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Il figlio di Roger Waters licenziato dal padre ora suona le cover dei Pink Floyd

Presente il bambino che all’inizio di ‘Goodbye Blue Sky’ dice «look mummy, there’s an aeroplane up in the sky»? Oggi ha 47 anni, ha fatto tre tour col padre prima di essere eliminato dalla band senza troppe spiegazioni. «È stato deprimente». L’intervista

Foto: Larry Marano/Getty Images

Poco prima del Natale del 2016, Roger Waters è andato a trovare il primogenito Harry a Santa Monica, California. Gli toccava dargli una brutta notizia. Nei precedenti 14 anni Harry aveva suonato tastiere e organo nella band del padre, accompagnandolo in tre lunghi tour mondiali. Waters stava però apportando dei cambiamenti in vista dell’imminente Us + Them Tour. «Mi ha licenziato», taglia corto Harry. «È stato deprimente».

Harry non sa perché il padre l’abbia tolto dalla band. «Penso che volesse introdurre qualche novità, qualcosa di fresco», dice. «Non conosco le sue motivazioni precise, ma sono stati licenziati tutti tranne due (il tastierista Jon Carin e il chitarrista Dave Kilminster, nda). E però gli altri che sono stati congedati non erano suoi figli, quindi mi ha fatto doppiamente male».

Sarebbe comprensibile se dopo una simile delusione Harry Waters non volesse più suonare la musica del padre. E invece ha chiuso di recente un tour di 57 date con la Fearless Flying Frog Brigade di Les Claypool, in cui ogni sera ha suonato Animals dei Pink Floyd nella sua interezza, con Claypool e Sean Lennon. E, poco prima della nostra intervista, ha accettato di esibirsi in tre concerti coi Brit Floyd, la più importante cover band dei Pink Floyd al mondo, insieme a Durga McBroom e Scott Page, rispettivamente ex corista ed ex sassofonista dei Floyd.

«Il loro manager mi ha mandato un’e-mail pochi giorni fa, chiedendomi se volevo partecipare a qualche concerto», racconta Waters. «Non ho mai incontrato nessuno di loro, ma mi presenterò e suonerò. Suono questa musica da una trentina d’anni: penso che ce la caveremo bene anche senza prove. Tutti quanti conosciamo piuttosto bene il materiale».

I primi ricordi di Harry Waters riguardano i Pink Floyd. Quando aveva 2 anni, il padre l’ha portato in studio, mentre stavano registrando The Wall, per fargli leggere la frase “Guarda mamma, c’è un aeroplano nel cielo” che apre Goodbye Blue Sky. «Ricordo bene di essermi seduto davanti a un microfono e mi è stato chiesto di dire delle cose», dice. «Ogni volta che risento la canzone penso: “Oh Dio, sono io”. È piuttosto strano».

È cresciuto nell’area sud-ovest di Londra proprio nel momento in cui la scena new romantic stava esplodendo, ma lui era molto più interessato ad artisti di una generazione precedente, tra cui i Beach Boys, Buddy Holly, Little Richard, la Allman Brothers Band e Dr. John. «Non mi piaceva il modo in cui la musica suonava negli anni ’80, con tutto quel riverbero sui rullanti».

Essendo figlio di una leggenda del rock, a 9 anni ha avuto la possibilità di cantare Barbara Ann sul palco coi Beach Boys, di vedere Bruce Springsteen suonare allo stadio di Wembley durante il tour di Born in the U.S.A. e di condividere un momento tenero con Little Richard nel backstage della Wembley Arena. «Mi ero rotto un braccio e me l’avevano ingessato. Mi ha toccato il gesso e mi ha detto: “Mi dispiace tanto. Dio ti ama”. Sono ateo, ma è stato comunque un momento emozionante con un eroe di quand’ero bambino».

Ha iniziato con le lezioni di piano a 8 anni ed è diventato molto bravo frequentando un collegio nell’Hampshire. «Un insegnante mi ha fatto conoscere il ragtime, Dr. John e Chick Corea. È stato allora che mi sono appassionato seriamente alla cosa».

