Irene Grandi: «Vado a Sanremo per spaccare» | Rolling Stone Italia
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Irene Grandi: «Vado a Sanremo per spaccare»

La cantante porta al festival ‘Finalmente io’ scritta fra gli altri da Vasco Rossi. «E chissà che non mi inviti ad aprire i suoi concerti estivi»

Irene Grandi: «Vado a Sanremo per spaccare»

Irene Grandi

Foto: Arash Radpour

La prima volta che Vasco Rossi e Gaetano Curreri hanno scritto una canzone per Irene Grandi è stato nel 2000. Il brano era La tua ragazza sempre, un successo che è valso alla cantante il secondo posto al Festival di Sanremo. Tre anni dopo, i due le hanno regalato la hit Prima di partire per un lungo viaggio. Dopo oltre 15 anni, hanno scritto Finalmente io che Irene Grandi porta all’edizione 2020 del festival. Il pezzo e l’altro inedito Devi volerti bene (firmato dalla Grandi con Curreri, Romitelli, Casini e Pulli) fanno parte della riedizione di Grandissimo, l’album dei primi 25 anni di carriera della Grandi. Il 5 marzo partirò il Grandissimo Club Tour che impegnerà la cantautrice fino al 3 aprile.

Torni a Sanremo per…?
Per spaccare, senz’altro. Finalmente io è un regalo che arriva al termine dei festeggiamenti per i miei 25 anni di carriera. Mi sono regalata un disco come indipendente, ho una bella squadra che lavora nella mia stessa direzione. E torno al festival con qualcosa di bello da raccontare. Nel 2015 avevo l’intimista Un vento senza nome, mentre il brano di quest’anno rappresenta la parte grintosa e sbarazzina – quella che la gente conosce maggiormente – ma più consapevole.

Effettivamente esce il tuo lato più rock.
Mi piace perché parte in quarta: c’è questo inizio che, per un festival, dà una bella carica. Dalla prima strofa sembra che ricominci un discorso lasciato a metà. È di grande personalità.

Quali aspettative hai? Il brano è forte, lo firma Vasco e, in passato, hai sfiorato la vittoria…
Non bisogna avere aspettative per essere felici. Voglio godermi l’allegria. Poi, se finisco verso i primi posti della classifica, sono contenta (ride, nda).

Ti ha chiamato Amadeus?
Mi sono proposta io perché il brano era molto forte. Verso la fine di ottobre, Vasco mi ha detto: “Forse ho il pezzo gusto per te da presentare a Sanremo”. Manca poco e svengo (ride, nda). Dopo due giorni sono andata a trovarlo e a sentire il pezzo, che mi è piaciuto subito. È un brano più consapevole. Parte con questa fila di sbagli che serve a riconoscere i propri limiti, le proprie mancanze nella vita. Nel ritornello arriva questa positività estrema, in cui si parla del talento. Secondo me racconta il cantante, l’artista, che quando è immerso in un progetto non ha tempo di lamentarsi né di essere preso da altre emozioni. È molto bello sentirsi un tutt’uno con quello che fai. Questo è il segreto e il motivo per cui gli artisti non invecchiano quando fanno arte. Perché sono loro stessi.

Come cover per le celebrazioni dei 70 anni di Saremo hai scelto La musica è finita, portata al festival da Ornella Vanoni nel 1967.
Mi piaceva portare una canzone degli anni ’60, che amo e mi sono sempre piaciuti. Un repertorio dal quale ho già attinto: ho cantato Come tu mi vuoi, Se perdo te, Senza paura. Ci sono canzoni bellissime di quegli anni. Fanno parte del mio bagaglio, delle mie radici, mi sentivo a mio agio. Gli autori sono Califano e Bindi, l’autore della mia canzone è Vasco, quindi volevo seguire il fil rouge dei cantanti un po’ ‘maledetti’ che mi è sempre piaciuto. Per questo ho scelto Bobo Rondelli: chi mi accompagna deve far parte di quel mondo. Quando mi è venuto in mente Bobo sono andata diretta, sapendo che avrebbe potuto interpretare bene la canzone. Devo dire che sono molto contenta: lui ha una voce molto grave e possiamo lavorare sulle ottave, senza fatica per entrambi.

Sembra si sia sgonfiato anche l’affaire Junior Cally…
Gli abbiamo dato una botta che s’è esaurito. Anche altri cantanti si sono esposti contro la censura.

Anche perché, onestamente, credo che se si andassero a spulciare i testi di tutti i cantanti in gara la rogna si troverebbe quasi per tutti.
Tutti abbiamo detto qualcosa di un po’ ribelle. Anche io sarei dovuta essere additata perché in La tua ragazza sempre dico: “Tu credi ma non sai / Cosa è veramente importante / Tu sei sicuro che / Sicuro ma non ci pensi sempre”, come se l’uomo fosse un cretino. In certi momenti, nell’arte, nella musica, nel cinema, uno sfogo, anche contro qualcosa, si può fare. Altrimenti come si fanno a dipingere dei sentimenti? Ci sono sentimenti che sono sbagliati, che sono sfoghi, la vita non è tutta rose e fiori.

Dopo il festival?
Tour nei locali e poi tournée estiva. Si prospetta un anno di concerti. E poi c’è una piccola possibilità…

Dimmi un po’…
Quest’anno Vasco suona e fa pochi concerti importanti, chissà che non mi inviti… Non c’è nulla di deciso, ma c’è una possibilità. Stare sul palco che sarà anche di Vasco mi farà felice come a Imola e San Siro, quando feci le aperture dei suoi tour. È stata una scossa di adrenalina importante, per tre settimane non ho dormito. Mi piace anche suonare in luoghi piccoli, ma con così tanta gente davanti arriva davvero una botta notevole. Credo che i concerti siano uno scambio tra l’artista e il pubblico. E lì lo senti forte forte: un’emozione grande e insostituibile.

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