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Kodaline, basta cuori spezzati


Con “Politics of Living” hanno lavorato con il produttore di Ed Sheeran e rivoluzionato il loro sound. Abbiamo intervistato la band irlandese, che stasera suonerà al Fabrique di Milano



Kodaline, basta cuori spezzati

I Kodaline, Foto Press

«Non volevamo scrivere di nuovo lo stesso disco», ripete più volte Vincent May durante l’intervista. Per la sua band, i Kodaline, il terzo album Politics of Living è quello della svolta, della ricerca di un suono diverso e della consacrazione definitiva nel mainstream. La sfida, per gli irlandesi, era riuscire a evolversi senza perdere sincerità degli esordi, quando facevano tutto da soli e non c’erano autori esterni nella stessa stanza. Per May, che abbiamo raggiunto al telefono in occasione della data milanese della band, l’esperimento ha funzionato. Ecco perché.

Come avete approcciato la scrittura del nuovo album? 

Abbiamo iniziato un anno e mezzo fa, qualcosa del genere, ed è sicuramente il periodo di tempo più lungo che abbiamo mai dedicato a un album. In realtà avevamo già chiuso tutto un anno fa, ma non eravamo convinti, era come se le canzoni non fossero abbastanza belle.

E cos’è successo?
Niente di speciale, siamo tornati in studio e abbiamo riscritto il 60% dell’album, praticamente ricominciando da zero. Pensavamo di avere ancora molto da dire, e che potevamo fare meglio. Sono molto contento della nostra scelta, adesso l’album è fantastico.

A differenza del primo album, avete lavorato con tanti produttori diversi. Non eravate sicuri del suono?
No, semplicemente non volevamo scrivere di nuovo lo stesso disco. Abbiamo lavorato con autori incredibili come Steve Mac, che ha fatto qualcosa di pazzesco con Ed Sheeran e Pink… Diciamo che ci siamo aperti a influenze diverse, a persone diverse. E beh, hanno influenzato il nostro sound.

È per questo che avete scelto di collaborare con un produttore lontano dal vostro genere?

Volevamo uscire dalla nostra comfort zone, lavorare su atmosfere nuove. Volevamo fare un tentativo con un genere diverso, con persone con un certo tipo di background, e credo che ascoltando l’album sia evidente. È stato strano, abbiamo sempre fatto tutto da soli e questa è la prima volta che abbiamo lasciato che qualcun altro fosse nella nostra sala, a scrivere insieme a noi. E come ti ho già detto, per noi la priorità era non ripeterci. Siamo molto felici del risultato.

C’è qualcosa che ti ha sorpreso, un brano che non pensavi avreste mai scritto senza questo scontro?

Sì. La prima volta che abbiamo sentito Follow Your Fire… Quella canzone è quasi una medaglia per me, è completamente diversa dal classico suono Kodaline eppure è completamente nostra. Quando abbiamo sentito per la prima volta il pezzo in studio… è uno di quei momenti eterni, che definiscono tutto un album. Non potevamo non metterla in apertura.

Scrivete musica molto personale, spesso autobiografica. È stato più difficile con un “intruso” nella stessa sala?

Non direi. Nel disco c’è un brano che si chiama Angel, che abbiamo scritto per una fan che è morta durante un nostro concerto… Noi non programmiamo le nostre canzoni, non pensavamo che avremmo scritto quel pezzo, però è andata così. È vero che il suono dei Kodaline è cambiato, ma scriviamo ancora di questioni personali. Non potremmo mai inventare una storia di sana pianta. 



Perché?
Abbiamo bisogno di essere sinceri con noi stessi, e se non lo siamo il pubblico se ne accorge subito. Noi scriviamo canzoni che vengono da dentro, che parlano di quello che viviamo ogni giorno. E questo non vuol dire parlare solo di tragedie, il disco è pieno di momenti felici perché per fortuna abbiamo avuto un anno fantastico, soprattutto in tour. Abbiamo viaggiato davvero tanto e incontrato persone incredibili, alcuni di noi si sono sposati… Politics of Living non è così diverso dal primo album, semplicemente non parliamo più di cuori spezzati, relazioni e cose del genere.

Suonerete presto in Italia. Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo show?
Non sarà troppo focalizzato sul nuovo album, chi viene a un nostro concerto vuole stare bene, prendersi bene. Per noi è lo stesso, sarà una serata grandiosa.

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