Non ha però preso seriamente in considerazione la carriera musicale fino a quando non ha terminato gli studi, ha trovato lavoro in un ristorante e poi in uno dei primi Internet provider, detestando ogni secondo di quella vita. «Merda pura», ricorda. «Ho capito che fare qualsiasi cosa che non fosse musica era solo una perdita di tempo».

I primi a ingaggiarlo sono stati i Boot Led Zeppelin, una tribute band dei Led Zeppelin molto popolare. «Suonavo il piano, le tastiere e poi la seconda chitarra». Dopo quattro anni nel gruppo, ha accettato di entrare come tastierista in una tribute band dei Grateful Dead, anche se non conosceva nulla della loro musica, a parte Touch of Grey. «Mi hanno dato un nastro e mi è piaciuto tantissimo», racconta. «Ora amo i Grateful Dead».

All’inizio del nuovo millennio si è unito alla band indie rock Hubble Deep Field. Finalmente poteva suonare del materiale originale, ma non gli è piaciuto constatare che è difficile attirare il pubblico quando non hai in repertorio Stairway to Heaven o Friend of the Devil. «Abbiamo pubblicato dei singoli, ma non è andata bene».

Più o meno nello stesso periodo, il padre stava sperimentando qualcosa di decisamente diverso. Negli anni ’80 Roger Waters faticava a vendere biglietti, mentre gli ex compagni riempivano gli stadi come Pink Floyd. David Gilmour ha sciolto la band in sordina dopo il tour di Division Bell del 1994 e a quel punto Waters, improvvisamente, si è trovato a essere l’unico membro attivo del gruppo e ha cominciato a riempire gli stadi di tutto il mondo. Nel 1999 ha offerto a Harry un posto come tastierista nella band, per la prima parte del tour di In the Flesh. Il figlio ha rifiutato perché era ancora impegnato con gli Hubble Deep Field. Ha accettato quando gli è stata rifatta la proposta per il tour del 2002.

Il suo primo show è stato il 27 febbraio 2002 a Città del Capo, in Sudafrica. «Ero molto nervoso», racconta Waters, aggiungendo che il suo lavoro l’ha costretto a confrontarsi coi lati positivi e negativi dell’essere il figlio di una rockstar. «Il lato positivo è che mi ha dato un aggancio nel mondo della musica e mi ha esposto a quello stile di vita. Mi piaceva andare in tournée e conoscere altri musicisti interessanti. L’aspetto negativo è che la gente ti giudica più severamente perché sei il “figlio di”. Devi lavorare molto più duramente per lasciare un segno, devi dimostrare doppiamente il tuo valore per non essere rifiutato».

Harry ha dato prova di sé durante il tour del 2002 alle tastiere, poi nei tour di The Dark Side of the Moon del 2006-08 e di The Wall del 2010-13, dove è passato all’organo Hammond B3. Il tour di The Wall si è protratto per 219 date in tre anni. «Certe sere avrei preferito starmene a letto a guardare Netflix, ma sono state poche e distanti tra loro. Era piuttosto raro che mi trovassi sul palco desiderando di essere altrove. È sempre stato divertente».

Il tour di Roger Waters è ripreso nell’autunno del 2016 con una tripletta di concerti a Città del Messico, seguiti da due weekend al Desert Trip, dove ha condiviso il cartellone con Bob Dylan, Paul McCartney, i Rolling Stones, Neil Young e gli Who. Harry ha assistito alla maggior parte dei set dal lato del palco e si è divertito molto, senza sapere che il padre, da lì a qualche settimana, avrebbe licenziato lui e la maggior parte della band.

Nonostante lo shock, Harry dice di essere ancora in buoni rapporti col padre. Stava per andare vedere il This Is Not a Drill Tour l’anno scorso, a Los Angeles. «Io e i miei figli ci siamo presi una brutta infezione alla gola, non era Covid, ma lui non ha voluto che andassimo Mia moglie Richelle ci è andata».

L’esclusione dalla band del padre è stato un duro colpo emotivo e finanziario, ma se non altro ha permesso a Harry Waters di concentrarsi sulla propria musica. Il suo gruppo jazz, la Harry Waters Band, ha pubblicato un album nel 2008 e, più di recente, ha formato i McNally Waters col cantautore John McNally. «Amiamo entrambi la musica di New Orleans, abbiamo fatto un lungo tour in Sudafrica e ci siamo divertiti parecchio».

