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Kula Shaker: «Perché nessuno suona più il rock come se fosse una questione di vita o di morte?»

Crispian Mills è una specie di spassosissimo visionario, è l'ultimo dei moicani, è un uomo in cerca di una seconda possibilità dopo che la sua band è sparita dal mainstream. Chi gliela vuole dare stasera a Parma?

Foto: Harry Herd/Redferns

Per fortuna il buon vecchio rock’n’roll fatto con le chitarre riesce ancora a entusiasmarci, a farci muovere il sedere e uscire di casa per la curiosità di vedere una band su un palco. Merito di personaggi come Crispian Mills, che alla vigilia del suo cinquantesimo compleanno ha ancora la voglia di spaccare il mondo di quando con i suoi Kula Shaker debuttò con un album fatto di psichedelia, misticismo orientale e spiritualità. Questa breve descrizione di K (1996) è in realtà un copia e incolla dell’attuale bio della band pubblicata sul suo profilo Twitter. Questo per dire che, più di 25 anni dopo, la musica di Crispian e dei suoi compagni non è molto cambiata. Inoltre, nelle scalette dei loro live, quell’album (un unicum nella scena Brit rock dell’epoca) fa ancora la parte del leone.

La line-up del gruppo è stata recentemente completata dal ritorno di Jay Darlington, il tastierista della formazione originale. Questa sera al Teatro Regio di Parma, quindi, ci saranno i Kula Shaker di quel memorabile debutto, che andò al primo posto della classifica britannica in un momento in cui i dischi ancora si vendevano, eccome. «È fantastico. Quando siamo tornati insieme nel 2006 l’abbiamo chiamato, ma non è tornato a far parte del gruppo perché era in tour con gli Oasis. Ma c’è stata una scissione nel multiverso e ora è tornato alla vecchia realtà. Ci stiamo divertendo un mondo. È Gandalf, è tornato».

Ecco, Crispian Mills parla davvero così. Starlo ad ascoltare è uno spasso, poi magari tradurre in italiano ciò che ha detto non è semplicissimo ma ci proviamo. «È un mago», continua a proposito del compagno ritrovato, che ha fatto parte della touring band degli Oasis fino al momento del loro famigerato litigio parigino, «he’s the original wizard in a blizzard». Dovremmo tradurre “mago nella tempesta”? Si perderebbe la rima. «C’è una connessione spirituale tra tutti noi, una forma di pazzia che condividiamo ed è contagiosa. È divertente perché quando ci guardiamo intorno nella stanza improvvisamente nulla è cambiato, c’è la stessa emozione di quando eravamo ragazzini».

In una scena musicale per forza di cose infinitamente più frammentata di quella dei loro esordi, i Kula Shaker nel 2022 si pongono come portatori di una fiaccola rock’n’roll che non sono minimamente intenzionati a lasciar spegnere. Crispian Mills snocciola i punti essenziali del loro manifesto: «A volte ci sembra di essere gli ultimi dei moicani, ci pare che nessun altro suoni rock’n’roll come se la loro vita dipendesse da quello. A volte il rock’n’roll è un atteggiamento, uno spirito, una chiamata, il suono della libertà. A volte sembra che non sia rimasto nessuno. Noi siamo ancora una band ambiziosa, sentiamo di non avere ancora raggiunto il nostro potenziale. Il ritorno di Jay forse è la nostra seconda chance».

E cos’è che non ha funzionato ai tempi della loro prima chance? Per rispondere il cantante usa un’immagine calcistica: «È come una squadra che avrebbe potuto vincere i mondiali. Abbiamo vinto il campionato nel nostro Paese e potevamo giocarcela in Europa. Però non abbiamo mai vinto il mondiale. Ma mai dire mai. Al momento la band suona come non ha mai suonato. È un buon momento per il rock’n’roll, c’è molto da dire e molto per cui suonare».

Evitiamo di puntualizzare dicendo che le squadre che vincono il campionato nazionale non vanno poi a giocare il mondiale, tanto il messaggio è chiaro, e poi tra italiani e inglesi è meglio non parlare di calcio per non intristirci a vicenda. Ma ci sono band della scena attuale che Crispian Mills apprezza? Gruppi che, per usare le sue parole, suonano come se la loro vita dipendesse da quello? «Non molte. Gli Arctic Monkeys all’inizio, ma poi sono andati in confusione, hanno perso il contatto con la loro energia più grezza. Essere in una band vuol dire essere selvaggi, essere una forza della natura, e non ne vedo molte, di band così. Alla fine del 1999 ho visto gli Who suonare allo Sheperds Bush Empire, lo stesso posto in cui abbiamo appena suonato a Londra. Mi hanno spazzato via, non avevo mai visto una band, giovane o vecchia, suonare con quella quantità di pericolo. Mi diedero fiducia nel fatto che quel tipo di musica fosse ancora viva e che si potesse suonare così a qualsiasi età, a patto di non perdere quello spirito».

