La musica latina può piacere o no, così come si può condividere o meno la missione che Fred De Palma sta portando avanti da almeno dieci anni ormai: dare al reggaeton, lambada, dembow e generi latini affini la giusta controparte italiana.
Ma d’accordo o meno che possiamo essere, è oggettivamente inattaccabile che l’artista torinese quest’anno abbia scelto per convinzione personale di boicottare i club per darsi a un tour delle piazze. Proprio perché Barrio Lambada, il suo nuovo singolo che vuole diventare il tormentone dell’estate 2025, ha senso solo se ballato all’aria aperta e soprattutto senza la spocchia di ‘sti rapper che ormai fanno due feat. pagati, due palazzetti e si sentono Tupac.
Meno collane e più sagre, perché l’unico modo per essere real è non rinnegare la nostra natura di gente da piazza, da festa coi tendoni e le bancarelle di dolciumi. Già solo il termine club mi fa venire caldo e mi ricorda qualcosa di onestamente anacronistico. Il futuro, così come il passato e il presente, è organizzato da una Pro Loco.
Stai viaggiando a singoli, insomma?
Ho tantissime canzoni. Dopo Sexy Rave con Baby Gang e questa nuova Barrio Lambada ho tantissimi pezzi da far uscire, magari dopo l’estate.
Possiamo dire che Barrio Lambada è il tuo candidato al trono di tormentone dell’estate?
Oddio, quella parola non riesco a dirla da solo [ride]. Mi piacerebbe che andasse bene. Tormentone è una parola un po’ antica, anni Sessanta, per quanto il senso sia perfettamente attuale ogni anno. Spero solo che piaccia alle persone. È sicuramente un pezzo nelle mie corde, uno di quelli che in Italia posso fare solo io.
Tu sei foriero della musica latina tutto l’anno. Mentre ci sono artisti che fanno la canzone spagnoleggiante solo ed esclusivamente nei mesi prima dell’estate, apposta.
Sì, io questa roba la faccio anche a dicembre. Mentre quello che dici tu, sì, è horror completo. Non sono un grande amante di chi usa il genere solo per l’estate. Di chi affitta questo mood solo per fare la hit estiva mentre ti mangi il ghiacciolo. Non ha senso, perché non è coerente. Non puoi fare d’inverno la ballad e d’estate il reggaeton. Io sono per la coerenza, non per fare il tormentone, anche se a questo punto ce lo auguriamo [ride]. Credo in questa musica e voglio che sia rilevante nella musica italiana, non solo per tre mesi all’anno.
Hai un botto di musica, ma allora uscirà un disco?
Al momento giusto sicuramente. Nel senso che il momento giusto lo decideranno come sempre le canzoni. Io non mi sto mettendo una data d’uscita. Voglio avere un disco che mi rappresenti al 100% e quindi c’è bisogno di un percorso, di un viaggio ben preciso per arrivarci. Potrei scriverlo in un mese, ma non sarebbe l’album completo che voglio fare. Sono qua che aspetto le canzoni.
Apprezzo molto anche che ti sbatti a dare sempre, come dire, anche una funzione didattica ai tuoi pezzi. Per molta gente in Italia sarebbe semplicemente “spagnoleggiante” ma in realtà è proprio una lambada.
Cerco di portare un po’ quella cultura in Italia senza imitare. Se facessi un sound o a vessi un’attitudine copiando pari pari quello che fanno di là mi sentirei una parodia. Sto cercando di mixare la musica italiana col mondo latino, cercando di creare un genere che sia anche un po’ nostro.
È vero, anche perché usi molto folklore italiano quando dici “Ti cercherò alla festa di strada”.
Alla fine è quello il real. La festa di piazza è quanto di più italiano ci sia, però ha anche molto in comune col mondo latino. D’estate sono in giro sempre, e quest’anno anche in tante feste di paese.
Io adoro questa roba: possiamo riportare in auge le sagre e le feste di paese?
Di brutto! Io mi sono chiesto: ma io ha senso che faccia il tour dei club? La mia musica è veramente del popolo, dove si riversa quel pubblico di piazze. Ho scelto proprio di fare un tour nelle piazze. In Italia è sempre un po’ vista così, ma per me è il modo migliore per arrivare alle persone.