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Jack White, il selvaggio

Con il nuovo album 'Boarding House Reach' l'ex White Stripes ha riscoperto il gusto di suonare (con musicisti del tutto nuovi) e di mescolare i generi. Ed è riuscito a catturare la sua balena bianca: una canzone scritta 13 anni fa e mai registrata.

Prima di entrare in uno studio di registrazione di New York, Jack White si è dato una missione da compiere: passare solo tre giorni a registrare una manciata di nuove canzoni con un gruppo di musicisti con cui non aveva mai suonato prima. Alcuni di loro venivano dal mondo dell’hip hop: ha contattato alcuni artisti che ha visto lavorare con Jay-Z, Kanye West, Kendrick Lamar e molti altri. «Non sapevo se saremmo stati in grado di comunicare musicalmente», dice White. «Sarebbe potuto venir fuori un disastro. Una cosa che avrebbe terrorizzato parecchie persone, ma per me era affascinante».

Dopo dieci minuti, White sapeva che il suo piano avrebbe funzionato. «Abbiamo suonato musica incredibile», dice. «Alcuni di quei pezzi avrebbero potuto riempire da soli l’intero lato di un album, come se fosse un disco di Miles Davis o dei Funkadelic. Poi qualcuno faceva una cosa e tutto il mood dello studio cambiava». White ha prenotato uno studio per altri tre giorni, questa volta a Los Angeles, con altri musicisti e ha portato il risultato di queste registrazioni a casa per editarlo e aggiungere qualcosa, più o meno come fece Miles Davis con Bitches Brew. Il risultato è Boarding House Reach, l’album più libero di White, che lo vede condurre la sua band attraverso jam lunghissime con tocchi di psichedelia, jazz, assoli di chitarra e alcune magie digitali. «Mi ha fatto quasi star male dover condensare alcuni pezzi, ma volevo fare in modo che fosse un lavoro adatto al 2018», dice. «L’intero album, per me, è incredibilmente moderno. Volevo portare il punk, l’hip hop e il rock & roll… Mettere tutti i generi insieme in una capsula del tempo verso il 2018».

Dopo aver girato in tour parecchio per i suoi ultimi album solisti, Blunderbuss del 2012 e Lazaretto del 2014, White si è preso circa due anni di pausa. «Volevo stare con i miei figli il più possibile, godermeli quando sono ancora piccoli», dice. Per iniziare a scrivere nuove canzoni, ha affittato un appartamento vicino a casa sua a Nashville.

«L’idea era quella di usare la stessa strumentazione che avevo a 14 anni, lo stesso equipaggiamento e lo stesso mixer, e dire: “Cosa avrei fatto di diverso se avessi saputo quello che so ora?”». La prima canzone che ha scritto è stata Connected by Love, una preghiera di riavvicinamento, inzuppata di synth, con un ex amante che ha tagliato tutti i ponti con il passato (White dice che è tutta finzione). La canzone inizialmente doveva chiamarsi Infected by Love. «Ho pensato che le persone avrebbero subito fatto riferimento a qualche malattia venerea», dice ridendo. «Sto ancora comprendendo a fondo quella traccia, la melodia mi è venuta d’istinto».

Mentre suonava con le varie band che aveva assemblato, White ha deciso di tirar fuori un suo vecchio cruccio, Over and Over and Over, che aveva scritto 13 anni prima e tentato di registrare con i White Stripes, i Raconteurs e anche in collaborazione con Jay-Z. «Stavo per lasciarla come ricordo esclusivo per i miei nipoti», scherza White. «Era la mia balena bianca. L’ho inseguita per tanto tempo e poi, all’improvviso, eccola. Ha funzionato».

Ho sempre cercato di portare me stesso in territori scomodi. Odio chi non lo fa

White inizierà a suonare in tour i nuovi pezzi a maggio. Come negli ultimi anni, girerà per un paio di settimane per poi fermarsi e passare del tempo con la sua famiglia. «Vado in tour esattamente come non si dovrebbe fare. Non è un buon metodo per fare soldi, pagare i camion, eccetera», dice, aggiungendo di voler portare il suo show «a un nuovo livello, con nuovi musicisti». White però non sta pensando di portare due band con lui; nel 2012 ha suonato con una band tutta maschile una sera, e con una band tutta femminile la successiva. Il tour includerà anche alcuni festival estivi, tra cui il Governors Ball di New York. «Ogni musicista deve partecipare a qualche festival oggi, che gli piaccia o meno», brontola.

White sa che il suo nuovo metodo di produzione è molto cambiato dai tempi dei White Stripes, quando, «registravamo e mixavamo il disco in una settimana». Ma sottolinea come quei lavori abbiano in realtà qualcosa di importante in comune con questi ultimi. «Ho sempre cercato di portare me stesso in territori scomodi», dice White. «Se sei un artista, il tuo lavoro non è renderti la vita il più facile possibile e lasciar fare il lavoro sporco agli altri. Non mi sono mai piaciute le persone che si comportano così. E ho pochissima considerazione di quelli che mancano di rispetto alla musica in questo modo».

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