Intervista a Roberto Occhipinti, jazz man ed ex-bassista dei Gorillaz | Rolling Stone Italia
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Intervista a Roberto Occhipinti, jazz man ed ex-bassista dei Gorillaz

Abbiamo parlato con il jazzista siculo-canadese del passato insieme a Damon Albarn, i suoi progetti paralleli e dell'amore verso la terra dei suoi antenati modicani

Foto: Stampa

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«Sono siculo-canadese, ma sono nato e ho sempre vissuto a Toronto. Meglio parlare in inglese» esordisce Roberto Occhipinti al telefono, sfoggiando un italiano impeccabile oltre che un accento siciliano marcatissimo.

Non sono passati nemmeno due mesi dall’ultimo disco del bassista jazz canadese, Stabilimento, perciò il tempo è stato ancora propizio per raggiungerlo al telefono e parlare di passato—nei primi Duemila, Damon Albarn ha assoldato Roberto per i tour di Gorillaz e Mali Music—e, ovvio, anche di futuro.

Mi sono imbattuto nel tuo nome per caso spulciando la pagina Wikipedia dei Gorillaz. Non ti nascondo che il nome italiano alla voce “live bassist” ha attratto subito la mia attenzione. Come sei capitato a suonare sul palco con Damon Albarn?
Beh, è una storia divertente. All’epoca del primo album dei Gorillaz, quindi 2001-2002, suonavo con un sassofonista di nome Jim Barnette e molti altri musicisti cubani. Eravamo sotto contratto con la EMI, la stessa etichetta di Damon Albarn e i Gorillaz. Il loro bassista, un giamaicano che si faceva chiamare Left Hand Dan, molto famoso nell’ambiente reggae e dub, aveva dei precedenti penali ancora non risolti negli Stati Uniti, dove aveva vissuto prima di trasferirsi in Inghilterra. Insomma, succede che appena atterrato a Toronto per il primo tour dei Gorillaz, Left Hand Dan viene immediatamente arrestato.

Assurdo! Con quale accusa?
Non ne ho idea. Fatto sta che di punto in bianco i Gorillaz si ritrovano con un tour da fare e un bassista in carcere. Così, Damon e gli altri della band iniziano subito a fare le prove. La sera stessa escono a cena con i rappresentanti locali della EMI, si guardano negli occhi e si dicono: “E ora come facciamo? Fra due giorni inizia il tour nordamericano: dobbiamo procurarci un musicista da studio, qualcuno che sappia leggere degli spartiti.” Michael Smith, un maestro del sassofono jazz molto bravo che ha suonato anche con i Jamiroquai, accetta di aiutarli, scrivendo lui le parti di basso e contattando i vari candidati. Così, un venerdì sera alle 11 passate ricevo una telefonata mentre sono a casa con mio figlio (lui fa dell’hip hop). “Calmati, ora ti passo qualcuno” mi dicono. Subito dopo mi ritrovo a parlare con Damon al telefono, che mi chiede cosa ho fatto in passato, al che rispondo che ho lavorato parecchio con musicisti cubani, con Tito Puente, ho partecipato al primo disco di Nelly Furtado, ecc. Poi a un certo punto mi chiede se conosco Augustus Pablo, il musicista reggae che suonava sempre la melodica, uno strumento che ritrovi sempre anche nei dischi dei Gorillaz e che il loro bassista in carcere suonava. Insomma gli rispondo che, sì, lo conosco bene, così come il reggae dub perché ne ho ascoltato molto da giovane. Al che mi fa: “Bene, ci raggiungi per fare delle prove?” Rispondo: “Ok, quando?” Mi risponde: “Fra mezz’ora.” [ride]

Eh, oh, avevano fretta!
Infatti in mezz’ora mi presento lì con il mio basso. Mi dicono: “Prova il nostro” OK, suoniamo il primo brano e le cose filano lisce. È stato piuttosto facile perché la maggior parte dei pezzi da suonare nel concerto avevano bassi elettronici, mentre solo cinque avevano bisogno di un bassista che li suonasse: poca roba.

E poi?
Dopo la seconda data insieme, Damon mi propone di continuare il tour con i Gorillaz fino alla fine. Gli rispondo: “Mi piacerebbe, ma ho altri impegni con la formazione jazz oltreoceano.” Quindi, pur di farmi continuare il tour in Nordamerica con i Gorillaz, mi ha pagato ogni volta l’aereo per andare avanti e indietro dagli States alle mie date in giro per il mondo, qualcosa come 10 mila dollari di voli. Un vero gentleman.

Finito il tour hai finito di collaborare con lui?
No, finito il tour mi ha detto: “Beh, ora tu vieni con me in Mali, perché il mio progetto Mali Music” e anche lì, per ogni jazz festival a cui dovevo partecipare, come quello di San Francisco o Londra, Damon mi si faceva carico delle spese di viaggio. È una persona straordinaria, sinceramente innamorata della musica. Dopo il Mali ho fatto ancora un paio di trasmissioni televisive con Damon e tutti i musicisti maliani, mentre l’ultimo show con i Gorillaz è stato a Lisbona, all’Isle Of MTV del 2002. Non mi sono mai considerato un membro fisso della band. Loro vivono tutti a Londra, mentre io sto a Toronto. Siamo comunque rimasti in contatto, tanto che ci vediamo ogni volta che qualcuno di loro suona qua in zona. Come quando Damon è venuto con il progetto The Good, The Bad & The Queen, gruppo in cui suona anche Tony Allen—sono un grande fan di Tony Allen e mi ha addirittura suonato le batterie per un disco. Purtroppo non sento Damon da almeno due anni.

Quindi immagino che non hai notizie dell’album dei Gorillaz in uscita quest’anno.
Purtroppo no.

Oltre al jazz ti occupi anche di soul e musica classica, vero?
Ho fatto moltissime cose, tra cui suonare anche con Luciano Berio. Il prossimo mese ho un concerto con Stefano Sciarino, un compositore, e poi suono in parecchi festival jazz programmati in giro per l’Italia, soprattutto in Sicilia. Conosci Stefano Bollani?

Certo, è piuttosto famoso in Italia!
Ecco, sono stato ospite del suo programma radio due volte. È simpatico! Mi pregava sempre in italiano perché diceva che il mio accento mezzo siciliano e mezzo americano fa molto Brooklyn degli anni ’30.

Ho letto a proposito che hai anche esplorato anche le radici musicali della Sicilia.
Ho questo progetto molto interessante con mio fratello Michael. Lui è più giovane di me ed è un chitarrista. Il nostro modo di vedere la Sicilia e la sua musica però è un po’ troppo nordamericano, io ho lavorato prevalente con musicisti cubani nella mia vita. Sono un fiero siculo-canadese. Sono nato e cresciuto in Canada ma ogni estate torno dai parenti a Modica. Pensa che il mio ultimo disco si chiama Stabilimento, come lo stabilimento bruciato di Scicli, la Fornace Penna. Vado sempre lì a nuotare d’estate. Posso dire di essere l’ultimo dei Modicani a Toronto.

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