Qualche mese fa i Kula Shaker hanno pubblicato un nuovo doppio album intitolato 1st Congregational Church of Love and Free Hugs. Crispian preferisce non spiegarci il significato del titolo («Una volta Stanley Kubrick provò a spiegare a un giornalista giapponese il finale di 2001 Odissea nello spazio, ma la sua spiegazione era assurda, ridicola. Le cose sono come sono»). In compenso ci racconta la storia contenuta nei brani dell’album: «È quella che il prete di una piccola chiesa che si trova in mezzo a una tempesta racconta alla congregazione che si è ritrovata lì per ascoltarlo. Mentre il tetto perde, lui racconta di una guerra che si combatte in paradiso. Mi piaceva il contrasto: le persone in una piccola chiesa ascoltano una storia che parla di qualcosa di cosmico. È come la nostra vita: è piccola, ma siamo parte di qualcosa di magnifico, di una storia spirituale molto più grande. È solo quando ci connettiamo a questa storia che le nostre vite assumono un significato. Questa è l’essenza dell’album». Evitiamo di fargli notare che la nostra intervista è iniziata con un leggero ritardo proprio perché anche lui si è ritrovato in una bufera di neve mentre rientrava in auto da Brighton alla sua casa vicino a Winchester, nell’Hampshire. Forse abbiamo fatto male, chissà quali connessioni avrebbe potuto tirare fuori.

A Brighton si trovava in studio assieme a tutta la band, impegnata nelle registrazioni di un nuovo album che uscirà nel 2023. «Sarà il nostro album migliore, la più grande sorpresa, una scossa. Quando arrivi a una certa età tutti sono pronti a classificarti come una legacy band, un gruppo che si appoggia alla propria tradizione, perché non hanno immaginazione. Capita anche agli artisti, ci si guarda allo specchio e si dice: questo è quello che sono. Ma quando noi suoniamo ci rendiamo conto che abbiamo ancora quello che in India si chiama Shakti, c’è ancora magia. Il lato spirituale di quello che facciamo, la ragione per cui ancora esistiamo come band, ci dà fede e magia. Non è una cosa che riguarda i singoli musicisti o il gruppo: riguarda lo spirito della musica. La mia sensazione è che sia il momento giusto, che le stelle si siano allineate e che sia un momento speciale. Quando succede ci si dovrebbe fidare della propria intuizione, così come quando si incontra qualcuno. Il tuo cuore lo sa, bisognerebbe fare in modo che la mente non complichi le cose».

Shakti, abbiamo poi verificato, indica l’energia cosmica primordiale che rappresenta le forze dinamiche che si muovono nell’universo. Tanto tempo fa, Cristian Mills disse in un’intervista che la scoperta di Krishna e un successivo viaggio in India erano stati per lui ciò che gli acidi erano stati per i suoi coetanei. Da quel viaggio in India sembra non essere mai tornato, se è vero che in occasione di un recente concerto a Glasgow ha chiesto lumi su Twitter riguardo a quale fosse il miglior ristorante indiano della città scozzese. Cibo a parte, ad aprire le date britanniche dei Kula Shaker è stata chiamata la Dhol Foundation, un gruppo di musicisti che suonano il dhol, un tamburo indiano che, ci spiega il cantante, «serve per tirare fuori tutta la propria energia e mette il pubblico in un mood da festa adatto al nostro concerto».

A Parma la Dhol Foundation non ci sarà, in compenso i Kula Shaker si esibiranno (nell’ambito del Barezzi Festival) in uno dei templi della lirica, un posto altamente scenografico che ha suggestionato anche registi come il Bernardo Bertolucci di Prima della rivoluzione e il Dario Argento di Opera. Quest’ultimo addirittura spese centinaia di milioni di lire per una soggettiva dei corvi che volano nel teatro. «Non abbiamo mai suonato in un contesto del genere, ci aspettiamo che accada qualcosa di particolare. Fare sempre le stesse cose tutte le sere è noioso: guarderemo la sala e cercheremo di capire cosa è meglio fare. C’è sempre stato un elemento teatrale in quello che facciamo, magari canterò il primo pezzo dalla balconata».

In scaletta ci sarà anche una cover della lennoniana Gimme Some Truth, che i Kula Shaker hanno recentemente inciso anche se non è stato possibile modificarne le parole, come invece accadrà sul palco. «Ogni sera canto un testo diverso», spiega Crispian. «John Lennon prendeva in giro l’ipocrisia che appartiene a tutti noi. Da allora le cose non sono cambiate, anzi: sono peggiorate. Canto parte del testo di Lennon ma ci butto dentro idee sempre nuove. Mi diverto a farlo e penso sia necessario, perché non dobbiamo mai dimenticarci dell’ipocrisia a cui siamo soggetti. Dobbiamo cercare di non diventarne parte. Questi nuovi testi sono presi dalla vita quotidiana, che è una fonte inesauribile di spunti. All You Need Is Love e Gimme Some Truth sono la stessa cosa, perché l’amore e la verità richiedono entrambi coraggio. Il coraggio di affrontare il fatto che siamo tutti parte dell’ipocrisia, ma anche il coraggio di sconfiggerla».

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