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Janelle Monáe: «Che rivoluzione sarebbe senza un inno?»

La cantante racconta come ha scritto ‘Turntables’, il brano per il documentario sulla difesa del diritto di voto delle minoranze 'All In' uscito in pieno Black Lives Matter. «È il mio regalo per gli attivisti»

Foto: Jairo Cruz

Janelle Monáe è stata fregata dal gerrymandering. Nel 2017, quando l’allora sindaca di Atlanta Keisha Lance Bottoms si era candidata alle elezioni, non ha potuto votare perché il suo collegio elettorale è stato spostato poco prima del voto. Un anno dopo c’è stata la controversa campagna elettorale per il ruolo di governatore che ha opposto Stacey Abrams e Brian Kemp: 300 mila georgiani sono stati ingiustamente esclusi dal voto e Monáe ha perso la pazienza.

«Brian Kemp ha truccato le elezioni», dice da Los Angeles, dove abita adesso. Per fortuna, il suo collegio era stato deciso prima delle elezioni e Monáe ha potuto esercitare il diritto di voto. «Ho detto a Stacey e al suo team che se avessero avuto bisogno di qualcosa, non avrebbero dovuto esitare a chiamare».

La telefonata è arrivata quest’anno. La discussa sconfitta di Abrams è al centro di un nuovo documentario intitolato All In: Fight for Democracy. Diretto da Liz Garbus (What Happened, Miss Simone?) e Lisa Cortés (The Remix: Hip Hop X Fashion), All In non si limita a descrivere la campagna elettorale e le lotte per il diritto al voto, ma racconta la lunga storia della voter suppression, il meccanismo che impedisce agli elettori, soprattutto quelli afroamericani, di esercitare il loro diritto. Il film aveva bisogno di una canzone, e Monáe era la persona perfetta per cantarla. All’inizio, però, pensava di non essere all’altezza.

«A loro non l’ho detto, ma non vivevo un momento particolarmente creativo. E sapevo che quella storia m’avrebbe fatta infuriare», spiega. Emotivamente svuotata sia dalla pandemia che dalle costanti ingiustizie subite dagli afroamericani, Monáe non era dell’umore giusto per scrivere canzoni. In più, aveva solo una settimana di tempo.

Per fortuna, il suo storico collaboratore Nate “Rocket” Wonder era lì per motivarla e aiutarla a trovare l’ispirazione. Dopo aver preso tutte le precauzioni sanitarie necessarie, i due si sono incontrati e hanno registrato una canzone che diventerà un inno, Turntables. «Mi sono affidata molto a lui e al libro che stavo leggendo (How To Be an Anti-Racist, di Ibram X. Kendi). Ho capito che devo diventare energia per tutte le voci che sono in prima linea», spiega. «Sono felice che quello spirito ci abbia attraversati».

Registrare Turntables le ha permesso di aggiungere un qualcosa di artistico a un movimento per cui si è già spesa molto in termini organizzativi e formativi. In studio, ha pensato a una rivoluzione a portata di mano e soprattutto alle donne nere che lavorano dietro le quinte e ora sono in prima linea, come Abrams.

«Che rivoluzione sarebbe senza una canzone?», si è domandata mentre lavorava al suo primo brano originale dai tempi di Dirty Computer (2018). «Ho iniziato a pensare a chi era in prima linea. Che regalo potrei fare loro? Eccolo il regalo, una canzone che ricordi che i tempi stanno cambiando. Che stiamo facendo progressi, anche mentre affrontiamo eventi traumatici. Abbiamo trovato il modo di diventare la soluzione. Volevo che la mia canzone fosse un dono, perché anche i rivoluzionari hanno bisogno d’amore, hanno bisogno di ispirazione, hanno bisogno di un inno. E questo è il meglio che posso fare».

Dopo aver finito Turntables, Monáe si è promessa che se qualcuno le avesse chiesto di cambiare il testo avrebbe cancellato la canzone pur continuando a supportare il film, che le sembrava commovente e d’ispirazione. Per fortuna Abrams, Garbus e Cortés hanno approvato il pezzo. Nel video, Monáe indossa un trench e si esibisce di fronte a una bandiera americana, in mezzo a delle urne elettorali e durante la colazione di una famiglia di Atlanta. Le immagini si alternano con quelle delle proteste del passato e degli ultimi mesi.

All Inn è nei cinema americani e arriverà in streaming su Amazon Prime il 25 settembre. Nel frattempo, potreste approfittarne per recuperare Antebellum, l’ultimo film in cui ha recitato Monáe. È un thriller horror attuale tanto quanto il documentario ed entrambi collegano passato e presente con una chiara visione di come potrebbe essere il futuro: un luogo in cui i neri americani verranno supportati e liberati da politiche figlie dell’era schiavista che continuano a opprimerli.

«Quando gridiamo “Aboliamo la polizia” in realtà proponiamo di abolire un sistema concepito per terrorizzarci», dice facendo riferimento a come le forze di polizia americane siano nate dalle “slave patrols”. Per la musicista, Antebellum parla di un problema che grazie alle proteste per George Floyd e il movimento Black Lives Matter si è trasformato in una questione nazionale.

«Lavorare a un film che parla di un’autrice di successo che si ritrova in una realtà orrenda e in cui deve confrontarsi con il passato, il presente il futuro mi sembra particolarmente attuale», dice. «Credo che questo film ci ricordi molto bene che il passato non è morto. È questo il messaggio che vorrei arrivasse al pubblico. Alcuni si infurieranno, ma per altri sarà d’ispirazione».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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