con la Resistenza». E su questo gli fa eco Giancane, in compilation con la sua Adotta un fascista. «Orsetti è un moderno partigiano. Ha combattuto per un popolo che non era neanche il suo. E l’ha fatto per un ideale di giustizia».

«Lorenzo, invece di trincerarsi intorno alle chiacchiere, si è alzato dal divano ed è andato a combattere per un mondo migliore», spiega Leoni. Poi, quando gli chiedo di mettere a bilancio i mesi di lavorazione, si dice sorpreso dell’entusiasmo dei nomi coinvolti: quasi tutti hanno proposto un brano originale, che sia un inedito o una rivisitazione. Truppi, per esempio, ha registrato L’unica oltre l’amore all’aperto direttamente nel quartiere di Lorenzo. «Non era scontato: spesso i cantanti entrano in queste iniziative per tornaconto personale». Per il resto, racconta, Her Dem Amade Me è cresciuto col passaparola: lui inizialmente ha contattato Cesare Basile, Canali e lo stesso Giancane; loro, una volta dentro, hanno invitato altri musicisti, e così via. Ciascuno, ovviamente, ha contribuito in base alla propria sensibilità. Ma nessuna canzone è lì per caso. Chiedere a Marina Rei, che ha firmato una cover intima di Curami dei CCCP. «Mi dà un senso di accoglienza, di conforto. Con quel “prendimi in cura da te” che si oppone al “verranno al contrattacco con elmi ed armi nuove”», ci spiega. «Raccogliamo fondi per un ambulatorio pediatrico a Kobane: è un messaggio di speranza. E serve a portare i riflettori nei posti che lo Stato finge di non vedere».

Al di là del caso di Kobane Calling di Zerocalcare, infatti, Collini denuncia come «in Italia la battaglia dei curdi viene ignorata da gran parte dei dibattiti pubblici». Per lui è questione culturale: «Loro non sono diversi dai nostri partigiani. Il problema, però, è che siamo figli di una narrazione tossica di tutto ciò che riguarda il sociale, a causa della quale l’uomo medio è disinteressato a questioni di questo tipo. Se poi appartengono a una Siria che ci sembra lontanissima, figuriamoci. Però quello che succede a Kobane ci riguarda». Ed è tutta la faccenda, comunque, a essere un paradossale cortocircuito. «Per mantenere accordi commerciali convenienti, l’Occidente ignora le istanze del popolo che sta combattendo l’Isis. Salvo poi condannare, giustamente, lo Stato islamico a ogni attacco sul nostro territorio», riflette Leoni. Che fare, allora? Rei: «La musica può e deve veicolare messaggi». E infatti, Her Dem Amade Me «nel suo piccolo porta un aiuto concreto ai curdi e fa da megafono alla loro storia», dice Giancane. Tradotto? «Si può mettere la testa sotto terra, come gli struzzi. Oppure agire».

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