I Meat Puppets tra il nuovo album e il ricordo dell’Unplugged con i Nirvana | Rolling Stone Italia
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I Meat Puppets tra il nuovo album e il ricordo dell’Unplugged con i Nirvana

Gli eroi di Kurt Cobain, che li volle con sé nel leggendario concerto acustico del 1993, tornano dopo 25 anni con 'Dusty Notes'

I Meat Puppets tra il nuovo album e il ricordo dell’Unplugged con i Nirvana

I Meat Puppets tornano nella formazione orginale con l'album 'Dusty Notes'

Foto Joseph Cultice

I preparativi per l’apparizione all’MTV Unplugged dei Nirvana, nel novembre del 1993, furono piuttosto tesi. Ma non è così che il cantante e compositore dei Meat Puppets, Curt Kirkwood, li vuole ricordare. Una delle cose che ricorda con più affetto, infatti, è scherzare con Kurt Cobain poco prima di quella performance ormai leggendaria. “Stavamo camminando verso il palco, e stavo dicendo a Kurt che quando ero un ragazzino mi piaceva mangiare le gomme che staccavo dai tavoli dei ristoranti”, ride Kirkwood, ricordando l’assurdità della cosa. “Non so perché ne stavamo parlando, ma era una delle cose che preferivo quando ero un bambino: prendere le gomme dal fondo dei tavoli in un ristorante e mangiarle. Kurt se la stava facendo addosso dal ridere”. Il buon umore tra uno degli spiriti più liberi dell’indie rock e la voce – in teoria tormentata – di una generazione confluì nel concerto al Sony Sound Studios di Hell’s Kitchen, a Manhattan, dove Kirkwood e suo fratello Cris eseguirono insieme ai Nirvana tre canzoni dal loro album del 1984 Meat Puppets II.

Cobain, che aveva intrattenuto la crew e il pubblico con commenti ironici tra una canzone e l’altra, riesce a stento a trattenere il sorriso quando la folla applaude l’inizio di Plateau, uno dei momenti migliori di II. «Sapevo che quello che stava avvenendo era davvero bello», dice Kirkwood a Rolling Stone Country. “Ho avuto il privilegio di assistere a tutta la cosa fino al momento in cui ho dovuto andare a suonare. Era uno spettacolo vero, con un’atmosfera speciale. Non c’erano scene venute male e ripetute. Quello che si vede è quello che è successo.”

La collaborazione era nata naturalmente, ricorda Krist Novoselic, il bassista dei Nirvana. La band non voleva semplicemente suonare i loro successi sulle chitarre acustiche, come avevano fatto molte altre band prima. Invece, i Nirvana utilizzarono il format dell’Unplugged per mostrare la profondità delle loro influenze, regalando anche ad alcuni dei loro eroi musicali il momento di maggior successo della carriera.

«Non eravamo sicuri di riuscire a organizzare tutto, perché eravamo in tour, c’era molto da fare e pensavamo “Ok, dobbiamo provare per questo Unplugged, ma cosa suoneremo?”», dice Novoselic . «Kurt disse, “Faremo alcuni brani dei Meat Puppets, perché suonerebbero bene in acustico”. E io risposi, in modo provocatorio: “Sì, se potessimo convincere Curt e Cris a unirsi a noi allora spaccheremmo davvero, perché loro almeno le conoscono, le canzoni”».

I Kirkwood, che stavano aprendo per i Nirvana in quel momento con i Meat Puppets, parteciparono a delle prove informali con la band. In seguito Novoselic portò Curt nella sua stanza d’albergo per definire le loro parti, e fu tutto pronto.

«È stato piuttosto semplice», dice Kirkwood. «Le band sono simili in questo senso – è sufficiente imparare le canzoni abbastanza per non incasinarle. L’aspetto più bello era che se qualcuno della scena rock avesse dovuto suonare le nostre canzoni, sarebbero stati loro la mia scelta. Ok, se potessi convincere George Jones a farlo, anche quello non sarebbe male».

