Il virus non ha ucciso gli house concert | Rolling Stone Italia
Interviste Musica

Il virus non ha ucciso gli house concert

Ecco come un gruppo di ragazzi torinesi porta avanti la tradizione dei concerti casalinghi, ricordandoci che la musica è condivisione. Siamo stati al concertino di T Vernice, per vedere l'effetto che fa

Il virus non ha ucciso gli house concert

Davide Di Rosolini

Foto per gentile concessione di Citophono

Da cinque anni a questa parte, Torino è diventata la patria di un piccolo culto musicale sotterraneo: ogni mese un appartamento del centro storico sabaudo viene stravolto, trasformandosi nella sala da concerti più esclusiva della città.

Si tratta di performance indirizzate a una cerchia ristrettissima di persone, una cinquantina al massimo. La ristrettezza della platea non è dovuta a esigenze elitistiche, ma a motivi di ordine pratico: organizzare un concerto casalingo, a maggior ragione in periodi come questo, richiede la massima prudenza. Per partecipare bisogna sperare nel passaparola, seguire le pagine social o, più semplicemente, avere la fortuna di incontrare una entry door.

Nel mio caso, l’entry door risponde al nome di Paolo, che assieme a Giovanni, Lamberto, Antonio e Matteo è tra gli ideatori di Citophono, progetto attivo dal 2016. «L’esperienza di Citophono è nata per caso, come frutto di un esperimento di cinque studenti accomunati dalla passione per la musica e per il cibo», racconta. Un moto condotto in maniera spontanea: «Oggi siamo più strutturati, abbiamo abbandonato l’assetto un po’ all’acqua di rose dei primi tempi e raggiunto un grado di maturazione inimmaginabile fino a pochi anni fa».

Foto per gentile concessione di Citophono

L’evento inizia alle 19: dopo un certosino controllo dei green pass, veniamo ben distanziati e fatti accomodare all’interno dell’appartamento prescelto per l’occasione. Com’è facile immaginare, lo stage è parecchio spartano, composto da un divano, un mixer e una pedaliera per gli effetti. A occuparsi del soundcheck è Giovanni, uno dei cinque animatori di Citophono, che cura la parte tecnica degli eventi e che nella vita tutti i giorni fa l’ingegnere: «Per noi è importante che gli artisti che ingaggiamo abbiano alle spalle un progetto musicale sensato: ascoltiamo tantissima musica, studiamo, facciamo ricerca e poi cerchiamo di contattarli, ovviamente garantendogli una retribuzione adeguata». Alle 21, ad aperitivo appena concluso – spoiler: Paolo è anche un ottimo cuoco – il concerto ha finalmente inizio.

Ad esibirsi questa sera è T Vernice. Proviene da un paesino di 200 anime dell’Abruzzo, ha iniziato a suonare la chitarra a 13 anni e ha militato per qualche tempo in una punk band per poi mutare pelle e trasformarsi in una specie aliena, individuando il cuore del suo progetto musicale in uno strano ibrido, una sorta di pop psichedelico condito di apparente nonsense, con echi di Sergio Caputo, Alan Sorrenti e Neffa (il suo ultimo singolo, Plastica, racconta la storia di un millennial in crisi che acquisisce la consapevolezza della catastrofe ambientale in atto, dovendo attivarsi il prima possibile per prendere le giuste contromisure e affrontare un disastro di proporzioni immani).

T Vernice. Foto per gentile concessione di Citophono

Negli anni, Citophono ha accolto complessi e proposte di ogni tipo, il più delle volte estremamente eccentriche. La lista è lunghissima, da Giulio Wilson a Inude, dai SLWJM e Love Trap, Davide Di Rosolini e Scarda (che ha composto la colonna sonora di Smetto quando voglio), fino a Le Feste Antonacci, il duo elettro-pop italiano che, da qualche anno, ha acquisito una discreta fama in Francia, riuscendo a inserirsi in punta di piedi nei più famosi club parigini. «Ci piacerebbe moltissimo allargare lo sguardo e coinvolgere nei concerti le nuove leve della scena hip hop torinese, ma purtroppo strutturare offerte del genere all’interno degli appartamenti non è semplice», racconta Lamberto, il terzo dei padri fondatori di Citophono, che durante le serate si occupa di gestire l’open bar. La sensibilità verso le tematiche ambientali è uno dei marchi di fabbrica dell’associazione. «Facciamo molta attenzione a differenziare i rifiuti e cerchiamo sempre di ridurre lo spreco di cibo all’osso», ci tiene a specificare Antonio, che ha studiato economia dell’ambiente e lavora per l’Università di Torino.

A proposito di cibo – nello stupore generale – quando T Vernice ripone la chitarra nella custodia viene servita la pasta al forno di Paolo: cena per tutti, a sorpresa. «Ci piace stupire i nostri ospiti creando spazi di condivisione come questo, è un po’ l’anima del nostro progetto. Nei prossimi mesi andremo a Palermo per aiutare una ragazza che ha studiato il nostro format a organizzare un evento. Un domani ci piacerebbe allargarci ma, per il momento, ci accontentiamo di rientrare nelle spese e regalare bei momenti ai nostri ospiti».