Waters ha anche scritto musiche per programmi come Downton Abbey e Comedians in Cars Getting Coffee. Nel 2015 è stato brevemente in tournée con il Dean Ween Group e l’estate scorsa la Fearless Flying Frog Brigade di Claypool l’ha portato in giro per un tour molto più lungo con Animals protagonista ogni sera. «È il mio disco preferito dei Floyd. E ho potuto cantare Dogs: fantastico».

Il tour è stato anche un’occasione per avvicinarsi a Sean Lennon, una delle poche persone al mondo in grado di comprendere cosa significhi vivere costantemente all’ombra di un’icona rock. «Conosceva mia sorella [India] da tempo», dice Waters. «Erano entrambi amici comuni di Harper Simon [il figlio di Paul Simon]. Ora siamo buoni amici».

Waters non va in cerca di occasioni per suonare la musica dei Pink Floyd, ma quando riceve un’offerta per farlo (come l’anno scorso, quando la tribute band israeliana Echoes gli ha chiesto di suonare The Wall insieme ad altri veterani della band che accompagnava Roger in tour) è felice di accettare. «È stato divertente, potrebbe diventare una cosa rifare una volta all’anno».

I Brit Floyd sono entrati nella sua vita quando ha incontrato il loro manager durante la crociera tematica dedicata al progressive rock Cruise to the Edge. Il gruppo ha trascorso l’anno celebrando il 30° anniversario di The Dark Side of the Moon, allestendo uno spettacolo epico che prevedeva la riproposizione integrale dell’album insieme ad altre hit come Young Lust e Wish You Were Here, ma anche pezzi minori come Yet Another Movie e What Do You Want from Me.

Al momento la scaletta prevede che Harry esca sul palco solo per Time, The Great Gig in the Sky e Pigs. «Non so se farò altri concerti dopo questi tre. Li incontrerò per la prima volta la mattina del primo spettacolo, quando volerò a Phoenix. Ma se vogliono che faccia altri show, sono interessato». A differenza del padre, quello che proprio non gli interessa è parlare di politica. «Non mi interessa discutere pubblicamente delle mie opinioni, come invece fa lui. Non perdo il sonno la notte per le faccende che lo turbano».

Cosa pensa della posizione controversa del padre, secondo cui l’invasione russa dell’Ucraina non è stata immotivata? «Mi sono reso conto che molte delle sue affermazioni sono di sicuro provocatorie, per ragioni giuste o sbagliate che siano. Ma non conosco abbastanza la storia che ha portato a quell’evento, per poter esporre le mie idee. Non so se lui abbia ragione o torto, ma è molto intelligente. E so che legge tanto su tutti gli argomenti».

Anche se molti, dall’Anti-Defamation League a David Gilmour, hanno bollato il padre come antisemita per le sue opinioni su Israele (tra cui la sua affermazione recente secondo cui il massacro del 7 ottobre da parte di Hamas potrebbe essere stata una “false flag” organizzata dal governo israeliano), Harry lo sostiene. «Non è affatto vero che è un antisemita. La gente confonde l’essere contro il governo israeliano e contro Netanyahu con l’antisemitismo».

«La gente dice: guarda, si veste con un’uniforme delle SS e ha piazzato una stella di David sul maiale», continua, riferendosi al maiale gonfiabile che da decenni fa parte dello spettacolo dal vivo di Waters. «E io voglio solo dire: idioti del cazzo, lo fa da 40 anni, è satira. Sul maiale ci sono anche un logo della Mercedes, una falce e martello e un simbolo del dollaro, è un modo per esporre tutti i mali del mondo. Ma la gente fraintende e pensa che lui sia un antisemita, che stupidaggine».

A Roger Waters mancano pochi giorni per concludere il suo This Is Not a Drill Tour. I suoi programmi per il futuro non sono chiari, ma Harry spera di essere invitato a rientrare nella band per il prossimo tour? «Non ho speranze in tal senso, non credo succederà, ma chissà, vedremo».

Da Rolling Stone US.

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