La partecipazione all’Unplugged portò il country rock psych-folk dei Meat Puppets davanti a un pubblico più ampio – facendo sì che la loro etichetta discografica da quel momento li prendesse più sul serio. Too High to Die, pubblicato il seguente gennaio, fruttò alla band la loro più grande hit, Backwater, e un disco d’oro.

Lo scorso 8 marzo i Meat Puppet hanno pubblicato Dusty Notes, il loro primo album con la formazione originale – i fratelli Curt e Cris Kirkwood più il batterista Derrick Bostrom – dall’era di Unplugged. Le 10 canzoni si snodano lungo il panorama americano trasportate da chitarre acustiche, banjo e tastiere, esplorando la psichedelia del deserto profondo e le delicate armonie familiari ai fan dei primi album, II e Up on the Sun.

I Puppets non si allontanano mai dal loro folk solare e dal loro approccio rilassato nel loro quindicesimo album in studio. C’è il ritmo western di Warranty, di cui la band ha appena pubblicato un video tipicamente allucinato. E Nine Pins cavalca su un banjo vibrante che conduce verso un ritornello che potrebbe servire come metafora dell’ethos semplice e libero della band: “There’s a path, it’s not a road/No traffic through, no noisy highway/Where I can walk between the trees/ A strip of green that’s rolling my way”.

Dusty Notes rimbalza in un ritornello in stile Tejano sostenuto da corni squillanti, e Outflow oscilla come una vecchia ballata degli Appalachi che sfocia nell’intonazione di un inno. Le incursioni di chitarra del figlio di Curt, Elmo, portano le canzoni lungo la Broadway di Nashville, quando non trascinano la band verso escursioni psichedeliche.

La band non si concede stranezze, però, nella cover dello standard country Sea of ​​Heartbreak, reso popolare da Don Gibson e ripreso da Johnny Cash, ricreando la tintinnante melodia con un accompagnamento di chitarra acustica e armonie vocali in tre parti.

“[Mi piace] scegliere una bella canzone [per] carburare… qualcosa da portare a termine prima di iniziare a macinare la nostra roba”, dice Kirkwood. “Quello è un pezzo che non avevamo mai fatto prima, quindi non c’era alcun preconcetto. Non lo abbiamo cambiato molto. Ci sembrava bello suonarlo come una band da bar”.

Il country e il folk tradizionale di Hank Williams e Woody Guthrie sono solo un altro aspetto del DNA musicale dei Kirkwoods, risalente alla loro infanzia in Arizona.

“Adoro George Jones – mi fa venire i brividi più di qualsiasi altro cantante”, dice Kirkwood. “Adoro Marty Robbins e amo i Louvin Brothers, sono sempre stati un’influenza. È roba davvero divertente da suonare. ”

Anche se i Meat Puppets si sono ispirati al punk rock della prima ora e sono venuti fuori dalle onde radio del college, sono stati i groove e l’improvvisazione di gruppi come i Grateful Dead che li hanno ispirati a piegare i confini di genere e culturali. Come i Nirvana hanno esplorato, ma non hanno mai adottato esclusivamente le regole codificate del punk e dell’hardcore.

“C’era un’ideologia che veniva insieme al punk”, fa eco Novoselic, “ma [i Nirvana] si sentivano outsider, parte di una sottocultura. Allo stesso tempo, l’unica regola era quella di esprimere davvero se stessi, fare musica che ritenevamo fosse valida, convincente.

“[I Meat Puppets] hanno cementato in me l’idea che la musica punk non deve essere soltanto chitarre distorte e testi aggressivi”, aggiunge. “C’è molta diversità all’interno di quella musica. Pensavo che l’album Meat Puppets II fosse grandioso come qualsiasi altro disco di Neil Young o simili nel grande canone rock. Ci dicevamo: “Ehi, questa è solo altra buona musica”.